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NBA, i risultati della notte: Golden State e Toronto continuano a vincere, si ferma OKC a Dallas

NBA

Gli Warriors battono i Nets anche senza Steph Curry e Draymond Green, i Raptors passano senza difficoltà contro i Knicks. I Lakers vincono a Sacramento. Thunder ko dopo sette successi in fila, fermati dai Mavericks. Sconfitta per Philadelphia a Memphis, rimaneggiata e in attesa dell'arrivo di Butler. Torna alla vittoria Washington: battuta Miami a domicilio

TUTTI GLI HIGHLIGHTS DELLA NOTTE

MERCATO: JIMMY BUTLER PASSA AI PHILADELPHIA 76ERS

ROCKETS IN CRISI: IL DERBY TEXANO VA AGLI SPURS

WILLIAMS SEGNA ALLO SCADERE: BUCKS KO ALL'OVERTIME

Golden State Warriors-Brooklyn Nets 116-100

Quinn Cook aveva già dimostrato lo scorso anno di poter essere molto utile alla causa Warriors, sostituto pro-tempore dell’infortunato Steph Curry. E non appena l’adduttore del n°30 di Golden State ha iniziato a fare i capricci, Steve Kerr non ha esitato a lanciarlo di nuovo nella mischia convinto che il suo impatto potesse fare la differenza. Detto, fatto: Cook segna 27 punti (suo massimo in stagione), molti dei quali assistiti da un Kevin Durant da 28 e 11 assist, decisivi all’interno del parziale che nel terzo quarto spacca in due la sfida. “Quando il suo nome viene chiamato, riesce sempre a farsi trovare pronto: è una forza della natura, nessuno deve sorprendersi di quello che è in grado di fare”, sottolinea KD, che dimostra come all’occorrenza i campioni NBA possano fare a meno sia di Curry che di Draymond Green. Klay Thompson chiude con 24 punti e un paio di triple, permettendo agli Warriors di aggiornare a 51-12 il record degli ultimi quattro anni nelle partite a seguito di una sconfitta. Dall’altra parte Brooklyn non va oltre i 24 punti in 21 minuti di Joe Harris e i 14 a testa a gara in corso di Napier e Dinwiddie. Una missione impossibile che i Nets – in back-to-back e in arrivo da Denver dove avevano vinto in volata 20 ore prima – non sono riusciti a compiere. Difficile però rimproverare per questo i ragazzi di coach Atkinson.

Toronto Raptors-New York Knicks 128-112

Se Pascal Siakam continuerà su questi livelli, sarà davvero difficile per i Toronto Raptors confermarlo a cifre contenute. Il lungo camerunense ha firmato il suo massimo in carriera segnando 23 punti con 6/7 dal campo, 3/4 dalla lunga distanza e 8/9 ai liberi, risultando come il miglior marcatore di una partita controllata facilmente dai canadesi. Insieme a lui ci sono i 19+10 di Jonas Valanciunas e altri cinque giocatori in doppia cifra, con Leonard a scartamento ridotto con 12 punti in 23 minuti di gioco. È bastato sostanzialmente giocare i due quarti per avere ragione dei Knicks, guidati dai 27 punti di Tim Hardaway Jr. e dai 15+15 di Enes Kanter, ma senza riuscire a battere un’avversaria contro la quale hanno perso 16 delle ultime 19 partite. Tra le fila dei Knicks si segnalano i 12 punti del rookie Kevin Knox, rimasto in campo per 24 minuti dopo qualche settimana difficile alle prese con una caviglia in cattive condizioni.

Sacramento Kings-Los Angeles Lakers 86-101

LeBron James segna 25 punti nel facile successo ottenuto dai Lakers a Sacramento, portando così i giallo-viola per la prima volta in stagione al 50% di vittorie (6-6 il record). Merito della difesa per una volta, con i Kings che fermano il loro attacco (che sta viaggiando a 118 punti di media) a soli 86 segnati – il minor numero di punti messi a referto in stagione, la seconda che restano sotto quota 100. Considerando che il precedente “minimo” di punti incassati dai Lakers era 110, un bel passo in avanti. James chiude con due assist anche perché spesso e volentieri i suoi compagni non sfruttano al meglio i palloni, il ritmo e lo spazio che LeBron riesce a concedergli: alla sirena finale sono 12 punti per Brandon Ingram (5/17), 11 per Kyle Kuzma (5/13) e quattro per Lonzo Ball (2/10). Dall’altra parte De’Aaron Fox tiene in partita i suoi soltanto un tempo (17 dei suoi 21 punti totali arrivano nei primi due quarti), unico positivo in un attacco che chiude con il 35% di squadra dal campo e 6/25 dall’arco.

Dallas Mavericks-Oklahoma City Thunder 111-96

Dopo sette vittorie in fila gli Oklahoma City Thunder, ancora senza il loro leader Russell Westbrook (caviglia sinistra) vedono interrompersi la loro striscia positiva per mano dei Dallas Mavericks che hanno un J.J. Barea scatenato soprattutto nel primo tempo, dove segna 16 dei suoi 21 punti totali che portano i padroni di casa a costruirsi un vantaggio di 24 punti (57-33), prima che gli ospiti mettano a segno gli ultimi 12 punti del primo tempo, chiuso così sul -12. Un margine comunque sufficientemente alto per poter essere amministrato dai texani, che trovano 22 punti, 8 assist e 6 rimbalzi da un Luka Doncic che tira 9/15 dal campo e sfruttano una panchina che sovrasta quella dei Thunder 53-22, concedendo soltanto 96 punti alla squadra di coach Billy Donovan, miglior risultato stagionale per la difesa di Dallas. I migliori per OKC sono Paul George e Steven Adams, che sfornano una prestazione in fotocopia da 20 punti e 13 rimbalzi ciascuno, mentre 19 li aggiunge Dennis Schröder.

