La peggior sconfitta in regular season nella carriera di LeBron James (che sfiora la tripla doppia da 27 punti e 16 assist) arriva nel momento cruciale della stagione: i Lakers sprofondano a quattro partite e mezza di distanza dai Clippers ottavi e prossimi avversari. La post-season adesso è quasi impossibile da acciuffare
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Phoenix Suns-Los Angeles Lakers 118-109
Un disastro. Difficile trovare un modo diverso per commentare la clamorosa, inattesa e molto probabilmente definitiva sconfitta dei Lakers a Phoenix. La caduta più imprevista nel momento più importante della regular season, a rallentare una rincorsa playoff che già procedeva a singhiozzo. I gialloviola con questa hanno perso sette delle ultime dieci partite, costretti ad arrendersi anche contro un avversario reduce da 18 ko negli ultimi 19 match disputati. Complicato fare peggio. Una sconfitta a suo modo storica per LeBron James, che in carriera non era mai stato costretto a rinunciare a un successo contro una squadra dal record così perdente: i Suns infatti (tra le squadre affrontate dal n°23 dopo almeno 25 partite) sono quella con la peggior percentuale di vittorie – il 19%, dato dal 12-51 raccolto prima di questa notte – a essere riuscita a vincere contro una squadra di James e con lui sul parquet (il precedente primato apparteneva ai Cavaliers che nel 2011 “vendicarono” la sua partenza con una vittoria contro gli Heat nonostante il 19.4% di record). LeBron chiude con 27 punti, 16 assist e nove rimbalzi (sfiorata l’ennesima tripla doppia di una stagione da trascinatore nonostante i 34 anni), abile ad armare spesso e volentieri la mano di Brandon Ingram; autore di 25 punti e sette rimbalzi. L’unico in grado di dargli una mano assieme a un perfetto JaVale McGee da 21 punti in 26 minuti in uscita dalla panchina, raccolti facendo percorso netto e tirando 10/10 dal campo. Una resa al tiro molto diversa rispetto a quella di Rajon Rondo ad esempio, che di tiri ne prende sempre dieci, ma trova solo una volta il fondo della retina. Uno dei tanti esempi delle cose che non vanno in casa Lakers, dove il punto interrogativo principale resta la difesa: Phoenix infatti tira con oltre il 51% dal campo, nonostante il 6/26 dall’arco. In pratica i Suns hanno fatto quello che volevano nell’area avversaria, senza incontrare alcun tipo di opposizione.
La disattenzione dei Lakers e i tanti liberi sbagliati
Il modo migliore per raccontare il crollo dei gialloviola è guardare alla gestione del pallone da parte di LeBron James in un possesso qualsiasi a metà terzo quarto: i Lakers si perdono in area Devin Booker senza colpo ferire, concedendo un jumper non contestato da due metri dal canestro che porta Phoenix ben oltre la doppia cifra di vantaggio. C’è da battere la rimessa: LeBron svogliato e arrabbiato con i compagni prende il pallone con una mano, ma il suo lancio verso Ingram si ferma contro la base del proprio tabellone. Un passaggio di cinque metri totalmente sbagliato che costa una palla persa, il simbolo di come i Lakers siano riusciti per oltre tre quarti a tenere in gara i Suns, giudati dai 26 punti e dieci rimbalzi di Deandre Ayton e dai 25 (nonostante lo 0/5 dall’arco) di Devin Booker. Phoenix riesce così ad arrivare a metà quarto periodo sul +12, prima di incassare il parziale firmato James: gioco da tre punti (completato), tripla e poi assist per il canestro dalla lunga distanza di Ingram. Risultato, 112-109. Negli ultimi 52 secondi di partita però la mano dei padroni di casa non trema, con Phoenix che chiude con un perfetto 6/6 dalla lunetta che sigilla il successo dei Suns – che restano comodamente ultimi a Ovest. Per battere questi Lakers, nonostante gli sforzi in una metà campo fatti da James, basta segnare i tiri liberi a differenza dei propri avversari: i losangelini infatti chiudono con un modesto 15/23 a cronometro fermo. Anche quello a suo modo un indice di disattenzione: così si rischia di perdere contro chiunque, anche contro Phoenix.