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NBA, i risultati della notte: OKC, ci pensano George e Westbrook. Vince Denver

NBA

Paul George segna 25 punti e la tripla decisiva nel solo quarto periodo contro i Nets, in una gara chiusa con 47 punti. Westbrook chiude in tripla doppia e diventa il terzo all-time. OKC resta alle spalle dei Nuggets, che battono Orlando all'overtime e restano al 1° posto a Ovest. Towns trascina Minnesota, tutto facile per i Bucks contro Detroit. Vincono Pelicans e Wizards

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Brooklyn Nets-Oklahoma City Thunder 112-114

Russell Westbrook gioca un’altra partita da record, regalandosi una super tripla doppia da 21 punti, 15 rimbalzi e 17 assist – la sesta in carriera da 15-15-15, raggiungendo Magic Johnson al terzo posto all-time, alle spalle dei soli Oscar Robertson (14) e Wilt Chamberlain (9). L’ennesimo tassello che gli permette di superare Jason Kidd, diventando il terzo in solitaria per numero di triple doppie totali messe a referto (108) nella storia NBA. I Thunder però faticano da pazzi a battere i Brooklyn Nets a domicilio, superati in volata grazie al contributo offensivo di un grande Paul George. La miglior versione offensiva da quando si è trasferito a Oklahoma City. L’ex giocatore dei Pacers segna 25 dei suoi 47 punti totali nel quarto periodo (conditi con 15 rimbalzi), diventando così il giocatore con più punti nell’ultima frazione che abbia mai vestito la maglia dei Thunder (sì, anche meglio di Kevin Durant), dominante in un periodo in cui lui ne mette 25, tutti i Nets messi assieme 19, mentre Westbrook non riesce mai a muovere la retina. Nonostante questo OKC riesce a piazzare un super parziale da 39-19 per ritornare in corsa in una sfida che sembrava compromessa, rimettendo definitivamente il naso avanti grazie alla tripla realizzata sempre da George a 3.1 secondi dalla sirena. Per il n°13 dei Thunder è il primo canestro del vantaggio realizzato in carriera a meno di dieci secondi dalla fine del quarto periodo o dell’overtime (0/14 in precedenza). Una fiammata finale che permette ai Thunder di allungare sul 16-3 la striscia di successi, dopo il complicato inizio da 0-4. La seconda volta nella storia della Lega che una squadra abbia a referto un giocatore con almeno 40 punti segnati e un’altra con una tripla doppia da almeno 15-15-15 (era già successo a San Francisco con Wilt Chamberlain, come facilmente ipotizzabile). Una coppia da record che a Oklahoma City sono contenti di potersi godere.

Orlando Magic-Denver Nuggets 118-124 OT

OKC però resta la seconda forza a Ovest, alle spalle dei sorprendenti (fino a un certo punto) Denver Nuggets, che allungano a sette la striscia di successi consecutivi grazie alla vittoria sofferta a Orlando. Un W arrivata anche con un po’ di fortuna, come sottolineato da coach Malone a fine partita: “Loro hanno fatto tutto il possibile per vincere la gara, noi siamo stati fortunati. Possiamo parlarne quanto volete, ma alla fine è questione di fortuna”. Alla sirena sono 31 punti per Jamal Murray, protagonista anche del parziale da 9-2 che ha dato lo strappo decisivo durante l’overtime per chiudere i conti. Una sfida in cui i Nuggets sono rimasti a galla grazie all’attacco, tirando con quasi il 55% dal campo e chiudendo con sette giocatori in doppia cifra dei nove scesi sul parquet. Troppo da contenere per i Magic, che ancora una volta si dimostrano una squadra molto più combattiva e complicata da battere del previsto. Un ko che Evan Fournier (miglior realizzatore di Orlando con i suoi 26 punti) non ha digerito, uscito per falli nel tempo supplementare. Secondo il francese non è questione di fortuna, ma di arbitri, visto che il conto finale dei tiri liberi dice 37 Denver contro gli otto totali di Orlando: “Perdere così è frustrante: siamo una squadra che non si piange addosso, ma di fronte all’assenza di chiamate a nostro favore abbiamo iniziato a lamentarci. Appena dicevamo qualcosa, arrivava un tecnico. Ma che razza di arbitraggio è?”.

