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NBA, i risultati della notte: Towns decisivo sulla sirena contro Memphis, tutto facile per Boston e Portland

NBA

Minnesota soffre e batte i Grizzlies all'overtime grazie a una prodezza allo scadere del n°32 dei T'wolves, i Celtics ancora senza Irving passeggiano contro gli Hornets. I Pacers senza Oladipo non vincono più, i Blazers travolgono in casa i Jazz. Successo Mavs al Madison Square Garden, i Bulls vincono a sorpresa a Miami

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TUTTI GLI HIGHLIGHTS DELLA NOTTE

Minnesota Timberwolves-Memphis Grizzlies 99-97 OT

Non c’è davvero pace per i Memphis Grizzlies. Dopo la sconfitta in casa con Denver partendo da +25, la squadra di coach Bickerstaff ha perso un’altra partita in maniera rocambolesca, venendo punita dal buzzer beater al supplementare di Karl-Anthony Towns. Il lungo dei Minnesota Timberwolves, a lungo in panchina con problemi di falli, ha raccolto un rimbalzo offensivo dopo un errore di Andrew Wiggins ed è riuscito in qualche modo a lanciare per aria un tiro in allontanamento da posizione complicata, trovando però il fondo della retina mentre suonava la sirena. Sempre lui aveva realizzato il canestro del pareggio nei regolamentari a 33.6 secondi dalla fine, chiudendo poi con 16 punti (tutti dopo l’intervallo) e 10 rimbalzi in soli 27 minuti. A farne le veci è stato allora Jerryd Bayless, autore di 19 punti e del suo massimo in carriera da 12 assist a cui ha aggiunto anche 7 rimbalzi in 43 minuti sul parquet (mancavano Teague, Rose e Jones), sicuramente meglio di un Wiggins da 4/19 dal campo per 12 punti. Ai Grizzlies invece non bastano i 26 punti di Mike Conley e i 19 di Marc Gasol per evitare la dodicesima sconfitta nelle ultime 13 partite in trasferta, sprofondando sempre di più al penultimo posto nella Western Conference e attendendo la deadline del mercato per capire cosa ne sarà delle due stelle della squadra.

New York Knicks-Dallas Mavericks 90-114

Il pubblico della Grande Mela era arrivato al Madison Square Garden per ammirare Luka Doncic, ma ha finito per osservare — oltre all’ennesima sconfitta della squadra di casa — le prestazioni di altri due giocatori. Il primo è una vecchia conoscenza come Dirk Nowitzki, che alla sua ultima a “The Mecca” si è regalato il massimo stagionale da 14 punti in quella che è l’arena in cui ha segnato più punti lontano da casa (quasi 25 di media in 17 partite). “Mi è sempre piaciuto giocare qui: se è stata la mia ultima volta, di sicuro rimane uno dei miei posti preferiti di sempre” ha detto dopo la gara. Meglio di lui ha fatto Dennis Smith Jr., che ha realizzato la sua seconda tripla doppia della carriera con 13 punti, 10 rimbalzi e 15 assist, superato solo dai 19 di Harrison Barnes, i 17 di Wesley Matthews e i 16 di Luka Doncic, che nonostante qualche problemino fisico non ha voluto mancare la sua prima nella “World’s Most Famous Arena”, catturando anche 8 rimbalzi dopo aver cominciato con due airball. Per i Knicks, sconfitti per l’undicesima volta consecutiva, la serata è andata talmente male che coach David Fizdale ha ritenuto necessario inserire anche Enes Kanter. Richiesto a gran voce dal pubblico di casa, il turco al momento della sua entrata in campo si è inginocchiato per baciare il logo dei Knicks in quella che — mercato permettendo — potrebbe essere stata la sua ultima partita a New York. “Quando ha detto il mio nome mi sono detto ‘Oh, davvero?’” ha detto il giocatore dopo la gara parlando di coach Fizdale. “Mi sono guardato intorno come dire, fa sul serio? Quando mi sono alzato e i tifosi hanno cominciato ad applaudire, ho capito che stava succedendo per davvero”.

Boston Celtics-Charlotte Hornets 126-94

Niente Kyrie Irving ma neanche nessun problema per i Celtics, che massacrano gli Charlotte Hornets in casa rifilando loro 32 punti di scarto. Merito dei tanto vituperati giovani come Jaylen Brown, Jayson Tatum e Terry Rozier, con il primo che ha chiuso come miglior realizzatore a quota 24 punti e 10 rimbalzi, il secondo a quota 20 punti e il terzo in doppia doppia da 17 e 10 assist, con il secondo dato che rappresenta il suo nuovo massimo in carriera. Con altri tre giocatori in doppia cifra (Morris 15, Horford 14 e Hayward 12), i Celtics hanno vinto la settima partita nelle ultime otto, spegnendo praticamente sul nascere i 21 di Kemba Walker e i 16 di Malik Monk per una squadra che in trasferta ha un record estremamente perdente (7-18, nettamente il peggiore tra le squadra da playoff. Se non altro, il cuscinetto di due partite e mezzo sugli Washington Wizards è confortevole.

