In occasione della prima sfida stagionale tra i due principali candidati al premio di MVP 2018-19, arrivano anche le parole dei diretti interessati: "Giannis è tra i migliori", ammette Harden, ma il greco si schernisce: "Non sono sicuro di essere ancora a questo livello"
NON BASTA UN HARDEN DA 42, ANTETOKOUNMPO VINCE LA SFIDA TRA MVP
Si rivedranno a fine marzo, quando al termine della stagione regolare mancheranno poco più di due settimane: per allora le candidature di James Harden e Giannis Antetokounmpo al premio di MVP NBA 2018-19 saranno ormai chiare e ben definite. Il primo è il detentore del titolo, e ha già fatto sapere – dopo la recente striscia con 5 quarantelli consecutivi – che tra gli obiettivi stagionali ha messo anche quello di mantenere il trofeo a Houston, senza abdicare. Il secondo è già oggi il nome più gettonato per succedere invece a quello di Harden nell’albo d’oro del riconoscimento individuale più ambito, vista l’incredibile stagione dei suoi Milwaukee Bucks trascinati proprio dalle sue prestazioni. L’ultima, quella che lo ha visto di fronte proprio a Harden sul parquet del Toyota Center di Houston, gli ha dato soltanto la sua terza vittoria negli 11 scontri diretti con “Il Barba” da quando il greco è entrato nella lega: per Antetokounmpo ci sono stati 27 punti e 21 rimbalzi, cifre che segnano la sua prima escursione stagionale oltre la barriera dei 20 rimbalzi. Non è stato da meno ovviamente neppure Harden, autore alla fine di 42 punti, il suo 12° quarantello già messo a segno in questo campionato (è già oggi un record eguagliato nella storia degli Houston Rockets). Il mancino di Compton ha segnato almeno 30 punti in ognuna delle ultime 14 gare disputate, la striscia più lunga da quella collezionata da Kobe Bryant da fine gennaio a fine febbraio 2003, e sta cavalcando una serie ancora aperta di 11 gare con almeno 5 triple a bersaglio (nessuno ne ha mai collezionata una oltre le 7 partite nella storia della NBA). E nel dopo partita della gara vinta dai Bucks 116-109 non sono mancate le parole di ammirazione reciproca tra i due giocatori, consapevoli loro per primi che attorno ai loro nomi si sta creando la narrative dominante per quello che riguarda la sfida per il titolo di MVP stagionale.
Aperto il dibattito: le parole di Antetokounmpo e Harden
Una corsa a due che sembra destinata a tener banco anche secondo il parere dell’allenatore di Houston Mike D’Antoni, che però allarga un po’ il campo: “Siamo arrivati a metà stagione [sia Houston che Milwaukee hanno già giocato 40 delle 82 partite, ndr] e Giannis e James sono nel gruppo di favoriti assieme a un altro paio di nomi: andando avanti con l’anno, si chiarirà chi sono i favoriti”. Un ruolo, quello dello sfidante n°1 al trono di Harden, che sembra da un lato sorprendere e dall’altro quasi non interessare tropp il n°34 di Milwaukee: “Non so se sono ancora a quel livello – l’umile affermazione di Antetokounmpo – ma voglio fare di tutto per arrivarci. A essere onesti l’unica cosa che mi importa è vincere ma so che se aiuto la mia squadra a farlo poi anche i premi individuali arriveranno – e so che un giorno potrebbe toccare a me”. Quel giorno, stando a sentire proprio Harden, non è assolutamente lontano, anzi: “È lì insieme coi migliori, non c’è dubbio – per il modo in cui sa avere impatto sul gioco”. “Un impatto enorme, in primis sulle nostre vittorie – conferma il suo allenatore Mike Budenholzer – perché in campo Giannis fa qualsiasi cosa”. D’Antoni sembra rapito dal talento e dalle doti dell’ala greca: “Non è normale. Voglio dire: non è normale il tipo di controllo del corpo che ha per un uomo di 2.13. È un grande, grandissimo giocatore, ed è normale che sia nel dibattito per il premio di MVP, visto che i Bucks stanno giocando benissimo. Però c’è ancora tanta pallacanestro da giocare”. Sono entrambi davvero unici”, dice l’ala dei Rockets P.J. Tucker, allargando la discussione e includendo anche il suo compagno: “Ognuno di loro gioca a modo proprio, ma entrambi sono super efficaci. Trovano un modo ogni sera di avere impatto sulla gara. È incredibile come tutti sappiano che Giannis cerchi sempre di andare al ferro eppure lui è comunque in grado di riuscirci. Con James è la stessa cosa: fa le stesse cose sera dopo sera, ma non c’è modo di fermarlo”.
Lo stile di gioco, diverso ma con un punto in comune: unico
Un mostro sotto canestro il greco (prima della gara contro Houston, l’83.8% delle sue conclusioni erano prese entro un metro e mezzo dal ferro, zona dalla quale tenta più di 11 tiri a sera, realizzandoli con il 75% e producendo quasi 18 punti a sera, con Anthony Davis secondo a 15.3), “Il Barba” invece – pur facendo delle penetrazioni al ferro un suo punto di forza – costruisce sul perimetro gran parte delle sue fortune. Tenta dodici tiri e mezzo da tre ogni sera, nove e mezzo da quel metro subito dietro la linea dove è il n°1 di tutta la lega, prendendone quasi due in più di Steph Curry. Nessuno in tutta la NBA segna più di lui dall’arco, ma Harden è primo anche per punti ottenuti dalla lunetta o da penetrazioni al ferro. Dovesse terminare oggi la stagione, sarebbe solo il secondo giocatore di sempre (insieme a Michael Jordan) a chiudere un’annata con almeno 30 punti, 8 assist, 5 rimbalzi e 2 recuperi di media, cifre che sembrano poter fornire argomenti alla dichiarazione fatta pochi giorni fa dal suo general manager ai Rockets: “Ci sono mille modi oggi per misurare l’impatto di un giocatore, e oggi possiamo dire che James sia tra i più grandi attaccanti di tutti i tempi”. Harden più completo del greco come attaccante, Antetokounmpo più completo sui 28 metri di campo, sicuramente capace di decidere una partita anche in difesa, dove invece il n°13 di Houston funziona a corrente alternata. Una sfida bella e interessante, come quella andata in scena nella notte al Toyota Center che vedrà la sua unica replica stagionale il 27 marzo al Fiserv Forum. A meno che Rockets e Houston non tornino a incontrarsi a giugno…