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NBA, risultati della notte: i Lakers ripartono a Memphis, Denver perde il primo posto a Ovest

NBA

Venti punti a testa di LeBron James e Kyle Kuzma regolano i Grizzlies nel facile successo dei Lakers. Denver senza quattro titolari perde ad Atlanta e lascia il primo posto solitario ai Golden State Warriors. Portland vince in volata contro Minnesota, Cleveland sorprende Washington, Brooklyn conquista il derby di New York. Vittoria storica di Boston a Chicago

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TUTTI GLI HIGHLIGHTS DELLA NOTTE

Memphis Grizzlies-Los Angeles Lakers 88-111

La trasferta di Memphis poteva rivelarsi estremamente insidiosa per i Los Angeles Lakers, arrivati in piena notte dal Texas dopo la sconfitta per mano dei San Antonio Spurs. La seconda serata di un back-to-back in trasferta può rivelare sempre sorprese sgradite, ma per fortuna dei Lakers anche i Grizzlies erano reduci da una partita combattuta la sera prima, quando avevano vinto sul campo dei New Orleans Pelicans. Forse è anche per questo che i Grizzlies hanno dato vita a una prestazione piattissima, ben lontana dagli standard visti in questo eccellente inizio di stagione: la squadra di coach Bickerstaff è stata distrutta da LeBron James e Kyle Kuzma, autori di 20 punti a testa per guidare altri quattro compagni in doppia cifra, con 16 a testa per Josh Hart e Kentavious Caldwell-Pope, 11 per Svi Mykhailiuk e 10+10 per JaVale McGee. A fare la differenza è stata la presenza a rimbalzo: i gialloviola hanno vinto la sfida sotto i tabelloni per 57-36, con Tyson Chandler che nel primo tempo da solo ne ha preso solamente uno in meno (10) rispetto a quelli totali degli avversari (11 contro i 34 di L.A.). Se a questa disparità si aggiunge anche una pessima prestazione al tiro (40% dal campo, 20% da tre punti), ecco confezionata una serata da dimenticare in fretta per i Grizzlies, il cui miglior marcatore è stato Wayne Selden con 17. “Semplicemente non ne avevamo: all’inizio ci siamo demoralizzati per un paio di tiri aperti che non sono entrati e da quel momento in poi non siamo più riusciti a risalire” il commento di coach Bickerstaff.

Atlanta Hawks-Denver Nuggets 106-98

Si prospetta un mese di grande sofferenza per i Denver Nuggets, che negli ultimi due giorni hanno ricevuto le brutte notizie degli infortuni di Gary Harris e Paul Millsap. Considerando la lunga degenza di Will Barton e il fatto che durante la partita Jamal Murray ha dovuto lasciare il campo per una contusione allo stinco, l’unico superstite del quintetto Nikola Jokic ha dovuto fare gli straordinari, fornendo una prestazione da 24 punti, 11 rimbalzi e 7 assist. Non sono però bastati ai Nuggets per difendere il vantaggio di cinque lunghezze con cui erano andati all’intervallo, perché gli Hawks hanno pescato un terzo quarto da 35-21 in cui hanno tirato 8/12 da tre punti, guidati da 11 dei 18 punti di Vince Carter e da 8 dei 18 di DeAndre’ Bembry. “Nel terzo quarto ci hanno presi a calci nel sedere” ha detto coach Malone sulla gara dei suoi, impegnati nella quinta e ultima partita consecutiva in trasferta a Est. “La nostra difesa è stata inesistente: questa è stata una delle peggiori prestazioni dell’anno”. A tutto il resto ci ha pensato John Collins, autore del suo massimo in carriera da 30 punti, 12 rimbalzi e 5 assist con 12/20 dal campo, vendicando la sconfitta di 45 punti subita per mano dei Nuggets meno di un mese fa. Con questa sconfitta i Nuggets lasciano il primo posto a Ovest solitario ai Golden State Warriors, scendendo mezzo gradino più sotto alla pari di Clippers e Thunder.

Portland Trail Blazers-Minnesota Timberwolves 113-105

Anche questa volta l’appuntamento dei T’Wolves con la prima vittoria in trasferta contro una squadra della Western Conference è rimandato alla prossima gara. Due triple nell’ultimo minuto di gioco di Damian Lillard e C.J. McCollum hanno deciso una partita combattuta in cui nessuna delle due squadre ha superato i 10 punti di vantaggio, anche se i T’Wolves erano riusciti a portarsi sul +6 quando mancavano meno di quattro minuti alla fine. Essere arrivati a giocarsela sul campo di Portland senza un membro fondamentale come Robert Covington (fuori per influenza) è però un segnale incoraggiante per coach Thibodeau, che ha avuto 20 punti da Andrew Wiggins, 19 da Karl-Anthony Towns e 18 da Derrick Rose, con gli altri due membri del quintetto anche loro in doppia cifra. Per Portland invece Lillard e McCollum hanno combinato per 47 punti (28 il primo e 19 il secondo), ma è da segnalare il massimo stagionale da 22 punti, 11 rimbalzi, 4 assist, 3 recuperi e 4 stoppate di Jusuf Nurkic, cercato ripetutamente dai compagni. Insieme ai 14 di Al-Farouq Aminu sono stati abbastanza per raccogliere una vittoria che li mantiene al settimo posto nella conference con un record di 14-11, mentre Minnesota scende a 13-12 buono per il decimo posto alle spalle di Sacramento.