Washington Wizards-Indiana Pacers 107-89

Washington peraltro ha accorciato le distanze da Charlotte vincendo in casa contro i Pacers, che stanno cominciando ad accusare il contraccolpo dell’infortunio di Victor Oladipo con la terza sconfitta in fila. Merito del solito Bradley Beal da 25 punti e dei 23 di Jeff Green, leader di una panchina che ha realizzato 58 punti contro i 43 di quella degli avversari, solitamente molto prolifica. Coach Scott Brooks ha ritrovato nelle riserve quell’energia che aveva portato la sua squadra a rimontare quasi del tutto i Cleveland Cavaliers la sera precedente, approfittando di un avversario che senza il suo leader non riesce a trovare quel picco di talento in grado di trascinare tutti gli altri nelle serate storte (7-7 il record senza Oladipo). Con questa sconfitta i ragazzi di coach McMillan scendono al quarto posto nella Eastern Conference, ma i Celtics sono appena dietro a mezza partita di distanza.

Miami Heat-Chicago Bulls 89-105

In quello che è probabilmente il risultato più sorprendente della nottata, i Chicago Bulls sono riusciti a salvarsi dall’onta del peggior mese nella storia della franchigia. Solamente nel gennaio del 2001 i Bulls avevano fatto peggio del 2-13 con cui hanno chiuso quest’anno, con la differenza fatta proprio dal successo sul campo dei Miami heat. Merito di un Bobby Portis scatenato nel secondo tempo (22 dei suoi 26 punti sono arrivati dopo l’intervallo) e dei 20 di Wayne Selden per sopperire all’assenza di Zach LaVine, ancora alle prese con una caviglia malconcia. Un risultato che assume ancora più valore per il fatto che sia arrivato in back-to-back atterrando da Brooklyn a tarda notte, approfittando di una serata davvero storta dei loro avversari. Miami, priva di Dwyane Wade oltre che di Goran Dragic e Derrick Jones, ha tirato solamente con il 38% dal campo, tra cui un pessimo 12/42 da tre punti, segnando solo 89 punti contro la peggior difesa della NBA pur mandando cinque giocatori in doppia cifra (Tyler Johnson il migliore con 15). “I tiri che abbiamo sbagliato ci hanno tolto energia e voglia dall’altra parte” è stata l’amara analisi di coach Erik Spoelstra.

Sacramento Kings-Atlanta Hawks 135-113

Tenere il passo dei Sacramento Kings quando giocano tra le mura amiche è difficile per tutti, anche per l’unica squadra che corre più di loro in tutta la NBA. Gli Atlanta Hawks non sono riusciti ad arginare la mareggiata subita nei due quarti centrali, vinti dai padroni di casa per 73-49 prima di controllare agilmente nell’ultima frazione. Merito soprattutto dei due lunghi di riserva, Harry Giles e Marvin Bagley: il primo ha segnato 12 dei suoi 20 punti nel terzo quarto, quello del solco definitivo; il secondo ha realizzato una doppia doppia da 17+12 in 28 minuti, terzo miglior realizzatore di squadra dietro ai 18 di Buddy Hield. Bogdanovic (16), Bjelica (12) e Ferrell (11) sono gli altri tre giocatori in doppia cifra della squadra di coach Joerger, mentre gli Hawks — pur mandandone sette guidati dai 23 con 8 assist di Trae Young — non hanno avuto neanche un giocatore con plus-minus neutro o positivo, concedendo ben 76 punti in area (contro i 40 realizzati) e 26 in contropiede (contro 8), finendo sotto anche di 29 lunghezze. Per Atlanta, reduce dal successo sul campo dei Clippers, si tratta della quarta sconfitta nelle ultime sei.

Portland Trail Blazers-Utah Jazz 132-105

Vittoria fondamentale e molto pesante da parte dei Blazers in casa contro i Jazz, dominati sin dal primo quarto chiuso sul 45-27 in favore di Portland. Da lì in poi la squadra dell’Oregon non si è più voltata indietro, nonostante l’assenza a causa di un problema al ginocchio per Jusuf Nurkic. Alla sirena finale sono 36 punti per Damian Lillard, con 12/21 dal campo, tre triple, 11 assist e otto rimbalzi, sfiorando una tripla doppia che sarebbe stata la ciliegina sulla torta di una gara da +29 di plus/minus. Al suo fianco molto ispirato anche CJ McCollum, autore di 30 punti con 17 tiri e il 65% al tiro. Contro di loro la difesa dei Jazz non è riuscita in alcun modo a porre un freno, con coach Snyder che a quel punto ha allungato la rotazione e fatto riposare più del solito i titolari, dando per perso un match mai in equilibrio. Donovan Mitchell chiude con 22 in 27 minuti, alla guida di un quintetto tutto in doppia cifra. Davvero troppo poco però per pensare di recuperare qualche posizione a Ovest.