Gli Warriors crollano nel quarto periodo, ma riescono in volata a vincere grazie ai 35 punti di Curry e i 33 di Durant. Embiid chiude con 40 punti e 21 rimbalzi, ma perde in casa contro Indiana. Boston batte Atlanta e fa otto in fila, i Knicks sorridono all'overtime a Charlotte. Brooklyn vince anche contro Washington
TUTTI GLI HIGHLIGHTS DELLA NOTTE
MERCATO NBA: MEMPHIS E PHOENIX CONFONDONO I BROOKS E SALTA LO SCAMBIO
ANTETOKOUNMPO SHOW: 44 PUNTI E MASSIMO IN CARRIERA CONTRO I CAVS
Sacramento Kings-Golden State Warriors 125-130
Dopo una lunga serie di vittorie è impossibile non sentirsi appagati, non essere svagati e poco concentrati quando la partita sembra vinta. È fisiologico, soprattutto in una stagione da 82 gare. Per quello agli Warriors basta guardare il risultato finale sul tabellone luminoso, consapevoli di aver rischiato grosso, ma soddisfatti di aver rimesso in tempo le mani sulla sfida. Già, perché i campioni NBA veleggiavano tranquillamente oltre la doppia cifra di vantaggio dopo tre quarti, con uno Steph Curry ispirato (35 punti totali, con percentuali “rovinate” nel finale) e i Kings che sembravano ormai essere alle corde. Sacramento però è una squadra che all’occorrenza sa tirare fuori le unghie e, trovando ritmo, riesce a infiammare il pubblico di casa e la partita. È quello che succede all’inizio dell’ultima frazione, con i Kings guidati dai 27 punti di Hield, i 25 con nove assist di Fox e i 22 e 11 rimbalzi di Cauley-Stein. Golden State in un amen è sotto di dieci e per vincerla si affida a Durant, letale nel quarto periodo e necessario per riportare la gara in equilibrio a un minuto dalla fine. Sacramento a quel punto chiede aiuto a Fox - diventato il centro focale della squadra - che trova il bersaglio del +2, a cui risponde però Klay Thompson dall’arco su uno scarico di KD. Tripla a cui nessuno dei californiani riesce a replicare, permettendo a Golden State di vincere la quinta nelle ultime sei gare e di restare incollata ai Nuggets primi a Ovest. Ai Kings invece oltre al rammarico per l’impresa sfiorata, si aggiunge anche la consapevolezza di potersi davvero giocare l’accesso ai playoff fino ad aprile. Un grande passo avanti, visto il nome che c'è scritto sul fronte delle maglie.
Boston Celtics-Atlanta Hawks 129-108
Spesso, anche se in molti preferiscono la frase speculare, il miglior attacco è la difesa, come hanno scoperto già da qualche tempo a Boston. Aver stretto le maglie difensive ha riportato i bianco-verdi all’antico splendore, finalmente ripartiti dopo un primo mese di regular season claudicante e giunti così all’ottava vittoria in fila; la striscia più lunga raccolta quest’anno. Merito dei 24 punti in tre quarti realizzati da Kyrie Irving, che danza contro un avversario chiaramente con meno talento e motivazioni. Il n°11 li condisce con cinque assist, cinque rimbalzi e quattro recuperi, mentre alla voce punti si aggiungono i 22 di Jayson Tatum, i 20 di Marcus Morris e i 19 di Gordon Hayward. Robert Williams III si concede un altro record personale, piazzando cinque stoppate in meno di un quarto d’ora sul parquet. La partita infatti è da subito in discesa per i Celtics, che piazzano il parziale da 42-19 nel primo quarto. La reazione degli Hawks (anche senza l’infortunato Taurean Prince) è ammirevole nella seconda frazione, ma a inizio ripresa arriva l’altra ondata: 41-26 Boston e partita definitivamente finita, con buona pace di Atlanta sempre più penultima a Est.
Philadelphia 76ers-Indiana Pacers 101-113
Joel Embiid alle volte non basta, almeno se preso da solo (anche in dosi massicce), ma contro una delle squadre più solide della Eastern Conference. Gli Indiana Pacers infatti battono a domicilio i Sixers nonostante la super prestazione del camerunense: 40 punti e 21 rimbalzi (di cui otto offensivi), diventato così il primo giocatore di Philadelphia a riuscirci negli ultimi 28 anni dopo che Charles Barkley aveva messo a referto cifre simili il 7 dicembre 1990 (e il quinto nella storia, con Wilt Chamberlain primo con distacco a quota 27 partite da 40+ e 20+ in carriera con la squadra della Pennsylvania). Embiid inoltre diventa il primo giocatore NBA in questa stagione a chiudere una gara con cifre del genere. “Tutto perché non c’era Jimmy Butler al suo fianco sul parquet”, direbbero i maligni, senza considerare i 22 punti di Redick e la tripla doppia come al solito sfiorata da Simmons (18 punti, nove rimbalzi e sette assist). No, tutto questo non basta contro Indiana, che si gode la seconda partita consecutiva con Victor Oladipo a disposizione e soprattutto un Thaddeus Young da 26 punti e dieci rimbalzi. Un crescendo quello dei Pacers, sotto in doppia cifra nel primo tempo e dominanti nella ripresa: un successo che vale il terzo posto virtuale (con Philadelphia scivolata al quinto) e che soprattutto lancia un messaggio molto chiaro a tutte le altre.