Chicago Bulls-Boston Celtics 77-133

Boston inizia la gara con un fulminante 17-0 che mette subito in chiaro la lunga serata che aspetta i tifosi dei Bulls, che a fine gara fischieranno in maniera sonora i propri giocatori, protagonisti della peggior prestazione nella storia della loro franchigia, un -56 che supera di 3 punti il peggior scarto mai subìto (127-74 contro Minnesota nel novembre 2001). Si tratta contemporaneamente della più ampia vittoria esterna nella storia della lega, eguagliando quella ottenuta da Seattle sul campo di Houston nel dicembre 1986: per i Celtics è anche il quinto successo in fila, tutti ottenuti con margini piuttosto ampi, segnando 126.2 di media e subendone soltanto 97.6. A guadagnarsi i riflettori sono Jaylen Brown, top scorer dell’incontro con 23 punti pur uscendo dalla panchina, e Daniel Theis, che firma il suo massimo in carriera con 22 punti cui aggiunge anche 10 rimbalzi. Boston manda sei giocatori in doppia cifra, con 18 di Jayson Tatum ma anche 15 di Terry Rozier e 13 di Semi Ojeleye tra le riserve. Per Chicago si tratta dell’ottavo ko nelle ultime nove: degno di nota soltanto il massimo in carriera per Shaquille Harrison, che chiude con 20 punti dalla panchina una serata per il resto da dimenticare il più in fretta possibile. 

Cleveland Cavaliers-Washington Wizards 116-101

Sembra che Collin Sexton abbia un conto in sospeso con John Wall: per la seconda volta in questa stagione il rookie dei Cleveland Cavaliers ha giocato benissimo — 29 punti, massimo in carriera pareggiato — mentre la stella degli Washington Wizards ha vissuto una serata tremenda, chiudendo con solo un punto e cinque errori al tiro facendo fatica a muoversi sul campo da gioco per uno sperone osseo nel tallone sinistro. Era già successo lo scorso 15 novembre, quando Sexton aveva segnato 24 punti contro gli 8 di Wall (minimo stagionale prima di questa sera), anche se in quella occasione gli Wizards erano riusciti a vincere, mentre stanotte sono stati sconfitti sonoramente finendo sotto anche di 29 punti nel secondo tempo. Merito dei Cavs, che nonostante avessero solo dieci giocatori a disposizione hanno realizzato una serata da 15/31 da tre punti e hanno avuto il solito contributo a centro area di Tristan Thompson, autore di 23 punti con 19 rimbalzi. Insieme a Sexton e Thompson ci sono altri quattro giocatori in doppia cifra per una vittoria che permette di respirare dopo sei sconfitte nelle precedenti sette partite, mentre la striscia di vittorie di Washington si ferma a tre nonostante i 27 punti di Bradley Beal. "Questa partita è inaccettabile sotto molti punti di vista" ha detto il top scorer di Washington. "Dobbiamo essere disciplinati: non siamo scesi in campo con la stessa concentrazione delle ultime tre partite."

New York Knicks-Brooklyn Nets 104-112

Dopo otto sconfitte consecutive, le ultime due vittorie contro Toronto e New York rappresentano davvero un toccasana per coach Kenny Atkinson: “La mia domenica è migliorata di parecchio: queste vittorie le chiamiamo ‘Quality of life wins’, vittorie che migliorano la qualità della vita. Tutti si sentono un po’ meglio e tutto sembra migliore”. Sensazioni da derby, diremmo noi qui in Europa, anche se la rivalità intra-cittadina tra Knicks e Nets non è mai davvero decollata in questi anni, visto che nessuna delle due franchigie è stata particolarmente competitiva. A fare la differenza in questa edizione del derby di New York è stato Spencer Dinwiddie, autore di 10 dei suoi 25 punti nell’ultimo quarto per ricacciare indietro i tentativi di rimonta dei Knicks, arrivati anche a -5. Insieme a lui anche i 20 punti di Rondae Hollis-Jefferson, i 17 di Allen Crabbe e i 14+12 di Jarrett Allen, mentre in casa Knicks c’è la solita doppia doppia di Enes Kanter (23 punti e 14 rimbalzi) e i 15 dalla panchina di Allonzo Trier oltre ad altri tre giocatori in doppia cifra, ma senza riuscire ad accoppiarsi agli avversari. “Ho cercato per tutta la partita un quintetto che potesse competere in difesa e muovere il pallone in attacco: per tre quarti di questa partita siamo rimasti impantanati” l’analisi di coach Fizdale.

Indiana Pacers-Sacramento Kings 107-97

A differenza di quanto successo una settimana fa in California, sul loro campo di casa i Pacers sono riusciti a portare la sfida con i Kings sul loro terreno prediletto, ovverosia una sfida fisica e a basso ritmo per gestire le folate degli avversari. Un piano funzionato alla perfezione, conquistando un’altra vittoria e fortificando il quarto posto a Est nonostante il conto delle partite saltate da Victor Oladipo sia arrivato a dieci. Nella solita cooperativa offensiva a spiccare questa volta è il massimo stagionale da 20 punti e 9 rimbalzi di Thaddeus Young, accompagnato dai 18 punti di Bojan Bogdanovic e da altri cinque giocatori in doppia cifra, con il sesto — Myles Turner — autore di 9 punti e 13 rimbalzi con 4 stoppate. “È stata una delle partite più a basso punteggio della stagione, ed è stato merito della loro difesa” ha commentato De’Aaron Fox, secondo miglior realizzatore dei suoi con 18 punti dietro i 20 di Buddy Hield e insieme ad altri tre compagni in doppia cifra. Una partita decisa dal parziale di 16-2 confezionato dai Pacers a metà ultimo quarto, prendendosi 15 punti di vantaggio a 4 minuti dalla fine e portando a casa la sesta vittoria sulle dieci gare disputate senza la loro stella.