Il canestro dall'arco allo scadere, gli 11 punti nell'overtime, la tripla doppia da 44 punti e 15 assist, i 41 di media nelle ultime tre settimane: il Barba sta vivendo il miglior momento della sua carriera e nessuno sembra in grado di contenerlo
HARDEN MOSTRUOSO: TRIPLA (DOPPIA) DECISIVA ALL'OT CONTRO GLI WARRIORS
“Cosa può fare di meglio James Harden?”, si domandavano in molti nelle ultime 48 ore, dopo aver dato un’occhiata alle prestazioni delle ultime settimane del n°13 dei Rockets. Una serie infinita di gare oltre 30 punti, iniziata con i 50 punti (e tripla doppia) messi a referto contro i Lakers lo scorso 13 dicembre, senza mai abbassare il rendimento e garantendo a Houston nove vittorie in dieci gare. Non che prima le cose andassero peggio: iniziare a raccogliere i dati da metà dicembre infatti, vuol dire lasciare fuori il massimo in stagione da 54 punti realizzato contro Washington, oltre ai tre quarantelli contro Cleveland, Detroit e Indiana della prima parte di stagione. Il Barba però è riuscito a dare un’ulteriore impennata alla sua efficacia, mettendo la ciliegina sulla torna contro gli Warriors. Harden infatti è riuscito a inventarsi qualcosa di ancora più decisivo: un successo in rimonta da -20 sul campo dei campioni NBA in carica, senza Chris Paul ed Eric Gordon al suo fianco, segnando 44 punti, chiudendo in tripla doppia (15 assist) e realizzando i tre punti della vittoria a un secondo dalla sirena dell’overtime. È complicato anche soltanto immaginare un canestro più decisivo, nella partita che potenzialmente resta la più probabile finale di Conference a Ovest (senza offesa per LeBron). Un bersaglio arrivato avendo addosso la pressione e le mani di due dei migliori difensori della Lega, oltre allo sguardo di milioni di persone incollate davanti allo schermo. Una prestazione che gli regala il quinto 40ello consecutivo (contro gli Spurs si era fermato a 39), la seconda tripla doppia in fila con almeno 40 punti a referto. E l’elenco strabiliante delle cifre da record potrebbe andare avanti ancora a lungo. Nelle ultime 11 gare sono 41 punti di media, con sette rimbalzi e oltre nove assist, tirando con il 41.6% dall’arco su quasi 15 tentativi a sera e portando a casa oltre 14 liberi. Provate voi a limitarne l’impatto, le difese NBA al momento non sono in grado.
Una giocata decisiva nella corsa al titolo di MVP
L’MVP in carica sa bene cosa bisogna fare per conquistare un riconoscimento così ambito e conteso. Quando Harden lo scorso anno mise a sedere Wesley Johnson con una finta dal palleggio, fermandosi poi a osservare la difesa dei Clippers con un atteggiamento di superiorità, sapeva di aver fatto centro. Di aver piazzato una giocata che resta nell’immaginario, che fa capire agli avversari e al mondo che sei il più forte di tutti, almeno in quella regular season. Tutti gli MVP hanno sempre regalato un momento di assoluto dominio, un acuto diverso dal resto. Una giocata che resta impressa nella memoria di chi non dimentica la sensazione che le giocate di un talento diverso dagli altri possono garantire. È successo nel 2014 con Kevin Durant, che segnò il canestro decisivo contro i Raptors in una storica sfida con i Thunder chiudendo quella gara con 51 punti. Lo ha fatto per due anni consecutivi Steph Curry, che nella prima stagione da MVP faceva impazzire chiunque dal palleggio (la giocata su Chris Paul con tanto di tripla, mentre Steve Kerr stenta a crederci in panchina, è uno dei canestri più iconici degli ultimi anni), per poi segnare la tripla da oltre dieci metri nella vittoria degli Warriors contro OKC che sancì la definitiva consacrazione di una regular season da 73 successi. Lo ha fatto Russell Westbrook nel 2017, raccogliendo contro Denver nell’ultima gara la 42^ tripla doppia della sua stagione (con bersaglio decisivo allo scadere), polverizzando ogni record e fugando i dubbi residui su chi meritasse quel riconoscimento tra lui e Harden. Il Barba adesso ha messo una seria ipoteca nella sua corsa al secondo titolo consecutivo di MVP, facendo saltare sul divano di casa compagni di squadra infortunati, il proprietario dei Rockets e i tanti colleghi rimasti a bocca aperta. I bookmakers dopo stanotte hanno cambiato le quote per chi scommette sulla corsa al premio di giocatore dell’anno: Harden adesso è il favorito, davanti ad Antetokounmpo. Quello che paga meno in caso di successo, ma un investimento che appare molto più sicuro dopo la gara contro gli Warriors