Portland Trail Blazers-Toronto Raptors 128-122
Ottima prestazione di Portland che vince una gara complicata contro la miglior squadra (record alla mano) della NBA. Toronto, orfana di Kyle Lowry, si affida al recuperato Kawhi Leonard che chiude con 28 punti una partita in cui tutto il quintetto degli ospiti sale oltre la doppia cifra: ce ne sono 18 per Serge Ibaka, 21 per Fred VanVleet (per una volta in quintetto), 19 per Danny Green. Un contributo omogeneo, ma non sufficiente, visto che dall’altra parte la cooperativa Blazers manda oltre quota dieci punti realizzati ben otto giocatori, guidati dai 24 di Damian Lillard. Una spinta che ha portato i padroni di casa anche sul +16 nell’ultima frazione, prima che l’orgoglio di Leonard e Miles rimettesse solo quattro lunghezze di distanza tra le squadre. A quel punto la tripla di Lillard rimanda soltanto di pochi secondi l’avanzata dei Raptors, che si riportano a un solo possesso di distanza. Serve una risposta e Portland trova due triple decisive da CJ McCollum prima e Al Farouq-Aminu poi: +8 a un minuto dalla sirena e gara chiusa, con i Blazers che tornano così virtualmente a occupare uno degli otto posti in classifica che permettono l’accesso alla post-season.
Charlotte Hornets-New York Knicks 124-126 OT
Una bella sfida e soprattutto una battaglia che, per una volta, ha visto trionfare i Knicks. Merito di Emmanuel Mudiay, il protagonista della sfida. È suo il canestro che a 27 secondi dalla sirena dei regolamentari manda la partita all’overtime: un canestro che contribuisce a far salire il suo bottino totale a quota 34 punti, il suo massimo in carriera, necessario per permettere ai rimaneggiati Knicks di recuperare le 21 lunghezze di svantaggio e portare a casa un successo al supplementare. Una prestazione che ha lasciato tutti a bocca aperta, a partire da Michael Jordan, il primo intercettato dalle telecamere durante i cinque minuti aggiuntivi, a caccia magari di qualche altro rimbrotto virale. No, questa volta il proprietario degli Hornets siede in tribuna e scuote soltanto la testa ogni volta che la sua Charlotte sbaglia un tentativo nel finale (otto errori su 12 tentativi nel supplementare), mentre Kemba Walker e compagni alzano bandiera bianca contro un avversario all’apparenza innocuo. Alla sirena sono tre i giocatori del quintetto Hornets con 20 o più punti (Williams, Batum e Zeller), non abbastanza per avere la meglio contro i newyorchesi.
Brooklyn Nets-Washington Wizards 125-118
Non poteva esserci chiusura migliore di settimana per Spencer Dinwiddie e i Nets, entrambi felici della piega che hanno preso le cose in questi ultimi sette giorni. La point guard dei newyorchesi chiude con 27 punti (confermandosi il miglior realizzatore della NBA in uscita dalla panchina) e festeggia così il fresco rinnovo contrattuale, regalando alla sua Brooklyn il quarto successo consecutivo contro una Washington sempre più allo sbando. Kelly Oubre e Austin Rivers, due dei giocatori in doppia cifra in uscita dalla panchina, hanno scoperto tornati in spogliatoio che la dirigenza capitolina voleva scambiarli (in una trade saltata per ragioni di omonimia e incomprensione), rendendo ancora più pesante l’aria in casa Wizards. Non bastano i 31 punti e nove assist di Bradley Beal e i 17 con 13 assist di John Wall a una squadra che concede 43 punti ai Nets nel solo secondo quarto. Da lì in poi è un lungo inseguimento che non trova mai il suo compimento.
Memphis Grizzlies-Miami Heat 97-100
Gli Heat riscattano la peggior sconfitta stagionale e vincono in rimonta nel finale a Memphis una gara che sembrava già persa. Merito del parziale da 13-2 che a metà quarto periodo ha spaccato in due la sfida: alla sirena finale sono 18 punti per Josh Richardson e Kelly Olynyk (autore anche dei due tiri liberi della staffa che chiudono i conti a sette secondi dal termine), in una partita come prevedibile dalle basse percentuali. I Grizzlies infatti hanno provato a portare la sfida sui binari a loro più consoni, incapaci però di tenere per 48 minuti, nonostante i 22 punti di Mike Conley e i 15 a testa di Jarren Jackson Jr. e di Garrett Temple. Miami, nonostante tutto, avvicina così l’ottavo posto a Est, mentre Memphis continua a veleggiare ben al di sopra delle posizioni che in molti avrebbero pronosticato non più di due mesi fa.