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NBA, risultati della notte: Anthony Davis stoppa OKC, crollano Bucks e Sixers

NBA

Contro la miglior difesa NBA, Davis chiude con 44 punti e 18 rimbalzi, mentre non bastano i 40 di C.J. McCollum a Portland per evitare il ko a Memphis. Brutta sconfitta dei Bucks sul campo di Indiana, mentre 39 punti di Spencer Dinwiddie danno ai Nets il terzo successo in fila

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TUTTI GLI HIGHLIGHTS DELLA NOTTE

New Orleans Pelicans-Oklahoma City Thunder 118-114

La costanza nei risultati di squadra non è il punto forte in casa Pelicans (che hanno alternato una vittoria a una sconfitta nelle ultime dieci gara), di certo però lo è la costanza nelle prestazioni della propria superstar, Anthony Davis. Di fronte alla squadra col miglior record della Western Conference e con la miglior difesa NBA (101.9 punti concessi ogni 100 possessi), il n°23 di New Orleans confeziona una prestazione da 44 punti (con 7 schiacciate!) e 18 rimbalzi che trascina i padroni di casa a un successo davvero prestigioso, arrivato anche grazie alle solide prestazioni di Jrue Holiday (20 punti e 10 assist) e Julius Randle (22 e 12 rimbalzi con 9/16 al tiro). La squadra della Lousiana colleziona la bellezza di 29 assist sui 45 canestri realizzati e domina in mezzo all’area, da dove arrivano 74 dei 118 punti di serata (+26 il saldo dei punti ottenuti nel pitturato). OKC, che arriva alla sfida contro i Pelicans sulla scia di cinque vittorie nelle ultime sei gare disputate, perde contatto nel terzo quarto – quando Davis segna 18 punti – ma quando la gara sembra ormai segnata (New Orleans è avanti di 7 è 80 secondi dalla fine) la riapre con un rapido 5-0 sfruttando due palle perse dei padroni di casa. I Thunder hanno ancora un super Paul George, autore di 25 punti, 11 rimbalzi e 5 assist, Dennis Schröder ne aggiunge 24 dalla panchina e altri due giocatori toccano quota 20 (sono Steven Adams e un Russell Westbrook da 8/16 al tiro), ma pagano la brutta serata al tiro dall’arco, da dove finiscono per sbagliare 30 dei 43 tiri tentati. New Orleans raggiunge il 50% di record e si riavvicina alla zona playoff, mentre OKC perde la leadership a Ovest, dove i Denver Nuggets (pur senza giocare) salgono al primo posto.

Indiana Pacers-Milwaukee Bucks 113-97

Per tre settimana i Pacers hanno dimostrato di poter fare a meno di Victor Oladipo, stringendo i denti e continuando a vincere tutte le partite necessarie per restare in zona playoff a Est. Adesso che è tornato però, l’All-Star ha dato modo a tanti di pensare che Indiana possa fare un ulteriore passo, come battere senza appello i Milwaukee Bucks e candidarsi come squadra “rompiscatole” alle spalle dei Raptors. Thaddeus Young chiude con il suo massimo in stagione (25 punti e 11 rimbalzi), a cui si aggiungono i 23 punti di Myles Turner, realizzati contro una delle migliori difese NBA. Oladipo fa il suo (12 punti, 10 rimbalzi e sei assist), senza tuttavia stravolgere in maniera completa le gerarchie in casa Pacers, mentre dall’altra parte Giannis Antetokounmpo gioca soltanto in parte, acciaccato dopo aver riposato a causa dei problemi al collo. Il greco tira soltanto sette volte, prendendosi poche responsabilità e chiudendo con 12 punti, 10 rimbalzi e sette assist. Il solo Eric Bledsoe (miglior realizzatore della sfida con 26 punti), non basta a Milwaukee per riportarsi a contatto: dopo il 2-0 iniziale infatti, i Pacers non si sono più voltati indietro. Una bella prova di forza, la quinta vittoria in fila e soprattutto quella che vale il quarto posto a Est.

Philadelphia 76ers-Brooklyn Nets 124-127

Brooklyn non si ferma più: dopo aver sconfitto niente meno che la miglior squadra NBA (i Toronto Raptors) ed essersi presi la soddisfazione di aver battuto i Knicks nel derby cittadino, i Nets fanno un’altra vittima eccellente piegando a domicilio la resistenza dei Philadelphia 76ers, che pur in assenza di Jimmy Butler hanno uno strepitoso Joel Embiid da 33 punti e 17 rimbalzi e un Ben Simmons a quota 22 con anche 8 rimbalzi, 7 assist e 4 recuperi. Ma il protagonista della serata è Spencer Dinwiddie: “Mi sentivo come Steph Curry”, dice la riserva dei Nets nel commentare il suo massimo in carriera da 39 punti con 11/18 al tiro e 4 triple a segno: è lui a trascinare Brooklyn con 12 punti nel parziale decisivo di 19-3 del terzo quarto, ma gli ospiti hanno anche 20 punti da Allen Crabbe, 14 da Joe Harris e 12 con 7 assist da D’Angelo Russell.

