Difesa forte su James per tutta la gara, provocazioni verso il pubblico gialloviola e la soddisfazione a fine gara di averci visto giusto già sei mesi fa: "A inizio anno ripetevo a tutti che eravamo meglio dei Lakers: le donne mentono, gli uomini pure. Ma i numeri no"
I CLIPPERS NON SI FERMANO, BATTONO LEBRON E CONDANNANO I LAKERS
Sarà lo “spirito di Chicago” che si porta dentro (come dice Doc Rivers) o la capacità di trovare sempre extra-motivazioni, ma Patrick Beverley quando serve riesce ad aggiungere alle sfide della sua squadra una dose di carica ed energia superiore agli altri. E quando il pubblico di casa - quasi sempre gialloviola a prescindere dal fattore campo nei derby dello Staples Center - ha iniziato a fischiare a fine gara, il n°21 dei Clippers non si è tirato indietro, ma ha continuato a chiederne di più. A invocarli a braccia aperte, sempre più forti dopo essere riuscito a dimostrare sul parquet al mondo intero che lui a inizio stagione ci aveva visto giusto: la squadra più forte di Los Angeles era la sua, nonostante dall’altra parte ci fosse LeBron James: “C’erano soltanto sette giornalisti al nostro media day a ottobre - racconta Beverley nello spogliatoio a fine gara - in quel momento ho detto a Shai Gilgeous-Alexander [rookie alla prima stagione in NBA, ndr] di guardarsi attorno, di fissare nella sua mente quanto fosse vuota quella stanza. ‘Aspetta la fine della stagione e vedrai come aumenteranno’, ho ripetuto. Sapevo già che eravamo la squadra migliore di Los Angeles, ma in molti continuavano a non credere alle mia parole. In fondo le donne mentono, gli uomini pure. Ma i numeri no”. E a guardare la classifica della Western Conference non si può che dargli ragione: Clippers settimi e ai playoff, reduci da sei vittorie fondamentali nelle ultime otto sfide nonostante la dolorosa partenza un mese fa di Tobias Harris; Lakers decimi e ormai fuori dalla post-season, con LeBron costretto ad alzare bandiera bianca dopo 14 anni e a rinunciare al solito appuntamento con i playoff.
Beverley e il suo "conto in sospeso" con LeBron
Il compito principale di Beverley è stato quello di prendersi cura di James in difesa (impegnando il meno possibile Danilo Gallinari, risultato poi decisivo in attacco), mettendosi sulle tracce del n°23 dei Lakers già da metà campo non appena iniziava a orbitare nei pressi del pallone. Nel replay proposto dalla regia del derby durante un timeout con le telecamere focalizzate sul duello tra i due, è evidente quanto sia stato provocatorio l'atteggiamento dei n°11 dei Clippers, sempre pronto a toccare l'avversario, a spostarlo, a infastidirlo in ogni modo. A questo Beverley ha aggiunto poi un contributo da 13 punti, nove rimbalzi, cinque rubate e quattro assist. “Difesa, competitività, sempre pronto ad andare a muso duro contro chiunque: queste sono solo alcune delle caratteristiche che Beverley aggiunge alla nostra squadra - sottolinea Montrezl Harrell - e lo fa ogni sera che scendiamo in campo. Prima ancora che il coach decidesse il piano partita, lui è entrato in sala riunioni e ha detto: ‘In difesa mi occupo io di LeBron’. Un giocatore sotto la media per altezza e stazza che riesce a tenere testa a un gigante di quel livello, ma la differenza di dimensione e forza non ha mai preoccupato Pat. Questo è ciò che lo rende speciale”. Con James poi ci sono anche dei conti personali in sospeso - almeno dal punto di vista di Beverley, che con LeBron ha condiviso il parquet per qualche settimana durante la preseason 2010 agli Heat: “Ho giocato a Miami con lui, ma poi hanno deciso di tagliarmi dopo il training camp. Sono stato scelto al Draft dai Lakers, che mi hanno scambiato con gli Heat [dimostrando quindi un interesse nei miei confronti, ndr]. Poi però è arrivato LeBron dopo qualche settimana e sono stato fatto fuori. Ricordo quel momento come se fosse ieri: per quello oggi da parte mia c’era una motivazione particolare”. Un conto in sospeso da quasi dieci anni, ma a Beverley basta davvero poco per aggiungere extra-motivazioni e per dimostrare di avere ragione. [In basso, una foto del training camp del 2010, con LeBron che spiega qualcosa a Beverley]
I Clippers vogliono i playoff, nonostante le scelte di mercato
Un altro messaggio forte in casa Clippers arriva dalle parole pronunciate da Gallinari nell’intervista esclusiva rilasciata a Sky Sport: “Voglio vincere qualcosa di importante”; una frase che meno di un mese fa sarebbe apparsa fortemente in controtendenza rispetto alle decisioni prese dalla dirigenza losangelina e che invece adesso riacquista forza. Molti dei commentatori e dei giornalisti infatti, dopo la trade di Tobias Harris con Philadelphia, avevano ipotizzato che il piano dei Clippers fosse quello di rimandare al prossimo anno l’assalto ai playoff. Smobilitare a febbraio, liberare spazio salariale e tenersi stretti la scelta al primo giro al Draft rinunciando alla post-season. Arrivare in zona lottery infatti permetterebbe alla squadra di Los Angeles di “riscattare” la scelta, scambiata con protezione 1-14 con Boston. Ma i Clippers sul parquet non hanno smesso di lottare, trovando un nuovo equilibrio: da quando Harris ha salutato la compagnia segnando il canestro decisivo contro Charlotte sono arrivate sette vittorie in 11 gare, con Gallinari spesso protagonista e chiamato a prendersi ulteriori responsabilità. Il n°8 azzurro assieme al duo in uscita dalla panchina Williams-Harrell è il centro nevralgico attorno a cui ruota la squadra di Doc Rivers, che liberato lo spazio salariale necessario sa bene di poter ambire a convincere dei giocatori di primissimo livello in estate a suon di milioni di dollari. Lo spot migliore al momento non sono le scelte, ma dimostrare di saper vincere anche in situazioni complicate. E i Clippers al momento stanno riuscendo al meglio in questa “impresa”.