Il n°23 dei Lakers è stato costretto a uscire poco dopo l'inizio del secondo tempo a seguito di una scivolata scomposta sul parquet. Un dolore all'inguine che lo ha costretto a tornare negli spogliatoi con 20 minuti d'anticipo: "Ho sentito che ha fatto pop"
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Non siamo abituati a vederlo così, dolorante e non in grado del tutto di camminare verso gli spogliatoi. LeBron James voleva fare per l’ennesima volta la differenza a tutti i costi, trascinante nei 21 minuti trascorsi sul parquet contro Golden State e chiusi con 17 punti, 13 rimbalzi e cinque assist. Una tripla doppia in divenire già pronta da essere acciuffata, prima che il destino decidesse che per il n°23 la partita sarebbe finita con largo anticipo. Tutto a causa di una virata in transizione, fatta con l’intenzione di riaprire sul perimetro come spesso aveva fatto con profitto nel primo tempo armando la mano dei compagni. Il movimento in corsa sulla pressione di Draymond Green però gli porta a perdere l’appoggio con la gamba sinistra, che scivola sul parquet e comporta così un movimento innaturale dell’interno coscia. Un colpo, un fastidio, una botta. All’inizio non è chiara la dinamica, ma James resta fermo nei pressi della panchina, toccandosi vistosamente l’inguine. Luke Walton chiama di corsa timeout per indagare su quanto accaduto. Le telecamere invece indugiano qualche istante sul giocatore dei Lakers, che rivolto verso lo staff medico commenta: “Ho sentito qualcosa che ha fatto pop”. Un pessimo segnale in questi casi, tanto che LeBron è costretto a trascinarsi negli spogliatoio, manifestando evidenti problemi nella camminata. La partita ormai scivola via attorno a lui, che resta barricato dentro nella pancia della Oracle Arena davanti la TV, mentre i suoi compagni trovano il modo migliore di consolarlo: regalandogli un successo meritato con grande margine anche senza di lui.
La diagnosi e i possibili tempi di recupero
La gara quindi non lo ha costretto a fare un ulteriore sforzo: James è rimasto a riposo, sottoposto ai primi esami che per fortuna hanno riscontrato l’integrità del muscolo. Il problema infatti sembra essere meno grave del previsto (Steph Curry, a causa di uno stiramento con parziale rottura, è rimasto fermo per ben 11 gare): “Non sono il tipo che si preoccupa molto degli infortuni - sottolinea James - ero in grado di uscire in piedi sulle mie gambe. Ho sentito chiaramente un rumore e prima di andare nello spogliatoio ho provato a capire se facendo un po’ di stretching riuscivo a recuperare. Distendendo il muscolo però, il dolore non passava”. Un movimento repentino, per evitare che Green si impossessasse del pallone: “Credo sia un problema di iperestensione, me ne sono accorto non appena sono finito a terra. Anche rientrando in difesa il fastidio non è migliorato. È stata soltanto un’azione sfortunata”. Un incidente di percorso che tuttavia non gli ha tolto il sorriso. A chi gli chiedeva se ci fosse il suo zampino nella preparazione della sfida contro Golden State, LeBron ha prontamente replicato: “Nono, non mi hanno chiesto nulla. Non ho giocato a sufficienza negli ultimi anni contro gli Warriors per dare il mio contributo”. Merito del coaching staff (con Luke Walton che conosce bene già di suo Golden State) e dei compagni. Per una volta il n°23 si è potuto prendere un po’ di riposo non voluto. La speranza adesso è che questo periodo non diventi troppo lungo.