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NBA, risultati della notte: LeBron, tripla decisiva e 33 punti, Boston non vince più

NBA

I Lakers battono New Orleans si avvicinano ai playoff approfittando delle contemporanee sconfitte di Clippers (contro Utah) e Kings (ko solo all'overtime contro Milwaukee). Portland espugna Boston, alla quarta sconfitta in fila, Houston passa a Charlotte mentre Doncic trascina Dallas contro Indiana

MAGIA DI WADE SULLA SIRENA: MIAMI BATTE GOLDEN STATE

TORNANO A VINCERE GLI SPURS CON 17 DI BELINELLI, KO I CLIPPERS CON 18 DI GALLINARI

TUTTI GLI HIGHLIGHTS DELLA NOTTE

Los Angeles Lakers-New Orleans Pelicans 125-119

I Lakers contro (e non con) Anthony Davis, quattro giorni dopo aver perso in Louisiana si prendono la rivincita allo Staples Center centrando una vittoria fondamentale, perché coincide nella stessa serata con le sconfitte di Clippers e Kings, concorrenti diretti per l’ottavo posto ai playoff a Ovest, al momento l’obiettivo di “King” James e compagni. Ed è proprio il n°23 dei gialloviola a guidare con prepotenza L.A. al successo finale: sale di colpi nel terzo quarto, quando segna 12 punti, e poi nel quarto a 33 secondi dalla fine della gara manda a segno la tripla che condanna definitivamente i Pelicans, mettendo la ciliegina su una torta da 33 punti, 10 assist, 6 rimbalzi e 2 recuperi, con ottime percentuali sia dal campo (13/24) che da tre punti (4/9). Dopo le ultime, pessime prestazioni (e qualche critica sicuramente arrivata al suo orecchio) torna in quintetto e torna protagonista anche Rajon Rondo, che firma il suo massimo stagionale per assist (ben 16 dei 37 di squadra, su 49 canestri realizzati) e ci aggiunge anche 11 punti, 7 rimbalzi e 2 recuperi. I Lakers hanno 23 con 8/14 al tiro da Brandon Ingram e 22 con 9/15 da Kyle Kuzma, mentre dalla panchina è perfetta la serata al tiro di JaVale McGee (5/5 per 10 punti) e contribuisce con canestri e giocate importanti soprattutto nel terzo quarto anche Lance Stephenson (9 con 5 rimbalzi e 3 assist in 21 minuti). Come da piano prepartita Anthony Davis gioca solo minuti contigentati nei primi tre quarti, restando seduto in panchina per tutto il quarto: nei suoi 21 minuti confeziona comunque 22 punti con un ottimo 10/14 dal campo, ma ancora meglio di lui fa Julius Randle che da velenoso ex ne mette 35. Nei Pelicans si avvicinano alla tripla doppia sia Jrue Holiday (19 con 10 assist e 7 rimbalzi) che Elfrid Payton (solo 6 punti, ma 9 assist e 11 rimbalzi) ma gli ospiti gestiscono malissimo gli ultimi palloni della gara e devono alzare bandiera bianca davanti alla mostruosa giocata nel finale di LeBron James. Che di restare a guardare i playoff da casa non ha nessuna intenzione.

Boston Celtics-Portland Trail Blazers 92-97

Kyrie Irving segna 11 dei suoi 31 punti nel primo quarto, nel tentativo di dare una scossa ai suoi, reduci tra tre ko consecutivi, ma Portland regge il colpo, va all’intervallo sopra di 1 e poi piazza un primo parziale di 12-4 con cui si porta a +12. I Celtics reagiscono con un controparziale di 10-2, si portano a -2 ma incassano un altro break, stavolta di 8-2, in un secondo tempo che vede Damian Lillard allungare le mani sulla partita. Ben 21 dei suoi 33 punti finali (con anche 7 rimbalzi) arrivano nel secondo tempo, e dopo la tripla che riporta Boston a -3 nei secondi finali sono i tiri liberi della point guard dei Blazers a sancire la vittoria, la quinta in fila per la squadra dell’Oregon, e il quarto ko consecutivo per i Celtics, ancora senza vittorie dopo l’All-Star break. Portland ha Maurice Harkless in doppia doppia con 17 punti e 10 rimbalzi, 16 punti da Jusuf Nurkic e 14 da C.J. McCollum: tira solo 6/33 da tre di squadra ma fa addirittura peggio Boston, che chiude con 5/28. Le due panchine segnano solo 13 punti a testa, 10 dei quali per gli ospiti arrivano da Jaylen Brown, con anche 10 rimbalzi. Ne segna 14 Jayson Tatum e 13 a testa Marcus Smart e Al Horford.