Minnesota Timberwolves-Charlotte Hornets 121-104

E pensare che coach Thibodeau aveva fatto una fatica bestiale a trattenere Jimmy Butler a Minneapolis. A saperlo prima, avrebbe scelto di farlo andare via con largo anticipo, liberando così i T’wolves da un peso ingombrante e liberando l’aria in spogliatoio e sul parquet. Minnesota infatti è rinata, come dimostra il successo raccolto contro Charlotte grazie ai 35 punti segnati da Karl-Anthony Towns, a cui si aggiungono i 26 di Andrew Wiggins, al suo massimo in stagione. Per i T’wolves è la sesta vittoria nelle ultime sette gare, tutti arrivate da quando Butler ha spostato il suo domicilio in Pennsylvania. Towns è il protagonista della serata, a dimostrazione di quanto abbia beneficiato di questo cambio d’equilibrio all’interno del roster: per lui ci sono anche 12 rimbalzi e ben sei stoppate (il suo massimo in carriera, non la specialità della casa). “Tutto è cambiato, si parla in spogliatoio e ognuno si sente libero di spiegare le proprie ragioni”, sottolinea Wiggins, senza preoccuparsi troppo di non fare riferimenti con il passato. Una gara in equilibrio per tre quarti, in cui a pesare è il parziale da 35-18 arrivato nel quarto periodo a favore dei T’wolves, con Charlotte che non va oltre i 18 punti di Nicolas Batum e i 15 con cinque assist e -21 di plus/minus di Kemba Walker.

New Orleans Pelicans-Dallas Mavericks 132-106

Anthony Davis per una volta non è stato così proficuo a rimbalzo come al solito, ma nulla di preoccupante lo ha portato a storcere il monociglio. No, DeAndre Jordan si ferma a due punti segnati,. A rubargli la scena è il suo compagno di squadra, Julius Randle, protagonista in un’altra super partita in cui parte in quintetto a causa dell’assenza di Nikola Mirotic. L’ex Lakers segna gli stessi punti di Davis (27, chiudendo con un semi-perfetto 11/16 dal campo), a cui aggiunge però ben 18 rimbalzi, in una sfida in possesso dei Pelicans già prima dell’intervallo lungo. A preoccupare Davis non sono tanto i soli quattro rimbalzi raccolti (ben nove al di sotto della sua media), ma la storta alla caviglia arrivata nel terzo quarto dopo che Dorian Finney-Smith gli è salito sul piede: “Sto bene”, rassicura a fine partita, mentre Dallas dall’altra parte raccoglie i cocci di una squadra stanca a causa del back-to-back e incapace di vincere lontano dall’American Airlines Center (2-9 il record dei texani fuori casa).

Milwaukee Bucks-Detroit Pistons 115-92

Per vincere e restare al vertice della Eastern Conference bisogna saper variare, avere diverse armi a disposizione e riuscire di volta in volta a tirare fuori quella giusta. Non sempre si può vincere grazie a una super prestazione di Antetokounmpo e Milwaukee contro Detroit ha dimostrato di poterne fare a meno. A guidare i Bucks infatti è Eric Bledsoe, che pareggia il suo massimo in stagione a quota 27 e a cui si aggiungono i 15 del candidato MVP greco, in una partita in cui gli ospiti hanno inseguito dall’inizio alla fine. Milwaukee vince tutti e quattro i quarti, non mollando mai la presa in una partita in cui i Pistons si aggrappano a Blake Griffin, autore di 31 punti e sette rimbalzi (che dopo tre quarti alza come tutto il resto della squadra bandiera bianca). Per Detroit è la seconda sconfitta in fila, che tuttavia lascia i Pistons al quarto posto a Est e saldamente in zona playoff. Due gradini più su ci sono i Bucks: l’alternativa più convincente ai Raptors al momento sono loro.

Atlanta Hawks-Washington Wizards 117-131

Il miglior Bradley Beal della stagione basta e avanza agli Wizards per battere a domicilio gli Atlanta Hawks, impegnati nel diventare a tutti i costi la peggior squadra NBA. Il n°3 di Washington segna 36 punti, il suo massimo in stagione, a cui aggiunge anche nove assist e sei rimbalzi. Non un caso visto che John Wall è assente per “motivi personali” e la responsabilità di riflesso ricade tutta sulle sue spalle. Un gruppo vitale, motivato, quasi a voler mostrare la differenza nel gioco e nella resa collettiva senza l’All-Star. Alla sirena finale sono 35 assist, tutt’altro che scontati nonostante l’avversario abbordabile. In questa stagione fatta di difficili sali-scendi infatti, nessuna partita è scontata per Washington. Un indizio quindi che coach Brooks dovrà tenere a mente: “Ti ricordi quella gara ad Atlanta, senza John Wall, come abbiamo giocato bene?”.