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NBA, Luka Doncic-Trae Young: sta nascendo una nuova rivalità?

NBA

In campo uno contro l'altro per la seconda e ultima volta in stagione, la sfida diretta tra i due migliori rookie dell'anno è finita in parità (24 punti a testa), ma lo sloveno ha dimostrato di nuovo di essere più pronto e soprattutto più vincente

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Le loro storie inevitabilmente resteranno legate ancora per molti anni, probabilmente per tutta la loro carriera. Luka Doncic è stato scelto con la terza chiamata assoluta dagli Hawks, ma dopo aver vestito il cappellino di Atlanta sul podio vicino Adam Silver per qualche minuto, è subito scappato a mettere quello dei Mavericks che avevano sacrificato una prima scelta protetta del 2019 pur di averlo. I texani invece con la loro quinta chiamata hanno ricambiato il favore, scegliendo Trae Young poi passato alla franchigia della Georgia. Un confronto continuo, anche a distanza, con un interrogativo latente ogni volta che si accostano i due nomi: chi ha fatto l’affare? Chi ha deciso di puntare sul più forte? La seconda sfida diretta in carriera l’hanno sostanzialmente pareggiata, almeno stando alle cifre: 24 punti a testa ed entrambi in doppia doppia, Doncic con i rimbalzi e Trae Young con gli assist (la seconda in carriera in NBA). Lo sloveno però è apparso ancora una volta più pronto, scafato e decisivo quando contava, capace all’occorrenza di piazzare la giocata da highlights proprio nell’incrocio più atteso. Tre minuti e mezzo alla fine del terzo quarto, +3 nel punteggio per i texani con Young che mette il pallone a terra in punta sull’arco mentre Doncic resta sul perimetro a tenere d’occhio Kevin Huerter. Non il pericolo numero uno (per usare un eufemismo) e dunque consapevole di poter ruotare verso il centro a dare una mano. Il rookie degli Hawks infatti batte il suo uomo con mezzo palleggio e si lancia dentro, convinto di poter arrivare fino al ferro, ma a sorpresa spunta dal lato debole lo sloveno che respinge senza appello il suo tentativo. Una prova di forza, un messaggio, oltre che una delle giocate che permettono a Dallas di piazzare il parziale e scappare via. La vera differenza in questi primi due mesi infatti è soprattutto questa: Doncic, già abituato a vincere in Europa con il Real Madrid, sta continuando a farlo anche in NBA (soprattutto in casa, con Dallas all’11esima vittoria in fila all’American Airlines Center), mentre Young è impantanato in un rebuilding ancora molto lungo.

La marcatura su Doncic e la questione tiri liberi

A fine partita il giocatore degli Hawks rende merito all’avversario diretto: “È un grandissimo giocatore e l’unica speranza che potevamo avere era quella di limitarlo, certo non poteva pensare di fermarlo del tutto”, racconta Trae Young. “Non gli abbiamo lasciato molti tiri comodi e liberi”. Già, ma Doncic a suo modo si è preso lo spazio e soprattutto i liberi necessari per far pesare la sua prestazione offensiva. Un’attitudine da giocatore navigato maldigerita dall’allenatore degli Hawks: “Doncic ha tentato più tiri liberi di tutta la nostra squadra messa assieme”, sottolinea coach Pierce guardando il box score della gara. Alla sirena finale il conto dice 10/14 combinato per Atlanta, 12/15 a cronometro fermo per il solo Doncic dall’altra. “Abbiamo provato a essere aggressivi come loro, ma quando non vieni premiato dagli arbitri diventa tutto più complicato”. Non sempre però gli arbitri hanno deciso di fischiare in suo favore, come successo ad esempio in chiusura di primo tempo, quando sulla sirena Kent Bazemore in maniera rabbiosa ha respinto il suo tentativo sulla sirena. Una giocata che ha spinto lo sloveno sul parquet, rotolato a terra e facendo alzare immediatamente i giocatori dalla panchina in suo soccorso. Tutti volevano correre in aiuto di Doncic, con gli allenatori e lo staff tecnico che hanno faticato a tenere a bada e separate le due squadre. Non c’è stata nessuna rissa, con gli arbitri che dopo aver rivisto l’azione al replay hanno confermato la loro scelta di non fischiare fallo, ma quella è stata una scena più che altro sintomatica dello stato d’animo di un’intera franchigia. “Non toccate il nostro uomo”, il messaggio subliminale. Se Young infatti deve riuscire a far pesare il suo nome all'interno di uno spogliatoio in evoluzione, Doncic ha già le chiavi della squadra e il benestare di un'organizzazione che vuole fare affidamento su di lui.