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NBA, i risultati della notte: Harden fa 26 in fila, Nuggets e Bucks in vetta

NBA

James Harden segna altri 43 punti nel successo su Utah, portando la sua striscia a 26 partite consecutive sopra quota 30. Denver e Milwaukee si mantengono in vetta alle rispettive conference, Philadelphia cade a sorpresa a Sacramento. Luka Doncic rifila 35 punti ai Cavs, super rimonta Clippers a Detroit. Vittorie per Orlando, Indiana, Charlotte e Phoenix

TUTTI GLI HIGHLIGHTS DELLA NOTTE

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Utah Jazz-Houston Rockets 98-125

Fermatelo voi se ci riuscite. Neanche una difesa di alto livello come quella degli Utah Jazz è riuscita a tenere sotto controllo James Harden, che per la 26^ partita consecutiva ha superato quota 30, diventando la terza striscia più lunga di sempre dietro quelle da 65 e da 31 di Wilt Chamberlain. A dirla tutta ha superato anche quota 40, chiudendo con 43 punti frutto di 12/22 dal campo, 4/12 da tre e 15/15 ai liberi, ed è anche andato a una sola stoppata da un clamoroso “5 x 5”, fermandosi a 12 rimbalzi, 5 assist, 6 recuperi e 4 tiri rispediti al mittente. Dopo un quarto e mezzo equilibrato, gli ospiti hanno preso il controllo della partita in chiusura di primo tempo con un parziale di 17-4, toccando il +20 a cavallo tra terzo e ultimo quarto e controllando poi fino alla fine e scollinando quota 25 lunghezze di vantaggio. Senza Chris Paul tenuto a riposo nella seconda serata di un back-to-back, insieme ad Harden ci sono i 25 punti di Gerald Green, i 16 di Austin Rivers e i 16+12 di Kenneth Faried, interrompendo la striscia di due sconfitte in fila e tenendo i Jazz al 36% dal campo con 23 palle perse. L’unico a salvarsi per i padroni di casa è Donovan Mitchell con 26 punti e 9 assist (ma 7/24 al tiro), con altri quattro compagni in doppia cifra che non hanno superato quota 11.

Washington Wizards-Milwaukee Bucks 115-131

La grandezza di una squadra in regular season si misura dal fatto che le sue partite tendono ad assomigliarsi un po’ tutte, pur avendo piccole differenze le une dalle altre — specialmente quando vincono. I Milwaukee Bucks ormai ci hanno abituato a mettere Giannis Antetokounmpo al primo posto (37 punti anche stanotte) e a circondarlo di buone prestazioni (21 punti per Brook Lopez, 20 per Khris Middleton, 15 per Malcolm Brogdon). Ecco spiegata la terza vittoria consecutiva, nonché la nona nelle ultime dieci gare e la 20^ nelle ultime 24: una continuità di rendimento che non risente neanche dell’assenza di Eric Bledsoe, fermato precauzionalmente per un tendine d’Achille dolorante. Dopo aver subito i primi 4 punti della gara e aver provocato il timeout “Popovich-iano” di coach Budenholzero dopo 45 secondi, i Bucks hanno preso immediatamente il controllo della gara e non lo hanno più lasciato, chiudendo con 23 punti di vantaggio il primo tempo e dominando fino alla fine. A fare notizia, allora, è il perfetto 17/17 di Giannis Antetokounmpo dalla lunetta, alla sua miglior prestazione in carriera: se anche rifugiarsi nei tiri liberi non basta più, sarà ancora più difficile per gli avversari riuscire ad arginarlo.

Minnesota Timberwolves-Denver Nuggets 106-107

Alla fine della scorsa stagione T’Wolves e Nuggets si sono giocate i playoff in uno spareggio all’ultima giornata; oggi non potrebbero essere in situazioni più opposte, con i primi ben lontani dai playoff e i secondi che si mantengono ormai da inizio anno ai primissimi posti della Western Conference. Merito dell’ennesima prestazione eccellente di Nikola Jokic, autore della sua 25^ tripla doppia con 13 punti, 16 rimbalzi e 10 assist, tra cui l’ultimo a tutto campo direttamente dalla rimessa che ha regalato a Malik Beasley il sottomano del +3 a un minuto dalla fine. Quel cuscinetto di punti è bastato ai Nuggets per portare a casa la sesta vittoria consecutiva, con il canestro della vittoria di Luol Deng che si è infranto sul ferro a 3.5 secondi dalla fine. Ai padroni di casa non sono bastati i 31 punti con 12 rimbalzi e 7 assist di Karl-Anthony Towns, uscito sconfitto dalla sfida con un altro All-Star come Jokic, che invece ha avuto il supporto di Beasley (22 punti), Will Barton (20), Trey Lyles (19) e Monte Morris (17 con 10 assist). Con questa vittoria — ottenuta nonostante l’arrivo alle 4 del mattino in albergo — il record dei Nuggets sale a 8-1 nelle seconde gare di un back-to-back, dando a coach Michael Malone la soddisfazione di allenare la squadra di LeBron James (che si è congratulato con lui su Twitter) all’All-Star Game in virtù del miglior record della conference, avendo il tiebreaker nei confronti dei Golden State Warriors. “Sarà bellissimo andarci con Nikola” ha detto l’allenatore dopo la gara. “Gli ho detto che se sarà scelto nell’altra squadra, lo raddoppierò ad ogni singola azione per rendergliela ancora più difficile”.

