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NBA, Anthony Davis: “Voglio anello e titolo di MVP. Frustrazione? Solo per gli infortuni"

NBA

L'All-Star dei Pelicans non riesce a darsi pace: "Io, Elfrid Payton e Nikola Mirotic abbiamo saltato diverse partite. In passato è toccato a Jrue Holiday e DeMarcus Cousins. Cosa sarebbe successo se fossimo stati tutti sani?". E questo potrebbe influire sul suo futuro

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Il suo è uno dei nomi che nei prossimi mesi sono destinati a far parlare tantissimo: in estate infatti i New Orleans Pelicans quasi sicuramente offriranno ad Anthony Davis un’estensione contrattuale per 5 anni e 239 milioni di dollari. Si tratterebbe del contratto più ricco mai firmato da un giocatore nella NBA. Perché Davis non è un giocatore qualunque. Ha vinto a livello di college con la maglia di Kentucky, campione e miglior giocatore delle Final Four nel 2012. Ha vinto con quella di Team USA, medaglia d’oro alle Olimpiadi di Londra dal 2012 e poi ancora due anni dopo ai Mondiali di Madrid. È stato MVP dell’All-Star Game NBA, di cui è presenza fissa da ormai 5 anni, con la sesta convocazione distante solo poco più di un mese. Eppure ha assaggiato l’atmosfera dei playoff NBA soltanto due volte, vincendo una sola serie in tutta la sua carriera, quella contro i Portland Trail Blazers eliminati un po’ a sorpresa 4-0 lo scorso aprile. È uno dei più forti giocatori della lega e anzi, se si sta a sentire lui, è il più forte: “Una superstar, certo, questo non è neppure in dubbio. Io mi considero il giocatore più forte della lega. Non vado in giro a dirlo, il mio gioco parla per me”, dice senza troppi giri di parole (e senza falsa modestia) in un’intervista rilasciata a The Athletic. In cui ovviamente gli viene chiesto del suo futuro e degli obiettivi che vuole inseguire. “Vincere” è la risposta più gettonata, “che vuol dire riconoscimenti personali e successi di squadra, per costruire una legacy che duri, che per me è più importante anche dei soldi, che vanno e vengono”. Un segnale forse proprio per i Pelicans, che possono offrirgli più dollari di tutti ma forse devono prima convincerlo che sia possibile vincere anche restando in Louisiana. Perché con la maglia di New Orleans, come detto, Davis due edizioni dei playoff le ha disputate “e non mi sono mai divertito così tanto nella mia carriera di giocatore. L’atmosfera che si respira, la preparazione dettagliata per ogni gara, il palcoscenico della tv nazionale in ogni partita”, ricorda. Ma è evidente che Davis voglia di più.

La frustrazione di Davis: “Cosa sarebbe successo con Cousins sano tutto l’anno?”

“Qualsiasi giocatore vuole un anello, vuole poter essere chiamato campione. Quella è la prima cosa. E poi l’altra cosa è vincere un premio di MVP: tutti vogliono poter dire di essere stati, in una determinata stagione, il miglior giocatore al mondo. I miei sogni non sono diversi da quelli di tutti, è questo quello che vorrei”. Ambizioni legittime che però oggi sembrano più sogni, appunto, come li chiama non a caso lui. Perché i Pelicans al momento sono addirittura la penultima squadra della Western Conference, meglio solo dei disastrati e disastrosi Suns, con un record di 18 vittorie e 22 sconfitte. Davis cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno: “Siamo meglio di quanto fatto vedere finora. Siamo molto meglio”, afferma convinto. E la spiegazione racconta al meglio ciò che più gli causa frustrazione: “Non poter sapere quanto forti potevamo o possiamo essere al completo è quello che mi dà più fastidio: siamo sempre stati infortunati, quest’anno o in passato. Gli infortuni ci hanno condannato a stagioni di alti e bassi. Quest’anno abbiamo avuto fuori Elfrid Payton e Nikola Mirotic, anch’io ho dovuto saltare qualche gara. In passato è stato Jrue Holiday. L’anno scorso abbiamo dovuto fare a meno di DeMarcus Cousins nella parte più importante della stagione. Cosa sarebbe successo se DeMarcus fosse stato in campo tutto l’anno? Noi pensiamo che avremmo potuto puntare al titolo. Ma la frustrazione sta proprio in questo, non sapere la bontà della propria squadra se tutti continuano a farsi male”.