Il playmaker dei Boston Celtics decide la sfida con i Raptors grazie a 27 punti e 18 assist, nuovo massimo in carriera. Steph Curry segna 23 dei suoi 41 punti nel terzo quarto e cancella da solo uno svantaggio di 17 lunghezze contro i Pelicans. Milwaukee vince a Memphis e si riprende il primo posto a Est, successi per Detroit al supplementare contro Orlando e Portland contro Cleveland
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Boston Celtics-Toronto Raptors 117-108
Il ritorno a casa rappresenta sempre un toccasana per i Boston Celtics. Dopo le tre sconfitte consecutive raccolte in trasferta tra Miami, Orlando e Brooklyn, i biancoverdi ritrovano il successo e il sorriso nello scontro al vertice della Eastern Conference contro i Toronto Raptors. Il volto in copertina è quello di Kyrie Irving, che dopo aver saltato la partita con i Nets per un problema al ginocchio è tornato in campo — e la differenza si è sentita. Il numero 11 ha chiuso con 27 punti ma soprattutto con il suo massimo in carriera da 18 assist, sei dei quali arrivati nel solo ultimo quarto per propiziare la settima vittoria consecutiva al TD Garden. Sono stati due suoi canestri a dare il via a un parziale di 17-4 per chiudere la sfida, puntellato anche da tre passaggi vincenti che hanno messo i suoi compagni in condizione di spegnere le speranze residue dei Raptors. Insieme al playmaker ci sono anche 24 punti di Al Horford, i 18 di Gordon Hayward e la doppia doppia da 16+10 di Jayson Tatum, per una squadra che con il ritorno di Aron Baynes (9 punti e una tripla fondamentale per fermare un parziale avversario) ha ora una rotazione al completo su cui costruire la seconda parte di stagione. E dire che i Raptors avevano superato indenni un secondo quarto perso 34-17, presentandosi agli ultimi 4:42 di partita con un vantaggio di 4 lunghezze dopo un gioco da tre punti di Kawhi Leonard, il migliore dei suoi con 33. Con la doppia doppia di Serge Ibaka da 22+10 e altri quattro giocatori in doppia cifra, a Toronto è mancato lo spunto finale per vincere sul campo di una diretta concorrente, lasciando il primo posto nella conference ai Milwaukee Bucks per un solo decimo di punto percentuale.
Memphis Grizzlies-Milwaukee Bucks 101-111
La corsa dei Bucks, infatti, non si ferma a Memphis, dove arriva la terza vittoria consecutiva nonché la 14^ nelle ultime 17 gare. È anche la 23^ volta su 32 vittorie stagionali in cui gli uomini di coach Budenholzer chiudono con uno scarto in doppia cifra di vantaggio, in un +10 che comunque racconta poco della gara visto che a 8 minuti dal termine gli ospiti erano avanti di 31. Merito del solito Giannis Antetokounmpo da 27 punti e 11 rimbalzi, seguiti dai 16 di Eric Bledsoe che ne ha messi 12 nel parziale da 19-0 che ha deciso la gara nel terzo quarto. Per i Grizzlies la situazione in classifica è diametralmente opposta rispetto a quella degli avversari: terza sconfitta consecutiva, nona nelle ultime 10 e 16^ nelle ultime 20, pagando a caro prezzo le otto palle perse nel terzo quarto che hanno portato a 20 punti degli avversari.
Detroit Pistons-Orlando Magic 120-115 OT
Tutti hanno ormai appreso la nozione di tripla doppia, ma avete mai sentito parlare di “tripla doppia Moses Malone”? È quella che ha realizzato stanotte Andre Drummond contro Orlando: 14 punti, 11 rimbalzi difensivi e 11 rimbalzi offensivi, undicesima volta in carriera che gli succede. Davanti a lui in questo speciale tipo di prestazione ci sono solo infatti Malone (24 volte) e Dennis Rodman (17) dal 1976 a oggi, a dimostrare il posto di Drummond nell’élite dei rimbalzisti NBA. Il suo dominio sotto i tabelloni è stato fondamentale per la vittoria dei Pistons, che ringraziano anche i 30 punti di Blake Griffin nel successo al supplementare contro i Magic, a cui non sono bastati i 24 a testa di Nikola Vucevic e Terrence Ross. Dopo il tiro della vittoria sbagliato da Griffin nei regolamentari, il numero 23 dei Pistons si è rifatto nell’overtime mandando a segno il canestro del +4 nell’ultimo minuto di gioco, di fatto chiudendo lì la contesa.