Charlotte Hornets-Houston Rockets 113-118

Houston parte forte sul campo degli Hornets, segnando 41 punti con il 61% nel primo quarto, ma più caldo ancora dei texani è Kemba Walker, che nel primo tempo manda a segno 9 dei 10 tiri tentati e 27 dei suoi 35 punti. Tanto che all’intervallo Chris Paul chiede a Mike D’Antoni di poter marcare l’All-Star di Charlotte, affidato fino a quel momento alle cure di Eric Gordon: CP3 non solo riesce a contenere meglio Walker ma segna anche 6 dei suoi 17 punti, con 10 assist, all’interno del parziale di 18-4 con cui Houston apre il quarto periodo e ipoteca la vittoria. A 17 secondi dalla fine Charlotte ha ancora una chance di pareggiare sulla tripla di Walker ma il tiro non trova la retina e così i Rockets lasciano il North Carolina con un’importante vittoria, segnata anche dai 23 punti con 17 rimbalzi (massimo in carriera) di Clint Capela e dai 30 di un James Harden ancora freddo da tre punti (sbaglia le prime 8 conclusioni – portando a 0/18 il conto dalla partita precedente – per poi chiudere con 1/11) e alle prese con un dolore al collo che lo condiziona in campo. In casa Hornets ai 35 di Walker si sommano i 18 con 14 rimbalzi di Jeremy Lamb, ma Charlotte deve guardarsi alle spalle in ottica playoff dagli Orlando Magic.

Sacramento Kings-Milwaukee Bucks 140-141 OT

La miglior squadra NBA dimostra una volta di più di meritarsi questo titolo: con Giannis Antetokounmpo in panchina a scopo precauzionale per quasi tutto l’overtime (dopo aver saltato l’ultima gara per un ginocchio dolorante) i Bucks si affidano a Eric Bledsoe e Malcolm Brogdon. Il primo confeziona una tripla doppia da 26 punti, 13 assist e 12 rimbalzi mettendo canestri importanti nel quarto quarto (8 punti) e poi ancora nel supplementare (altri 5), mentre il secondo manda a bersaglio una tripla importantissima per sigillare la vittoria, in una serata che lo vede tirare 9/11 dal campo e 4/6 dall’arco. Con l’aggiunta dei 17 punti in 24 minuti di Antetokounmpo e dei 21 dell’altro All-Star Khris Middleton, Milwaukee riesce a sbancare un campo difficile come quello del Golden 1 Center, dove i giovani Kings danno filo da torcere a tutti. Guidati dai 32 punti (ma con 10/29 al tiro) di Buddy Hield e dai 25 con 8 rimbalzi e 8 assist di Bogdan Bogdanovic – più altri 18 dalla panchina di Harry Giles e 17 con 9 assist di De’Aaron Fox – i padroni di casa restano in partita fino all’ultimo e piazzano un parziale di 12-4 negli ultimi tre minuti e mezzo dei regolamentari per forzare l’overtime.   