Sacramento Kings-Philadelphia 76ers 115-108

I Kings conquistano una vittoria pesantissima in casa contro una squadra da playoff come i Sixers, guidati da un Buddy Hield che conferma la sua strepitosa stagione con un’altra super prestazione. Per il n°24 di Sacramento sono 34 punti con 7/14 dalla lunga distanza: bersagli che lo portano a quota 180 totali in questa stagione, superando il suo precedente primato di 176 con ancora 30 partite da disputare. È lui il leader di un gruppo che può fare affidamento anche sul solito De’Aaron Fox, autore di 19 punti con percentuali modeste a differenza di Willie Cauley-Stein, che tocca anche lui quota 19, ma con 8/9 dal campo. “Bastano” loro tre per regalare alla squadra californiana la 27^ vittoria stagionale – le stesse raccolte la passata annata, ma con un paio di mesi abbondanti d’anticipo. Philadelphia chiude con un ko il giro di trasferte a Ovest, nonostante i big-three dei Sixers facciano il loro lavoro almeno sotto l’aspetto realizzativo: Joel Embiid chiude con 29 punti e 17 rimbalzi, a cui si aggiungono i 29 e sette assist di Jimmy Butler e i 22 di con otto rimbalzi di Ben Simmons. Nel finale però i Kings hanno più smalto e conquistano un successo che li riporta al nono posto scavalcando i Lakers.

Cleveland Cavaliers-Dallas Mavericks 98-111

Tra 25 giorni compirà 20 anni: per questo Luka Doncic ha deciso di rimboccarsi le maniche in queste ultime settimane e battere qualsiasi tipo di record fatto registrare da un teenager in NBA. Contro Cleveland – non l’avversario più complicato del mondo, rimasto in partita per oltre 40 minuti, ma poi condannati alla sconfitta dopo due inaspettati successi – il rookie sloveno eguaglia il suo massimo in carriera da 35 punti, conditi con 11 rimbalzi e sei assist, giocando da protagonista sin dalla palla a due. Per lui sono 18 punti nel solo primo quarto, quelli necessari per diventare il sesto giocatore sotto i 20 anni nella storia NBA ad aver segnato 1.000 punti dal 2000 a oggi. Gli altri sono LeBron James, Kevin Durant, Carmelo Anthony, Devin Booker e Dwight Howard. Una compagnia di primissimo livello, in una serata chiusa con 28 punti all’intervallo. Ai 18 iniziali infatti, Doncic ne aggiunge dieci in meno di quattro minuti dopo che i Mavericks non erano riusciti mai a trovare il fondo della retina per metà quarto. A Dallas infatti aspettano ancora i nuovi arrivi da New York (Hardaway Jr. e Courtney Lee), mentre per vedere Kristaps Porzingis sul parquet bisognerà pazientare fino alla prossima stagione. Con un Doncic così, poco importa: l’attesa potrebbe rivelarsi più divertente del previsto.

Detroit Pistons-L.A. Clippers 101-111

Quando gli L.A. Clippers sono andati sotto di 25 punti nel secondo quarto e di 23 nel terzo, sembrava davvero che le speranze di uscire da Detroit con un successo fossero infinitesimali. Più precisamente, secondo il sito inpredictable.com erano dell’1.2%. La NBA però ci ha abituato che ogni rimonta è possibile, e così nel giro di pochi minuti gli uomini di Doc Rivers hanno realizzato un parziale di 29-6 che ha completamente riaperto la partita. Da lì in poi ci ha pensato un Lou Williams semplicemente straordinario da 39 punti, capace di segnare tutti i punti dei Clippers nel parziale finale che li ha portati fino al 107-96, prima di chiudere sul 111-101 la prima delle sei gare consecutive in trasferta. In attesa che rientri Danilo Gallinari — che ha messo nel mirino la gara di martedì a Charlotte —, coach Rivers si gode anche i 16 punti di Montrezl Harrell e i 15 di Mike Scott, contributi fondamentali di una panchina che ha prodotto l’enormità di 80 punti contro i soli 31 dei titolari e i 17 delle riserve dei Pistons, ai quali non è bastato un Blake Griffin da 24+11 contro la sua ex squadra e i 29 di Reggie Jackson. 

