Il Barba è dominante contro i campioni in carica: prima guida la rimonta e porta la sfida all'overtime e poi segna la tripla decisiva a un secondo dalla sirena del supplementare. Per lui sono 44 punti, 15 assist e dieci rimbalzi nell'ennesimo match da MVP del n°13 dei Rockets
KAWHI LEONARD E I FISCHI DI SAN ANTONIO
Golden State Warriors-Houston Rockets 134-135 OT
Lo ha ripetuto più volte che il premio di MVP quest’anno sarebbe ritornato nelle sue mani. E se continua a giocare così, sarà impossibile per chiunque portarglielo via. James Harden corona il suo momento d’oro, ritoccando a rialzo le sue medie dell'ultimo mese e disputando una delle migliori partite della sua carriera. Per senso, per importanza, per leadership. Il n°13 dei Rockets è il protagonista della rimonta contro Golden State alla Oracle Arena, con i campioni NBA volati sul +20 nel primo tempo e in controllo di un match all’apparenza già chiuso. Una sensazione di impotenza che sembrava attanagliare i texani, costretti a fare i conti anche con una rotazione ridotta. Coach D’Antoni infatti deve rinunciare sia a Chris Paul che a Eric Gordon, inventandosi House Jr. in quintetto (17 punti e un ottimo impatto) e lanciando anche Austin Rivers tra i titolari. La squadra non molla e trascinata dal Barba si riporta a contatto, con Harden che segna 13 punti nel terzo quarto e riduce in singola cifra lo svantaggio. Manca ancora l’ultimo tassello per completare la rimonta: Gerald Green ne mette 16 in uscita dalla panchina, Clint Capela si gode gli assist del suo compagno e chiude con 29 punti e ben 21 rimbalzi (di cui nove preziosissimi in attacco), ma Houston non riesce a completare l’aggancio. Almeno fino all’ultimo minuto dei regolamentari: sotto di sei lunghezze, Harden prima inventa un passaggio per il lungo svizzero che chiude il gioco potenziale da tre punti e poi si mette in proprio. Tripla a 40 secondi dal termine, errori da una parte e dall’altra e partita che va così all’overtime. A quel punto non resta che completare l’opera: Houston realizza un paio di canestri, tocca il +2 e si gode il massimo vantaggio nella sfida, prima di andare sotto colpita da un paio di super bersagli di Steph Curry. Il secondo - un jumper dalla media realizzato facendo saltare con una finta l’avversario diretto – arriva pochi istanti dopo che Kevin Durant aveva salvato un pallone lungo la linea di fondo, mettendo però entrambi i piedi fuori dal campo. Una palla persa trasformata nei due punti più pesanti della sfida. Un’ingiustizia a cui pone rimedio il solito Harden, che si prende la tripla a un secondo dalla sirena e segna un canestro impossibile avendo addosso Draymond Green e Klay Thompson. La giocata di questa regular season, quella da MVP, per ora porta la sua firma.
Le cifre di una delle più belle partite della stagione
Alla sirena finale sono 44 punti, 15 assist e dieci rimbalzi a referto per Harden, che dal 13 dicembre a oggi ha messo a segno 30 punti in 11 gare consecutive (dal 50ello contro i Lakers in poi). Il messaggio lanciato da Steve Kerr prima della palla a due è chiaro: “Non fate assolutamente fallo su di lui”. Alla fine arriva un accettabile 8/9 a cronometro fermo, con cui gli Warriors possono tranquillamente convivere, visti i 35 punti messi a segno da Steph Curry (5/15 dall’arco e sei assist), a cui si aggiungono i 26 a testa per Klay Thompson (11/20 e quattro triple) e Kevin Durant (10/23 e sette rimbalzi). Golden State si affida spesso a KD nel finale, non riuscendo però a confermare la striscia che vedeva spesso e volentieri vincenti i campioni NBA in carica ogni volta che i Big-3 superavano i 25 punti a testa. Un contributo offensivo che non è bastato a evitare la sesta sconfitta casalinga stagionale; una delle più cocenti - nonostante il margine ridotto – che pone altri punti interrogativi sulla tenuta della versione 2018/19 degli Warriors. Per Houston invece è il sesto successo in fila, l'11° nelle ultime 12 gare. Con un James Harden a questi livelli diventa davvero tutto più facile.
Sacramento Kings-Denver Nuggets 113-117
Dopo aver visto i Kings partire forte e segnare 66 punti nel solo primo tempo, Denver ha capito che la rimonta doveva arrivare dalla difesa nella seconda metà di gara. Al resto infatti ha pensato Jamal Murray, autore di 36 punti (17 dei quali arrivati nell’ultimo quarto), sette rimbalzi, sei assist e del canestro che ha chiuso i conti nell’ultimo minuto di gioco. Una super prestazione da 12/24 dal campo, 4/12 dall’arco e spalla ideale per un Nikola Jokic da 26 punti, 13 rimbalzi e sei assist. Un duo che fa sognare i Nuggets e permette alla squadra del Colorado di restare in vetta alla Western Conference (approfittando anche della battuta d’arresto dei Golden State). Dall’altra parte sono 29 i punti di Buddy Hield, uno dei sei giocatori in doppia cifra per Sacramento, che a causa delle quattro sconfitte nelle ultime cinque gare scivola a ben due partite di distanza dall’ottavo posto utile per accedere ai playoff.