Retrocesso in panchina, scontento e in scadenza di contratto. Enes Kanter giura di non aver chiesto al suo gm di essere ceduto, ma i giorni del turco nella Grande Mela sembrano contati. Si va verso un buyout o una trade, con Chicago però unica destinazione ipotizzabile
KANTER ESPULSO CONTRO I BUCKS: MA LUI NON LO SA
ENES KANTER METTE TUTTI NEL MIRINO, DA LEBRON JAMES A ERDOGAN
Sotto l’albero di Natale, Enes Kanter ha trovato un regalo tutt’altro che atteso: un ruolo da panchinaro nei New York Knicks. La sfida natalizia contro i Bucks è stata infatti l’ultima giocata dal turco in quintetto, mentre dalla gara successiva coach Fizdale ha scelto di farlo partire dalla panchina, diminuendo sensibilmente i suoi minuti (mai oltre i 20 nelle tre gare contro Bucks, Jazz e Nuggets). Kanter – non l’ha nascosto – non l’ha presa bene: “Non capisco, è troppo presto all’interno di una stagione per non farmi più giocare”, l’immediata reazione del giocatore. “Il mio obiettivo è scendere in campo, quest’anno volevo diventare un All-Star. Ora la situazione è completamente diversa, e non posso farci nulla se non mantenere un approccio positivo”. Non è che il giocatore turco non capisca il piano a lungo termine della franchigia che, con i Knicks solo una gara davanti ai Cavs ultimi nella Eastern Conference e Kristaps Porzingis fuori sicuramente almeno fino a febbraio compreso (se non per tutta la stagione), ha lo sguardo già proiettato al futuro e al Draft 2019. Kanter è titolare di un contratto (da 18.6 milioni di dollari) in scadenza in estate, un’estate che a New York attendono con molto entusiasmo con l’idea di poter attrarre in città una grandissima superstar (il sogno è Kevin Durant, il cui agente è newyorchese) da affiancare a un Porzingis finalmente sano. Ai soldi attuali Kanter non troverebbe spazio nei piani futuri dei Knicks (servono per mettere sotto contratto una superstar al suo massimo salariale) per cui la permanenza o meno del giocatore nella Grande Mela è già oggetto di discussione. “Non ho chiesto a Scott [Perry] di essere ceduto, non ho pronunciato queste parole – ha dichiarato Kanter dopo aver chiesto e ottenuto un immediato colloquio con il general manager dei Knicks – perché qui sto bene, mi piace la squadra, i tifosi, tutto. Ma alla fine sono un atleta, che vuole giocare, competere, uno che vuole vincere. Voglio che questa squadra arrivi ai playoff, un giorno”. Un obiettivo ovviamente condiviso anche dalla società, che però potrebbe pensare di perseguirlo senza il turco, da molti ormai considerata una presenza anche un po’ scomoda in spogliatoio, per la sua tendenza a far sentire spesso e volentieri la sua voce, senza troppi filtri. Era successo anche dopo la recente striscia di sconfitte, ora arrivata a 8 (i Knicks hanno perso 13 delle ultime 14 gare): “Imbarazzante. Non possiamo andar sotto di 40-50 punti [come successo contro 129-97 contro i Jazz, nella quale Kanter ha chiuso con 0/6 al tiro e 0 punti in 17 minuti, ndr]. Capisco che vogliano sviluppare i nostri giovani, ma guardare dalla panchina mentre ci fanno a pezzi fa male. Cerco di restare positivo e di aiutare i miei compagni più giovani, ma non capisco perché si è scelto di fare quello che stanno facendo”. Non è la retrocessione tra le riserve a infastidirlo – “non mi interessa partire tra i 5 o dalla panchina”, dice – ma quello che non riesce a sopportare sono le sconfitte: “Se stessimo vincendo, mi andrebbe bene anche giocare zero minuti. Ma perdere non lo sopporto, non lo accetto. Ogni volta che scendo in campo io voglio vincere”. Belle parole, che però sembrano trascurare il fatto che con Kanter titolare (e minutaggio da superstar) New York a dicembre ha comunque perso 10 delle 12 gare disputate e a novembre aveva fatto solo poco meglio (10 ko su 15). Non solo: pur sfoggiando una doppia doppia di media (14.4 punti e 10.6 rimbalzi), tra i 61 centri che si qualificano per numero di minuti giocati, Kanter è 60° per plus/minus reale e con lui in campo la squadra sfoggia il terzo peggior rating difensivo (113.4 punti subiti su 100 possessi) mentre quando non è in panchina i Knicks collezionano il secondo miglior net rating (che rimane comunque negativo, -4.4).
Il futuro di Kanter: la possibilità del buyout, l’ipotesi di una trade
Anche alla luce di queste cifre, non è difficile intuire che i giorni di Kanter a New York potrebbero essere contati. I suoi soldi servono per arrivare al Durant di turno (o Kawhi Leonard, o Kyrie Irving…) per cui volesse rimanere a tutti i costi, dovrebbe accettare in estate una pesantissima riduzione di ingaggio. L’impressione però è che la situazione potrebbe svilupparsi senza attendere il naturale termine del suo contratto. Un giocatore da doppia doppia di media, infatti, potrebbe far gioco a parecchie squadre per i playoff 2018, ma non è facile immaginare una trade immediata per un semplice motivo: i Knicks vogliono ricevere in cambio soltanto giocatori a loro volta in scadenza di contratto, per non precludersi lo spazio salariale necessario a muoversi da protagonisti sul mercato. E di squadre da playoff che vogliono disfarsi di giocatori con quel tipo di stipendio e di scadenza di contratto non ce ne sono. L’unica è, come i Knicks, lontana da ogni ambizione di post-season: i Chicago Bulls. Loro – e in particolare il contratto di Jabari Parker, al momento inutilizzato da coach Boylen – sembrano l’unica soluzione immediata per una trade: Parker “chiama” 20 milioni di dollari (i 20 per il 2019-20 sono una team option che ovviamente i Bulls non eserciteranno) e aggiungendo Trey Burke (1.79 milioni) al contratto di Kanter la disparità nelle cifre – solo 400.000 dollari – potrebbe rendere fattibile lo scambio. Resta da valutare però l’opportunità di uno scambio del genere: Kanter finirebbe in una situazione se non peggiore molto simile (10-28 il record dei Bulls, 9-29 quello dei Knicks), mentre se Parker volesse utilizzare la finestra di stagione in blu-arancio per guadagnarsi un contratto, questo potrebbe mettere a rischio il piano (più o meno dichiarato) di New York di cercare il colpo grosso Zion Williamson al prossimo Draft. Ecco allora che un buyout è forse la soluzione più probabile, se il giocatore turco scegliesse di concedere uno sconto a New York pur di essere subito libero di firmare – da free agent – con una squadra da playoff. Di sicuro, con Luke Kornet protagonista di un ottimo impatto e il ritorno di Mitchell Robinson in squadra (uno di quei giovani che i Knicks vogliono sviluppare), i minuti di Kanter potrebbero ulteriormente ridursi. E allora forse meglio cambiar aria.