Gli Warriors incassano contro i Magic la terza sconfitta delle ultime quattro gare, nonostante i 33 punti di Steph Curry e il 30-11 di parziale realizzato nel terzo quarto. I Nuggets restano però al secondo posto, battuti in casa dagli Utah Jazz
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Orlando Magic-Golden State Warriors 103-96
Perdere in trasferta, in back-to-back, dopo la delusione del canestro subito sulla sirena, rinunciando all’MVP delle ultime due finali NBA e contro una squadra certamente più motivata in quest’ultima parte di regular season, sarebbe un risultato da poter mettere in conto. Quasi prevedibile, se sulla maglia degli sconfitti non ci fosse scritto Golden State Warriors – condannati a vincere sempre e comunque. Anche quando è evidente che il contatore dell’attenzione sia spesso in modalità “off”, nonostante la repentina risalita dei Denver Nuggets alle loro spalle a caccia della vetta a Ovest. I bi-campioni in carica lasciano a riposo Kevin Durant, sempre presente in questa regular season, e lanciano Alfonzo McKinnie in quintetto (presenza dal relativo impatto, come immaginabile). A segnare come al solito canestri dall’arco e non solo ci pensano Steph Curry e Klay Thompson: 33 punti con cinque triple otto rimbalzi e sei assist il primo, 21 totali in una serata non felicissima al tiro il secondo. DeMarcus Cousins ne aggiunge 21 con 11 rimbalzi, protagonista assieme a tutto il quintetto e in particolare a Curry del parziale da 30-11 che nel terzo periodo sembra indirizzare la sfida. Golden State però alza troppo presto le mani dal manubrio, smettendo letteralmente di giocare e difendere, concedendo a Gordon (22 e 15 rimbalzi), Ross (16 punti in uscita dalla panchina) e tutti gli altri di segnarne 33 totali nell’ultima frazione e vincere l’ennesima partita impronosticabile della settimana di Orlando. I Magic confermano di essere una squadra in continua altalena: in grado di battere i migliori e di perdere a poche ore di distanza una sfida da vincere a ogni costo. Così contro Toronto e Golden State arrivano due vittorie, contro Chicago e New York due sconfitte. Col 50% di successi si potrebbero conquistare lo stesso i playoff a Est, questa è la buona notizia.
Denver Nuggets-Utah Jazz 104-111
Anche in una stagione lunghissima da 82 partite, ci sono vittorie che hanno un’importanza e un significato particolare. Nel caso degli Utah Jazz, questa vittoria sul campo dei Denver Nuggets è una di quelle vittorie: in back-to-back arrivando da Salt Lake City dopo il successo sui Clippers e contro la squadra con il miglior record casalingo di tutta l’NBA (27 vittorie e 4 sconfitte), la squadra di coach Quin Snyder — peraltro priva di tre guardie come Ricky Rubio, Dante Exum e Raul Neto — ha vinto in maniera convincente controllando dall’inizio alla fine. Merito del solito sforzo di squadra guidato dai 24 punti con 8 rimbalzi e 5 assist di Donovan Mitchell, dai 16+8 di Rudy Gobert e dai 15 a testa di Joe Ingles (autore anche di 10 assist) e Derrick Favors (con 11 rimbalzi), ma soprattutto del contributo preziosissimo dalla panchina di Kyle Korver, autore di 22 punti in 22 minuti con 6/10 dalla lunga distanza. Al resto ci ha pensato la solita magistrale difesa, capace di tenere un attacco come quello dei Nuggets al 40% dal campo e al 28% da tre punti. In casa Nuggets bisogna rammaricarsi per l’occasione persa: con la sconfitta di Golden State a Orlando, gli uomini di coach Mike Malone avrebbero potuto sopravanzare i campioni in carica riprendendosi la vetta della Western Conference, ma si devono accontentare di rimanere a mezza partita di distanza. I migliori sono Will Barton e Jamal Murray con 21 punti a testa, mentre Nikola Jokic frenato dai falli non è andato oltre ai 16 punti (5/15 al tiro), 13 rimbalzi e 7 assist con 5 palle perse. Anche la panchina non ha dato il contributo atteso, con Isaiah Thomas che ha chiuso con il peggior plus-minus di squadra (-10) in appena 11 minuti chiusi con 4 punti a referto.