Dopo l'ottimismo filtrato nei giorni scorsi, l'ennesimo passo indietro nel percorso di rientro seguito dal n°23 dei Lakers, che non sarà sul parquet neanche nel delicato derby decisivo nella corsa playoff
Luke Walton continua a predicare calma, ma dopo le 17 partite senza che LeBron James sia sceso in campo è inevitabile che qualcuno inizi a storcere il naso di fronte a un’assenza che punta dritto verso le sei settimane (la previsione pessimistica peggiore data subito dopo la gara di Natale contro Golden State). Il rientro contro i Clippers sembrava ormai una formalità, ma Brandon Ingram e compagni dovranno ancora una volta fare a meno di lui in una sfida che vale tantissimo in ottica playoff. Vincere vuol dire ridurre a una sola partita il gap che attualmente li separa dalla post-season, perdere invece lo allargherebbe a tre; complicando poi il lavoro "di risalita" che James sarà comunque costretto a fare nei prossimi mesi. “Sta molto bene – racconta coach Walton – si è allenato con il resto del gruppo, abbiamo fatto una sessione ridotta visti i tanti infortuni. Ha fatto tutto ciò che era in programma, rispondendo al meglio a livello fisico. Stava già bene due giorni fa, adesso non resta altro che vedere il recupero nelle prossime ore”. Ma quindi LeBron gioca si o no? Walton si allontana dai microfoni, lasciando però la porta socchiusa alle sue spalle per permettere all’addetto stampa di dare comunicazione ufficiale: James resterà fuori anche contro i Clippers. E non sarà l’unico, visto che oltre al lungodegente Lonzo Ball, anche Josh Hart (ginocchio) e Kyle Kuzma (anca) sono considerati in dubbio. “Sto migliorando la mia condizione negli ultimi giorni, ma vedremo come reagirò fisicamente in vista della partita”, sottolinea il n°0. E nel frattempo in molti continuano a pensare a Kuzma come una pedina di scambio nella trade per arrivare a Davis: “È la prima volta in carriera che mi trovo nel bel mezzo di voci di mercato: so che in NBA funziona così, e poi l’apprezzamento da parte di altre squadre fa sempre molto piacere. Non mi crea di certo problemi quando scendo in campo”. Lui infatti potrebbe esserci, a differenza di LeBron che a questo punto potrebbe tornare sul parquet di nuovo a Oakland, chiudendo il cerchio lì dove tutto è iniziato. Una speranza su cui non fare troppo affidamento: l’unica cosa certa a questo punto infatti è non fare previsioni.