Memphis Grizzlies-Philadelphia 76ers 112-106 OT

Tutti e tre i giocatori inclusi nella trade per Jimmy Butler (Dario Saric, Robert Covington e Jerryd Bayless) non sono ovviamente della partita a Memphis, lasciando i Sixers a corto di giocatori e quindi di risorse tecniche per aver la meglio di una Memphis ancora imbattuta di fronte al suo pubblico di casa, 5-0. Soprattutto perché Mike Conley sfodera un massimo stagionale da 32 punti, di cui 21 nel secondo tempo, e il suo partner-in-crime Marc Gasol produce una doppia doppia da 18 punti e 12 rimbalzi, con l’ottimo Garrett Temple di questo inizio stagionale ad aggiungerne 17. Proprio un suo canestro a una quarantina di secondi dalla fine dei tempi regolamentari forza il supplementare, durante il quale l’attacco di Philadelphia produce tanti canestri (2, su 8 tentativi) che palle perse. Con Joel Embiid tenuto a 4/15 dal campo per una serata da 14 punti e altrettanti rimbalzi, il migliore tra gli ospiti è J.J. Redick a quota 20 seguito da un Ben Simmons da 18 con 14 rimbalzie e da T.J. McConnell a quota 16 e 7 assist. Agli uomini di coach Brett Brown, al secondo supplementare in due serate consecutive, mancano probabilmente gambe e lucidità nel finale per poter opporsi ai Grizzlies, appaiati al quarto posto a Ovest con i San Antonio Spurs.

Miami Heat-Washington Wizards 110-116

John Wall e Austin Rivers hanno perso abbastanza partite in questo avvio di stagione e per una volta hanno deciso di porre rimedio alla situazione a ogni costo. I due segnano dieci punti a testa nel solo quarto periodo, conquistando una vittoria vitale come l’ossigeno per gli Wizards e guidando gli ospiti nel decisivo parziale da 31-12 che spacca in due la partita nel quarto periodo. Alla sirena finale sono 28 punti e nove assist per Wall, 18 e cinque rimbalzi per Rivers che si aggiungono ai 19 e dieci rimbalzi di Jeff Green. Per i capitolini è soltanto il secondo successo nelle ultime nove gare, il secondo arrivato in trasferta in una stagione davvero complicata per i ragazzi di coach Scott Brooks. Dall’altra parte agli Heat – beffati dai Sixers nella trattativa Jimmy Butler e rimasti con un pugno di mosche in mano – non bastano i 24 punti di Josh Richardson; l’oggetto del contendere che ha fatto definitivamente saltare la trattativa con Minnesota. Ai suoi si aggiungono i 22 punti di McGruder, ma è Goran Dragic a fare cilecca: 21 minuti sul parquet, 0/7 dal campo e zero punti a referto. Così Miami non va davvero da nessuna parte.

New Orleans Pelicans-Phoenix Suns 119-99

Dopo la vittoria contro Chicago, in casa Pelicans arriva il secondo successo in fila (dopo 6 ko consecutivi) ai danni dei Phoenix Suns, che partono subito ad handicap (7-0 il parziale iniziale dei padroni di casa) e sono costretti a inseguire per tutta la gara pur restando in partita fino a metà del quarto quarto, quando Anthony Davis e compagni danno lo strappo definitivo, portano il vantaggio fino a +24 e chiudono così i conti. In assenza di Nikola Mirotic ed Elfrid Payton, è proprio Davis il protagonista della gara con 26 punti e 12 rimbalzi, ma finisce in doppia doppia anche un Julius Randle promosso in quintetto (22 e 16 rimbalzi per lui) con Jrue Holiday ed E’Twaun Moore rispettivamente a quota 19 e 17 punti. Phoenix ha vinto una sola gara dopo il successo nell’opener stagionale e anche l’ottava doppia doppia stagionale – 20 punti e 12 rimbalzi – di Deandre Ayton e i 25 di un T.J. Warren che bissa l’ottima prestazione da 29 messa a referto contro i Celtics da titolare non bastano a evitare il decimo ko stagionale. Male Devin Booker (che chiude con 4/12 al tiro per 12 punti) e tutti i Suns a rimbalzo, surclassati dai lunghi di New Orleans (53-37). 

Chicago Bulls-Cleveland Cavaliers 99-98

Nel testa a testa da bassifondi della classifica a Est, i Cavaliers riescono a incassare l’11esima sconfitta in 12 gare, rimontando soltanto in parte i 16 punti di svantaggio ai Bulls (Cleveland è sempre andata sotto di 16 in questo avvio, in tutte le partite che ha poi perso), senza però riuscire a portare a casa il successo. Zach LaVine infatti realizza 24 punti, a cui si aggiungono i 15 di Wandell Carter Jr. e Ryan Arcidiacono. La 13esima gara che l’ex giocatore dei T’wolves chiude con almeno 20 punti a referto, decisivo nonostante la sua palla persa nel finale stesse per costare molto caro ai Bulls. A 13 secondi dal termine infatti Carter Jr. non trattiene il passaggio di LaVine, perde il pallone e concede a Cleveland il possesso del possibile successo. Collin Sexton però finisce impelagato nei tentacoli di Jabari Parker, stoppato e incapace di segnare un canestro che avrebbe potuto cambiare la percezione della stagione del rookie dei Cavaliers. Sarà per la prossima volta.