Memphis Grizzlies-Portland Trail Blazers 92-83

Funziona solo C.J. McCollum nell’attacco di Portland: degli 83 punti segnati dalla squadra dell’Oregon (minimo stagionale), quasi la metà (40) portano infatti la firma del n°3 mentre se Damian Lillard gioca male (14 con 4/18 al tiro) addirittura disastrosa è la prestazione di Jusuf Nurkic, che chiude con solo 2 punti e 1/15 dal campo (ma 10 rimbalzi). Gran merito va attributo alla solita, superlativa difesa di Memphis (la quarta migliore di tutta la lega), che ingabbia l’attacco dei Blazers – che viaggia a 112 punti di media a partita – e poi affida a Mike Conley il compito di mettere punti sul tabellone. Sono 23 quelli della point guard dei Grizzlies, cui si aggiungono i 14 del rookie Jaren Jackson Jr. e i 13 di MarShon Brooks. Per Memphis è la prima vittoria dopo due ko consecutivi.

Dallas Mavericks-Atlanta Hawks 114-107

Non delude il secondo faccia-a-faccia stagionale tra Luka Doncic e Trae Young (il primo scelto alla n°3 da Atlanta e poi spedito a Dallas per Young, selezionato alla n°5): entrambe le matricole – premiati come migliori rookie del primo mese e mezzo di NBA – chiudono con 24&10 ma a sorridere alla fine è lo sloveno, che alla seconda doppia doppia della sua carriera (punti e rimbalzi) aggiunge anche 6 assist e soprattutto la vittoria. Per i Mavericks continua la striscia di vittorie interne, giunta ora a quota 11, e da quando le due squadre si sono incontrate a inizio stagione i loro destini non possono essere più diversi: 13-9 il ruolino di marcia dei texani, 4-19 quello degli Hawks, a cui non bastano (oltre ai 24 con 10 assist di Young) i 22 punti di Kent Bazemore e un John Collins da 20 con 17 rimbalzi, suo massimo in carriera. Il miglior marcatore della gara è Harrison Barnes con 25, mentre J.J. Barea ne aggiunge 18 prima di dover lasciare il campo in seguito alla distorsione della caviglia sinistra.

Sacramento Kings-Minnesota Timberwolves 141-130

I Kings vincono alla Kings, mettendo tanti punti a tabellone (141), facendo registrare la miglior prestazione al tiro di tutta la stagione (il 58.1% dal campo) e trovando anche la mira da tre punti (19 triple a segno sulle 38 tentate, 50% esatto). Nasce così la quinta vittoria nelle ultime sei della squadra di coach Joerger, che ha 25 punti da Nemanja Bjelica, 20 a testa da Bogdan Bogdanovic e Buddy Hield e 17 con 10 rimbalzi dal rookie Marvin Bagley III, che continua a far bene uscendo dalla panchina (4/5 al tiro e 9/10 ai liberi). Sacramento risponde con 11 punti consecutivi all’11-0 di parziale con cui Minnesota apre il secondo tempo, e poi piazza il 16-7 decisivo nel quarto quarto: ai Timberwolves (ancora senza vittorie in 10 gare esterne contro avversarie della Western Conference) non bastano i 25 punti di Andrew Wiggins, la doppia doppia di Karl-Anthony Towns da 19 con 11 rimbalzi e gli ennesimi 20 di Derrick Rose dalla panchina.

Cleveland Cavaliers-New York Knicks 113-106

In una lotta per non retrocedere (se soltanto si potesse scendere di categoria), Cleveland e New York faticherebbero entrambe a tenersi a galla. Ma nel testa a testa di questa notte i Cavaliers hanno dimostrato di avere qualcosa in più: certamente un Jordan Clarkson da 28 punti, motore necessario per volare sul +22 nella sfida. Discorso chiuso? Neanche per sogno quando si parla dei Cavs orfani di LeBron James. Il disastro è sempre dietro l’angolo, come dimostra la rimonta dei Knicks fermata soltanto da un canestro nel finale Rodney Hood che blocca l’emorragia e regala a Cleveland il quinto successo casalingo in questa regular season su 15 tentativi. Da sottolineare il massimo in stagione di Matthew Dellavedova (15 punti), mentre dall’altra parte non bastano i 20 punti a testa di Enes Kanter e Tim Hardaway Jr.. Loro continuano a predicare nel deserto, ma in casa blu-arancio la svolta è ancora molto lontana.

Utah Jazz-Miami Heat 111-84

Se resistenza doveva essere, gli Heat hanno fatto di tutto per alzare bandiera bianca e far capire ai padroni di casa che da parte loro non ci sarebbe stata alcuna opposizione. Miami parte pianissimo, incassa un eloquente 40-15 di parziale dopo 12 minuti e si gode così la trasferta a Salt Lake City, rendendo negativo il record di vittorie-sconfitte lontano dall’American Airlines Arena (6-7 al momento). “Siamo partiti forte e non ci siamo più voltati indietro”, sottolinea Donovan Mitchell, che a fine gara abbraccia Dwyane Wade nell’ultimo incrocio stagionale e di conseguenza l’ultima sfida nella carriera del giocatore degli Heat contro i Jazz. “All’andata” era stato decisivo proprio lui con due liberi nel finale, stavolta Utah non ha voluto correre il rischio di subire una rimonta, volando anche sul +42 e dominando la sfida grazie ai 21 punti di Mitchell, i 16 di Kyle Korver e i 17 di Derrick Favors.