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NBA, Luka Doncic, un super avvio di stagione: come lui a 19 anni solo LeBron James

NBA

La tripla doppia da record sfiorata contro New Orleans è soltanto l'ultimo acuto in una prima parte di stagione da incorniciare per il rookie dei Mavericks: i paragoni si sprecano e a guardare i dati l'unico con cifre del genere a 19 anni è stato proprio il n°23 dei Lakers

"HALLELUKA": DALLAS IMPAZZISCE PER LA CANZONE SU DONCIC

DONCIC TRAVOLGE UN GIOVANE TIFOSO E POI GLI REGALA LA MAGLIA

“Prescelto” in sloveno si scrive “izbran” (sulla pronuncia meglio non avanzare ipotesi) e, anche se nessun tatuaggio di questo tipo campeggia sulla schiena del rookie di Dallas, Luka Doncic ce la sta mettendo davvero tutta per seguire le orme del suo idolo. Lo stesso LeBron James a cui chiedere la maglia dopo il primo testa a testa sul parquet, a cui stoppare due tiri nella stessa azione nel secondo episodio della stagione tra Lakers e Mavs e adesso quello a cui provare a togliere primati che soltanto il n°23 giallo-viola da 19enne è riuscito a raccogliere. Prima di tutto, c’è una considerazione da fare che prescinde dai numeri: a 15 anni di distanza, Doncic è uno dei pochissimi teenager che sin dalla prima partita NBA è apparso pronto a un palcoscenico del genere. Proprio come accaduto con LeBron nel 2003. Il rookie sloveno questa notte si è fermato a un solo rimbalzo di distanza dal diventare il giocatore più giovane nella storia NBA ad aver chiuso una partita in tripla doppia (21 punti, 10 assist e nove rimbalzi nel successo contro New Orleans), rischiando di superare di 16 giorni Markelle Fultz (che in chiusura della passata regular season a soli 19 anni e 317 giorni si è tolto almeno questa soddisfazioni). In alcune delle ultime gare disputate i suoi numeri sono comparabili per età soltanto a quelli raccolti da James. “È pazzesco, tutti sanno che è il mio idolo. Il mio riferimento, è incredibile essere nella stessa frase assieme a lui”. Sì, sulle dichiarazioni post-partita dobbiamo ancora lavorare, ma ripescando i tabellini di alcune partite giocate da LeBron prima del 30 dicembre 2004, il paragone statistico regge eccome. Sempre il 26 dicembre infatti, ma di 14 anni fa, James chiuse la sfida vinta dalla sua Cleveland proprio contro New Orleans con 22 punti, nove rimbalzi e 14 assist. Sì, sfiorando la tripla doppia qualche giorno prima di compiere 20 anni, il giorno dopo un Christmas Day che non l’aveva visto protagonista, ma che nel giro di poco tempo non avrebbe più potuto fare a meno di lui.

“Se dici Luka, tutti pensano a lui. È un grande segno”

“M-V-P, M-V-P!”, cantano dagli spalti dell’American Airlines Arena mentre va in lunetta, spesso a regolare i conti nei finali combattuti di gara in favore dei Mavericks. Non una battuta di spirito da parte dei suoi tifosi, ma un auspicio che questo straordinario avvio lascia immaginare. No, Doncic non è un rookie come tutti gli altri, come sottolineano anche i compagni: in trasferta tanti appassionati, spesso neanche tifosi dei Mavericks, si raccolgono sotto l’hotel di Dallas alla ricerca di una foto con lui o di un suo autografo: “Si è già fatto un nome, lo conoscono in molti - sottolinea un orgoglioso Dirk Nowitzki, che lo sta tenendo a battesimo in questa particolare annata per i texani - quando dopo poche settimane la gente ti conosce semplicemente pronunciando il tuo nome di battesimo, è davvero un gran segnale”. Sì, di Dirk in NBA ce n’è sempre stato uno solo, anche se a lui dopo meno di tre mesi non avevano dedicato in Texas una canzone come “Halleluka”: un inno alla gioia da parte di una franchigia che scambiando scelte e sfruttando la distrazione degli altri, ha messo le mani sul prospetto più maturo del Draft. Un nome che ronza anche nella testa del suo idolo, come dimostrato in occasione delle polemiche seguite alle parole di LeBron su Anthony Davis. James aveva detto che sarebbe stato un piacere giocare con il n°23 dei Pelicans e alcuni lo avevano accusato di fare pressione e immischiarsi in questioni di mercato. LeBron per rispondere ha iniziato a fare una lunga lista di nomi di campioni che gli ronzavano nella testa, per dimostrare che lui avrebbe continuato a parlare: Kevin Durant, Jimmy Butler, Giannis Antetokounmpo, Joel Embiid, Ben Simmons. E dopo un attimo di pausa, Luka Doncic. James poteva scegliere tanti nomi, ma non a caso ha fatto il suo.

Cifre (e giocate) da All-Star già nel suo anno da rookie

Ma ritorniamo ai numeri, nonostante raccontino soltanto una piccola parte del suo impatto: Doncic sta viaggiando a 18 punti, 5.5 rimbalzi e cinque assist di media. Cifre che a livello di rookie si sono viste davvero di rado, messe a referto da campioni del calibro di Magic Johnson, Oscar Robertson e Michael Jordan. Soltanto uno però aveva meno di 20 anni: LeBron James. Sì, si ritorna sempre a lui, nonostante allo sloveno non venga mai rimproverata l’incapacità di prendersi responsabilità quando il pallone è più pesante nei finali di partita: “Per lui la pressione non è mai troppo elevata, non ha paura. È una caratteristica che non ho mai visto in un rookie”, sottolinea Mark Cuban, che se lo coccola, nonostante sorridente risponda in maniera sincera “No, dannazione!”, a chi gli chiede se pensava che potesse essere così forte. “Deve solo migliorare al tiro, dare più continuità alla sua capacità di segnare. A quel punto diventerà incontenibile per chiunque”. Contro i Pelicans JJ Barea ha preso in mano le operazioni nel quarto periodo, segnando 11 dei suoi 18 punti nell’ultima frazione e distribuendo tre assist. Ma quando a 40 secondi dalla sirena c’è stato bisogno di chiamare un gioco, coach Carlisle non ha esitato nel mettere la palla in mano a Doncic. Risultato: due tiri liberi conquistati, 2/2 e sorpasso Dallas. “Soprattutto nell’ultimo possesso di gara, Luka deve avere il pallone - sottolinea lo stesso Barea - è grosso, può sfidare chiunque, sa passare, tira senza esitazione. Ama quelle situazioni e spesso ne esce vincitore. La scelta più saggia è affidarsi alle sue mani”. Sì, proprio come accade da oltre 15 anni con LeBron James.