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NBA, Spencer Dinwiddie fissa il prezzo e i Nets lo accontentano: 34 milioni in tre anni

NBA

La guardia dei Nets sta disputando una stagione eccezionale e dall'8 dicembre Brooklyn avrebbe potuto estendere il suo contratto, ma al giocatore non era arrivata nessuna offerta. Fino a ieri, quando le parti si sono accordate per un'estensione di contratto da 34 milioni in tre anni

LA LENTA E INTELLIGENTE RISALITA DEI BROOKLYN NETS

SPENCER DINWIDDIE SEGNA ANCHE DA CENTROCAMPO

Tanto tuonò che alla fine piovve: dopo la grande prestazione contro i Philadelphia 76ers che hanno acceso i riflettori sulla sua situazione contrattuale, Spencer Dinwiddie ha ottenuto quello che voleva. La guardia dei Brooklyn Nets aveva fissato a 47.5 milioni in quattro il prezzo della sua estensione di contratto, ma alla fine ha trovato un accordo con la franchigia con una formula diversa: contratto più corto di un anno (triennale e non quadriennale) e meno soldi (34 invece di 47.5), ma la possibilità di uscire dall'accordo tra due stagioni visto che l'ultimo anno sarà in player option. Un accordo che accontenta tutte le parti in causa, visto che Dinwiddie ha comunque ottenuto il massimo possibile su base annuale (gli scatti di aumento sono fissati per la sua tipologia contrattuale) e la flessibilità di potersi ripresentare sul mercato dei free agent nell'estate del 2021, quando avrà compiuto 28 anni. Per i Nets, invece, viene rifirmato un membro importante della rotazione a cifre tutto sommato contenute, se si fissa a 15 milioni all'anno il prezzo di un titolare di una squadra NBA, e senza un impegno a lungo termine, visto che il contratto durerà al massimo tre anni così ripartiti: 10.6 milioni nel 2019-20, 11.4 milioni nel 2020-21 e 12.3 milioni nel 2021-22.

Il post che ha fatto partire tutto

Il post che Spencer Dinwiddie aveva pubblicato in rete dal suo account Instagram a fine novembre non lasciava spazio a equivoci: "Ne ho già parlato molto in estate per cui spero che questa sia l’ultima volta. Prendetela come la mia dichiarazione ufficiale, lo dico ora e lo ripeterò l’8 dicembre: 'Mi piacerebbe ottenere l’estensione contrattuale. Mi piacerebbe restare qui [a Brooklyn] a lungo. Se non dovesse succedere, allora in estate sarò un unrestricted free agent ma nel frattempo farò di tutto per aiutare i Nets a vincere più partite possibile'. Lo so che prenderete queste parole come una sorta di mia audizione per le altre 29 squadre della lega […], ma è la semplice realtà. O firmo l’estensione oppure divento unrestricted free agent. È semplice. La palla ora è nelle mani di Sean Marks [il gm dei Nets]. Tutti sanno quanto costa la mia estensione: 47.5 milioni di dollari per anni. È tutto nero su bianco. Non posso prendere di più e non ho nessuna intenzione di prendere di meno. Questo è quanto, lo sapete benissimo. Finirò per scoprirlo quando lo scoprirete anche voi. Vedremo girare sul ticker di ESPN la notizia: 'Spencer Dinwiddie ha ricevuto un’offerta di estensione dai Brooklyn Nets per 47.5 milioni di dollari’' […] O questo oppure sarò unrestricted free agent". Il problema (almeno per Dinwiddie) è che quella notizia non è comparsa sui schermi di nessuno almeno fino a ieri. "Nessuna notizia. Niente da riportare", il telegrafico commento dell’agente del giocatore Raymond Brothers (lo stesso di Markelle Fultz). "L’8 dicembre è arrivato e se n’è andato – e io sono ancora senza estensione contrattuale. Lascio a Raymond e a Sean [Marks] il compito di parlarsi: quello che dovevo dire, io l’ho già detto".

Una stagione da sesto uomo dell’anno?

Non è certo il primo exploit di una stagione fin qui disputata a grandissimi livelli dal giocatore nativo di Los Angeles, che coach Kenny Atkinson utilizza come arma tattica dalla panchina, un sesto uomo capace di entrare in campo a gara iniziata e spesso cambiarne ritmi e destini. Un sesto uomo che forse, oggi, è il principale candidato al premio di fine stagione, visto che nessuno in tutta la NBA segna più punti a partita uscendo dalla panchina della riserva dei Nets. I suoi 17.3 a sera lo piazzano infatti davanti sia a Lou Williams che a J.J. Redick (uscito peraltro dalla panchina solo in otto occasioni, e poi promosso in quintetto da coach Brown a Philadelphia), con Julius Randle appena dietro. Un anno dopo aver concluso al terzo posto nella classifica per il giocatore più migliorato dietro a Victor Oladipo e Clint Capela (un risultato figlio anche del minutaggio aumentato per via degli infortuni a D’Angelo Russell e Jeremy Lin), la sua legittima candidatura al premio di sesto uomo dell’anno dà un’idea dell’ottima progressione della carriera di un giocatore scelto soltanto al secondo giro del Draft 2014 da Detroit. “Oggi è il motore della nostra squadra – ammette candidamente coach Kenny Atkinson – è evidente come stia giocando davvero alla grande”. Le cifre sono lì a testimoniarlo: al momento Dinwiddie viaggia appena a 17.3 punti con il 48.% dal campo e il 38.3% da tre punti su oltre 5 triple a sera, tutti massimi in carriera. Pericolosissimo sul perimetro, lo stile di gioco del n°8 dei Nets lo porta però al ferro a ogni occasione: sono infatti più di 12 le penetrazioni a partita di Dinwiddie, dato che lo mette al primo posto tra tutti i giocatori che non partono in quintetto e al 17° assoluto nella lega. Il suo plus/minus offensivo lo piazza poi al 19° posto NBA, ma al settimo se si considerano solo i giocatori della Eastern Conference (dietro a nomi come quelli di Kemba Walker, Kyrie Irving, Kyle Lowry, Eric Bledsoe, Kawhi Leonard e Jimmy Butler).