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NBA, "sparatoria" a Ovest: gli Warriors vincono a Sacramento, è record di triple

NBA

Golden State vince in volata grazie ai 42 punti di Steph Curry - 20 arrivano nel quarto periodo - che segna dieci delle 41 triple totali realizzate nel match (21 dagli Warriors, 20 dai Kings): mai due squadre avevano combinato per così tanti canestri da lontano nella storia NBA

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Sacramento Kings-Golden State Warriors 123-127

In questa regular season, nelle gare tra Sacramento e Golden State, lo spettacolo è sempre stato assicurato. Merito dei Kings, una squadra profondamente rivoluzionata rispetto a quella delle passate stagioni: giovane, atletica e con tanta voglia di correre. Una di quelle che affrontano a viso aperto anche i campioni NBA, sfidandoli senza paura con le loro armi. La pioggia di triple che è venuta fuori dal terzo incrocio stagionale tra le due è figlia proprio di questo atteggiamento: ben 41 canestri totali dall’arco – massimo nella storia della Lega - 21 per gli Warriors e 20 per i Kings (nuovo record di franchigia). Alla fine ci ha messo il suo zampino anche Steph Curry, il protagonista del successo in volata di Golden State. Il n°30 degli Warriors ha chiuso con 42 punti, 20 dei quali realizzati nel solo quarto periodo: la 24^ volta in carriera che Curry trova così tanti punti in una sola frazione, la seconda che riesce a realizzarli nell’ultimo periodo di gioco. Alla sirena sono dieci triple su 20 tentativi: la sua 11^ gara in NBA con un bottino così ricco (nessuno nella storia ha concluso più di quattro partite con almeno 10 bersagli da lontano). Canestri che lo portano a quota 2.277 triple in carriera, superando Kyle Korver al quarto posto nella classifica all-time e a -5 da Jason Terry, con il podio ormai a un passo. Ci pensa lui a dare la spinta finale ai campioni in carica, che dopo il parziale da 10-2 subito sul finire di terzo quarto avevano sfiorato anche la doppia cifra di svantaggio a 12 minuti dal termine. Poi Steve Kerr ha deciso di andare sul sicuro, chiedendo alla sua squadra di sfruttare una delle armi improprie di cui dispongono offensivamente gli Warriors: pick&roll centrale tra Curry e Durant. Risultato: due triple a testa e poi un lungo assolo del figlio di Dell, in grado di mettere a sedere Justin Jackson – franato a terra dopo l’ennesimo cambio di direzione sui blocchi lontano dal pallone. Curry in fondo ha fatto girare la testa a tutti, figurarsi al suo avversario diretto.

L’ottima prestazione dei Sacramento Kings

Justin Jackson in realtà si è fatto notare anche per altro (per sua fortuna), chiudendo la sfida con 28 punti a referto (massimo in carriera), 10/14 al tiro e cinque triple. Non il miglior realizzatore di squadra, visto che Buddy Hield ha deciso nel testa a testa con gli Warriors di onorare il paragone che il proprietario dei Kings fece lo scorso anno, scatenando l’ilarità generale: “Buddy Hield è il nostro Steph Curry”, sottolineò al tempo Vivek Ranadive e la guardia 26enne (adesso ne siamo certi, dopo qualche settimana di incertezza) a prescindere dall’età ha dimostrato di poter reggere il confronto. Alla sirena finale sono 32 punti, cinque rimbalzi e soprattutto otto triple (su 13 tentativi); il suo nuovo massimo in carriera. Non abbastanza contro un avversario che doveva scrollarsi di dosso la dolorosa sconfitta incassata contro Houston 48 ore prima (da +20 alla tripla in faccia a un secondo dalla sirena dall’overtime). Una vittoria che conferma quanto sottolineato da coach Kerr prima della palla a due: questa squadra ancora non ha raggiunto il massimo del suo potenziale. Pensare di dirlo in maniera convinta dopo aver visto i 42 punti di Curry, i 29 di Durant, i 12-7-7 di Green e i 20 di Thompson fa un certo effetto. Per gli altri, soprattutto.