Dallas Mavericks-Indiana Pacers 110-101

Bello avere 19 anni: da oggi Luka Doncic diventa un ventenne (buon compleanno!), ma da teenager regala un’ultima super prestazione ai suoi tifosi, confezionando una gara da 26 punti, 10 rimbalzi e 7 assist che insieme ai 24 (massimo stagionale) di Jalen Brunson permettono ai Mavs di battere la terza miglior squadra a Est, gli Indiana Pacers. Tocca quota 20 per i padroni di casa anche Tim Hardaway Jr. mentre nella sua prima partenza in quintetto dell’anno Dirk Nowitzki ne aggiunge 11. Senza Domantas Sabonis e Tyreke Evans, Indiana incassa la seconda sconfitta consecutiva nonostante i 20 punti dell’ex Wesley Matthews e i 22 di Bojan Bogdanovic. I Pacers non sfruttano la pessima serata dalla lunetta dei Mavs (14/23, sotto il 61%) concedendo ottime percentuali ai texani sia dal campo (quasi il 50%) che da tre punti (oltre il 43%, con 16 triple a segno).

Atlanta Hawks-Minnesota Timberwolves 131-123 OT

Se il futuro degli Hawks passa da Trae Young e John Collins, in George possono sperare di invertire la tendenza e iniziare prima o poi a vincere. Atlanta è una squadra che ci prova, che gioca al suo ritmo anche contro avversari che a differenza loro hanno ancora qualcosa per cui combattere. I T’wolves perdono così una gara fondamentale nella ricorsa alla post-season, non approfittando dei passi falsi di Kings e Clippers e restando a quattro gare di distanza dall’ottavo posto a Ovest. Tutta “colpa” del duo di giovani terribili di Atlanta: Young eguaglia il massimo in carriera raggiunto pochi giorni fa, chiudendo di nuovo con 36 punti a referto, conditi con dieci assist e otto rimbalzi, a cui si aggiungono i 34 con 13/21 al tiro di Collins. Un duetto che ha messo alle corde Minnesota, che ritrova il miglior Karl-Anthony Towns dopo l’incidente subito la scorsa settimana; autore di 37 punti e 18 rimbalzi con 12/19 al tiro. Non bastano però assieme ai 21 di Andrew Wiggins e ai soliti 18 in uscita dalla panchina di Derrick Rose: i T’wolves di andare ai playoff sembrano non volerne proprio sapere.

Brooklyn Nets-Washington Wizards 116-125

Bradley Beal chiude uno dei mesi migliori della sua carriera con un’altra partita oltre quota 30 punti (31 totali) e soprattutto con un successo che tiene vive le speranze playoff dei capitolini. Il n°3 degli Wizards tira 12/22 dal campo, con tre triple e un eloquente +23 di plus/minus contro i Nets, fermati in casa nonostante i 28 punti con 9/16 al tiro e sette assist di D’Angelo Russell. Washington resta così a tre gare di distanza in classifica dagli Charlotte Hornets ottavi, dovendo però pensare al sorpasso anche su Miami e Orlando, rispettivamente decima e nona. Una situazione non facile quindi, a differenza di Brooklyn che continua a essere la prima inseguitrice delle cinque teste di serie a Est: una sconfitta indolore per i Nets visti i ko di Hornets e Pistons, ma meglio non alzare il piede dall’acceleratore. Arrivare ai playoff resta un traguardo ancora tutto da raggiungere.

Memphis Grizzlies-Chicago Bulls 107-109

I Chicago Bulls non vincono praticamente mai e nonostante restino sul fondo della Eastern Conference, pronti a dare la caccia ai giovani talenti del prossimo Draft, si apprestano a chiudere il mese con più successi della loro stagione. I Bulls infatti sono reduci da quattro vittorie nelle ultime cinque gare, di gran lunga la striscia più positiva della stagione arrivata paradossalmente nel momento più dannoso in un’ottica lottery. Zach LaVine segna 12 dei suoi 30 punti totali nel quarto periodo, a cui si aggiungono i 22 con dieci rimbalzi di Lauri Markkanen e i 20 realizzati da Otto Porter. Il secondo successo nel giro di due settimane contro Memphis, che invece non fa nulla per tenersi un successo rimasto alla portata per 48 minuti: Avery Bradley chiude con 23 punti, Mike Conley con 21 e davvero poco altro. I Grizzlies restano saldamente penultimi a Ovest, questo resta il dato più importante del finale di stagione.