Orlando Magic-Brooklyn Nets 102-89

Questa volta a D’Angelo Russell non è riuscita la magia. Dopo aver segnato 40 punti a Orlando solo qualche settimana fa, la guardia dei Brooklyn Nets non è riuscita a festeggiare la convocazione all’All-Star Game con un successo, pur segnando 23 punti con 6 assist. A decidere la sfida è stato l’altro All-Star, Nikola Vucevic, che ha segnato la metà dei suoi 24 punti nell’ultimo quarto dando un contributo tangibile anche in difesa con 3 stoppate, le stesse di Jonathan Isaac per tenere gli avversari al 36% dal campo. Con un quintetto tutto in doppia cifra, i Magic sono riusciti a vincere la seconda partita consecutiva dopo averne perse sette delle precedenti otto, mentre per i Nets si tratta della terza sconfitta nelle ultime quattro, cominciando a pagare le tante assenze per infortunio.

Miami Heat-Indiana Pacers 88-95

Alla fine gli Indiana Pacers ce l’hanno fatta: dopo quattro sconfitte in fila, la squadra di coach McMillan è riuscita a vincere la prima partita senza Victor Oladipo, andando a vincere sul campo dei Miami Heat pur rischiando nell’ultimo quarto. Dopo una terza frazione da 31-23, i Pacers infatti si sono completamente persi nella frazione finale segnando solo 11 punti, ma per loro fortuna gli Heat ne hanno segnati altrettanti senza punire lo sbandamento vistoso degli avversari. Alla fine i migliori sono stati Bojan Bogdanovic con 31 e Darren Collison con 20, approfittando delle 24 palle perse degli avversari per segnare 31 punti. Dall’altra Dwyane Wade ha chiuso con 21, ma non è riuscito a evitare la terza sconfitta consecutiva nonché la quarta tra le mura amiche, l’ultima prima di un giro a ovest da cinque partite consecutive. Gli Heat al momento sono ancora all’ottavo posto con due partite di vantaggio su Detroit, ma dovranno cambiare marcia in fretta se vorranno regalare a Wade un ultimo giro ai playoff.

Charlotte Hornets-Chicago Bulls 125-118

Kemba Walker segna 37 punti nel successo degli Hornets contro i derelitti Bulls, a conferma del suo favoloso momento di forma e in vista di un All-Star Game che lo vedrà protagonista davanti al pubblico di casa. Per il n°15 di Charlotte sono dieci canestri dal campo, 13/14 ai liberi, quattro triple, dieci assist e il controllo totale di un match fin troppo sofferto per i padroni di casa. Dall’altra parte non basta a Chicago il doppio trentello messo a referto da Lauri Markkanen con 8/13 al tiro e nove rimbalzi, che si aggiungono ai 33 punti di Bobby Portis (28 dei quali arrivati nel solo primo tempo): uno sforzo inutile, che non evita ai Bulls la 41^ sconfitta stagionale su 53 partite giocate.

Phoenix Suns-Atlanta Hawks 112-118

Tra due squadre in completa ricostruzione, quella che sembra più avanti sono gli Hawks, pur senza poter contare su un talento come Devin Booker o una prima scelta assoluta come Deandre Ayton. Merito della crescita di John Collins, che ha pareggiato il suo massimo in carriera da 35 punti a cui ha aggiunto 16 rimbalzi, e di quella di Trae Young, autore di 17 dei suoi 27 punti nell’ultimo quarto per infliggere agli avversari la decima sconfitta consecutiva. Ai Suns non sono serviti in 32 di Booker, i 25 di Josh Jackson e i 20 di Mikal Bridges, oltre a ritrovare Ayton dopo sei partite di assenza (13 punti e 11 rimbalzi per lui). Dopo la gara, Booker ha avuto parole dure nei confronti dei compagni, sostenendo che tutti si stessero “abituando a perdere”. “È un problema che ci portiamo avanti da anni e che dobbiamo risolvere: questa città si merita di più, tutti quelli che ci sostengono si meritano di più”.