Portland Trail Blazers-Cleveland Cavaliers 129-112
Una partita in casa contro una delle peggiori squadre della NBA è sempre un’occasione ghiotta per togliersi qualche sfizio, e Jusuf Nurkic non se lo è fatto sfuggire. Il centro bosniaco ha mandato a referto la prima tripla doppia della sua carriera, massimo risultato raggiunto con il minimo sforzo: 10 punti, 10 rimbalzi e 10 assist, a cui ha aggiunto anche 5 stoppate. A guidare i Blazers alla vittoria dopo due sconfitte consecutive sono stati i 33 punti di Damian Lillard e i 19 di C.J. McCollum, leader di un quintetto tutto in doppia cifra a cui si aggiungono anche i 18 di Jake Layman. In casa Cavs invece è Jordan Clarkson il miglior realizzatore con 22 punti in uscita dalla panchina, seguito dai 20 di Rodney Hood e altri tre giocatori sopra quota 10. Per i Cavs, che erano reduci dalla vittoria in casa dei Lakers, si tratta della quarta partita di una lunga trasferta a Ovest da sei, mentre i Blazers erano di rientro dopo due gare lontani da Portland; ciò nonostante, le due squadre hanno commesso solo sette palle perse in tutto, il numero minore mai registrato per una partita di regular season NBA.
Golden State Warriors-New Orleans Pelicans 147-140
Se a Portland hanno gestito estremamente bene il pallone, poco più giù a Oakland lo hanno tirato come mai prima nella storia della lega. Le 43 triple combinate tra Warriors e Pelicans rappresentano un nuovo record per una partita NBA, superando le 41 realizzate sempre dagli Warriors e dai Sacramento Kings undici giorni fa. E dove ci sono triple c’è sempre di mezzo Steph Curry: il numero 30 dei campioni in carica ne ha mandate a segno altre nove chiudendo con 41 punti, diventano il primo di sempre a realizzare almeno 8 triple in tre partite consecutive. Ben sette di queste sono arrivate nel solito terzo quarto da mandare agli annali, chiuso con 23 punti a referto per cancellare nel giro di cinque minuti un vantaggio dei Pelicans che aveva raggiunto le 17 lunghezze. A chiudere i conti ci hanno pensato poi i 30 punti con 15 rimbalzi di Kevin Durant e i 19 con quattro triple di Klay Thompson, ma soprattutto coach Kerr può sorridere per la mano ritrovata (almeno per una sera) da Draymond Green, che ha chiuso con 17 punti e 14 assist con quattro triple a segno su sette tentativi. Per i Pelicans, invece, sembra di raccontare la stessa identica storia ogni volta: le cifre individuali sia di Anthony Davis (30 punti, 18 rimbalzi e 7 assist) che dei suoi compagni (29 di Mirotic, 25 di Holiday, 23 di Randle e 17 di Moore) sono anche eccellenti, ma è dura vincere sul campo dei campioni in carica tenendo sempre altissimo il ritmo (sono stati giocati 116 possessi, un’enormità che spiega i due punteggi a quota 140 punti). E con un record di 21-24, l’ottavo posto buono per i playoff rimane comunque distante tre partite e mezzo. Per Golden State invece, in back-to-back arrivando da Denver, si tratta della quarta vittoria consecutiva (striscia più lunga della stagione) ed è ormai tutto pronto per il debutto stagionale di DeMarcus Cousins, previsto per la notte tra venerdì e sabato contro gli L.A. Clippers.