Il n°35 di Golden State fa gli straordinari, trascina i suoi nel finale, ma non basta per evitare la quinta sconfitta consecutiva in trasferta. Merito del miglior Kawhi Leonard della stagione (37 punti) e di un gruppo che si candida ufficialmente a diventare prima forza a Est
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CI PENSA SEMPRE LEBRON: 38 PUNTI PER JAMES, BATTUTI I PACERS
Toronto Raptors-Golden State Warriors 131-128 OT
In molti si aspettavano una super partita, uno scontro tra titani, un assaggio di cosa potremo rivedere a giugno sul parquet alle Finals. Ecco, Raptors e Warriors hanno quindi deciso di accontentate tutti, giocando una delle gare più combattute e divertenti di questo primo quarto di stagione NBA, vinta all’overtime dopo una lotta senza esclusione di colpi da Toronto. Golden State però ha davvero poco da recriminare, scivolata sotto di 18 punti già nella prima frazione e abile a risalire la china e ridare senso al match già prima dell’intervallo. Steph Curry resta a guardare, rimandando un rientro diventato ormai necessario per una squadra giunta alla quinta sconfitta consecutiva lontano dalla Oracle Arena, nonostante Kevin Durant le provi davvero tutte per evitare di far sentire la sua mancanza. KD è il mattatore in casa Warriors, il tuttofare a cui affidarsi quando Kyle Lowry segna la tripla del +6 a 55 secondi dalla sirena dei regolamentari. Serve un colpo da campione e il n°35 dimostra di esserlo: due triple in fila, prima da dieci metri, poi in contorsione dall’angolo in palleggio dopo essersi complicato non poco la vita. Risultato? 119-119, Drake resta a bocca aperta a bordocampo (che a fine partita si fionda sulla maglia n°35 per conservarla come cimelio) e Toronto invece non riesce a prendere l’ultimo tiro prima del suono della sirena. Si va così all’overtime: più si allungano le partite però, più vengono a galla le limitazioni dettate da una rotazione ridotta come quella Warriors, in cui a tornare molto utili sono anche i 20 punti messi a segno da Jonas Jerebko, 16 dei quali arrivati tra quarto periodo e overtime. No, non basta contro questi Raptors, decisi ad avanzare la propria candidatura al ruolo di prima potenza della Eastern Conference anche contro un Kevin Durant che chiude con 51 punti a referto (terza gara consecutiva oltre quota 40, la prima volta che ci riesce in carriera e che accade in NBA dopo quanto fatto da Westbrook nel febbraio-marzo 2017), 11 rimbalzi e sei assist con 18/31 dal campo, quattro triple e 11/12 ai liberi. Il secondo cinquantello raccolto con gli Warriors in carriera, entrambi coincisi con una sconfitta (con i Thunder il record di KD nelle gare da 50+ punti è 4-0): "Ho provato a fare tutto il possibile in ogni singolo possesso", difficile chiedere di più.
Toronto fa sul serio, Kerr dimentica la giacca in ricordo di Sager
Una vittoria manifesto per i Raptors, che si godono il miglior Kawhi Leonard, almeno sotto l’aspetto realizzativo. Alla sirena sono 37 punti per l’ex Spurs, al suo massimo in stagione, a cui aggiunge otto rimbalzi e tante giocate d’intensità in difesa (nonostante contenere Durant risulti un’impresa semi-impossibile). A pesare a protezione del ferro infatti è stata soprattutto la partita fatta da KD su Leonard, che contro il n°35 ha tirato 2/7 dal campo, raccogliendo 0.89 punti per possesso, contro il 10/15 ottenuto quando marcato dal resto degli Warriors (1.41 punti). Inoltre, vista la particolare occasione, anche Pascal Siakam ha deciso di farsi trovare pronto: la seconda arma difensiva da poter sguinzagliare contro KD chiude con 26 punti, il suo massimo in carriera raccolto tirando 8/10 dal campo, 3/4 dall’arco e 7/8 ai liberi. Ci sono poi 20 punti per Serge Ibaka, 13 per Danny Green e un contributo generale molto convincente da parte di tutto il gruppo; l’unico modo per interrompere la maledizione contro Golden State e tornare al successo dopo otto sconfitte consecutive (l’ultima risaliva al marzo 2014). Con questa vittoria il record sale a 19-4, confermando quanto ipotizzato da molti nelle scorse settimane: i Raptors sono la miglior squadra NBA in questo primo quarto di stagione. A fine partita coach Nurse può festeggiare soddisfatto per un successo che legittima il lavoro fatto in questi primi due mesi, vestito con un’appariscente giacca blu in ricordo di Craig Sager, nella serata dedicata al famoso giornalista e volto della NBA scomparso qualche anno fa. Una ricorrenza sfuggita a Steve Kerr, grande amico di Sager ed ex collega, che a fine partita ha spiegato: “Sono in difficoltà, ma devo ammettere di essermi dimenticato e di aver lasciato la giacca speciale per questa serata a casa. Ho lavorato con lui per otto anni e so che il ricordo di Craig è sempre molto forte, è una parte importante della storia della Lega”.