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NBA, Anthony Davis contro i tifosi Pelicans: "Non potete applaudirmi e fischiarmi assieme"

NBA

Ospite dello show di LeBron James su HBO l'ala di New Orleans ha parlato della nuova fase della sua carriera ("Il potere è nelle mie mani. Sono il CEO del mio business") e punzecchia i suoi (presto ex) tifosi: "Sono rimasto deluso"

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NIENTE LAKERS (PER ORA): QUALE FUTURO PER ANTHONY DAVIS?

Da quando era stato annunciato tra gli ospiti, quella con Anthony Davis era tra le puntate più attese di “The Shop with LeBron James”, lo show sul network HBO che vede protagonista il n°23 dei Los Angeles Lakers, che fa da informale padrone di casa nella più classica delle “barbershop conversation”. Visto i recenti fatti che hanno coinvolto proprio Davis, uomo-mercato prima dell’ultima trade deadline dello scorso 7 febbraio, e i Lakers (pronti a dare ai Pelicans mezza squadra, offerta comunque rifiutata), l’ospitata del n°23 di New Orleans nella casa dell’altro 23, quello gialloviola, era destinata a far parlare. Ne sono uscite riflessioni sul ruolo dell’atleta moderno – soprattutto sulla volontà e capacità di quest’ultimo di controllare e stabilire la narrative che lo riguarda – ma anche prese di posizione abbastanza critiche da parte di Davis nei confronti dei tifosi dei Pelicans. “Sento tanti dire che sto cambiando – ha esordito la superstar di New Orleans – ma io non sto facendo altro che cogliere l’opportunità di prendere in mano la mia carriera, dire quello che voglio dire e fare quello che voglio fare”. “Per tutti i suoi primi 7 anni nella lega – l’opinione di LeBron James – nessuno ha mai avuto da dire nulla di negativo su AD, mai, neppure una parola, nessun giornalista, nessun tifoso, nessun collega o amico. Ma nel momento in cui tu vuoi fare a modo tuo – e non come vogliono loro – allora la narrativa cambia. È per questo che è così importante per noi atleti continuare a sostenerci perché al vertice delle piramidi di potere di questo paese ci sono tante persone che vogliono controllare la narrativa che ci riguarda al posto nostro”. “Mi sento dire: ‘Stai crescendo, è tempo di assumere il controllo della tua carriera, dei tuoi affari’. Credo sia così: sono io ad avere in mano il potere, sento di poter fare quello che voglio e non quello che gli altri mi dicono di fare. Sono il CEO del mio stesso business”. 

Una frecciatina ai tifosi dei Pelicans

C’è un Anthony Davis fuori dal campo e poi c’è un Anthony Davis in campo, il giocatore da tutti ritenuto tra i migliori dell’intera lega. Anche LeBron James – che avrebbe tanto voluto averlo al suo fianco già da questa seconda parte di stagione – è d’accordo: “Per quanto forte sia stato negli ultimi cinque anni, credo che solo ora stia cambiando qualcosa: la gente sta iniziando a capire chi è realmente Anthony Davis”. Non sembrano averlo capito – o meglio compreso, fino in fondo – i tifosi dei New Orleans Pelicans, offesi dalla volontà resa pubblica dal giocatore di voler lasciare città e squadra al termine del suo contratto (o prima, in caso di trade). “Ho un anno ancora di contratto, è difficile dire cosa può succedere perché non so cosa vorrà fare la società. Io ho espresso apertamente la mia volontà ma loro hanno deciso di tenermi a New Orleans ugualmente, per cui ora non so cosa succederà in futuro, come vorranno comportarsi da qui in avanti”. Di sicuro sa come si sono comportati i tifosi, che al primo ritorno in campo dopo l’annuncio della sua volontà di andarsene lo hanno fischiato sonoramente. “Quando ho sentito i loro fischi sono rimasto deluso. Ma come? Dopo 7 anni in città, dopo tutto quello che ho fatto per la squadra e per la comunità, mi fischiano? Poi però si è alzata la palla a due e il mio focus è cambiato: mi interessava soltanto segnarne 30”. E 30 ne ha segnati – 32 per la precisione, in quella gara contro Minnesota – un piccolo gesto di rivalsa verso un pubblico che ora Davis sembra rispettare meno che in passato: “Prima i fischi a ogni possesso, poi quando siamo andati sotto e quasi da solo li ho riportati in partita sono arrivati gli applausi e i cori. Hey, mettetevi d’accordo, chiaritevi le idee: non potete fischiarmi e applaudirmi allo stesso tempo”.