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NBA, Boston e Hayward umiliano Golden State alla Oracle: peggior ko dell'era Kerr

NBA

Guidati dai 30 punti dell'ex Jazz i Celtics ritrovano per una serata armonia e gioco, mostrando al resto della lega tutto il loro potenziale. Per i californiani è la peggior sconfitta dal 29 novembre 2009, terzo ko interno fragoroso dopo quelli contro OKC (-28) e Milwaukee (-23)

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Golden State Warriors-Boston Celtics 95-128

Gli Warriors, senza Klay Thompson, non segnano per i primi tre minuti e subiscono un parziale di 11-0 in apertura. Essendo i campioni in casa, non vanno certo al tappeto al primo turno e nel giro di un paio di minuti recuperano tutto lo svantaggio per poi vedere Boston allungare di nuovo con un ulteriore break di 9-2. Ma la notizia peggiore per i padroni di casa è l’ingresso in campo di Gordon Hayward: l’ex All-Star di Utah è in una di quelle serate in cui non sbaglia praticamente nulla, collezionando 19 punti in 15 minuti nel solo primo tempo con 7/8 al tiro. I Celtics trascinati dal loro n°20 si ritrovano così in vantaggio di 25 punti all’intervallo, uno scarto che eguaglia il secondo più alto di sempre subìto dagli Warriors sotto coach Kerr e il peggiore tra le mura amiche addirittura dal marzo 2017 (e da una gara contro i Mavericks). Nel 73-48 con cui le squadre vanno all’intervallo ci sono anche i 13 punti di Kyrie Irving, mentre Golden State non segna un canestro dal campo negli ultimi 3:53 del primo tempo e solo Steph Curry (che chiude la prima metà di gara a quota 19) sembra voler far qualcosa per impedire un’imbarazzante figura di fronte ai tifosi della Baia. È di Curry non a caso anche il primo canestro del terzo quarto, quando gli Warriors nel giro di due minuti e mezzo scarsi piazzano un parziale di 11-3 che li riporta a -17 con ancora più di 16 minuti da giocare prima della sirena finale. Boston però non alza le mani dal manubrio prima dell’arrivo ed è brava a tornare immediatamente in controllo della gara, riportandosi fuori portata fino al +33 finale che segna la peggior sconfitta interna degli Warriors dal 2014-15, da quando cioè Steve Kerr è al timone della squadra (quest’anno era già arrivate brutte sconfitte casalinghe come il – 28 incassato contro Oklahoma City e il -23 subìto dai Bucks, ma i Celtics stabiliscono un nuovo record negativo per i campioni in carica). Il protagonista ovviamente è Gordon Hayward che chiude con 30 punti e 12/16 al tiro compreso anche un ottimo 4/6 da tre, ma coach Stevens ha anche 19 punti, 11 assist e 5 rimbalzi da Kyrie Irving, 18 da Jaylen Brown e 17 da Jayson Tatum. “Abbiamo parlato tanto, io per primo –  afferma Kyrie Irving appena suonata la sirena finale – era ora che traducessimo tutte le nostre parole in campo. Ovviamente è stata la serata di Gordon Hayward, uno a cui, proprio come me, non manca la fiducia in sé (“Siamo nati nello stesso giorno – confida Irving – forse anche per questo lo capisco meglio di chiunque altro”) ma è bello vedere la squadra giocare assieme, ognuno per gli altri, godendosi il successo dei propri compagni”. Quello che è mancato fin qui in questa stagione a Boston, che contro Golden State invece sembra ritrovare per una serata gli ingredienti per essere una grande squadra. Curry a quota 23 e Kevin Durant a 18 sono gli unici due Warriors che giocano al loro livello, con DeMarcus Cousins unico altro giocatore in doppia cifra ma protagonista di una serata davvero difficile, chiusa con solo 4/12 al tiro (e 0/5 dalla lunga distanza), 5 falli e anche un tecnico per un accenno di rissa. I numeri che di solito contraddistinguono la squadra di coach Kerr – ottime percentuali al tiro e grande circolazione di palla – sono invece quelli messi a referto da Boston, che chiude con il 51% al tiro, oltre il 41% da tre (e anche 16/17 ai liberi) e soprattutto con 38 assist di squadra sui 49 canestri effettuati. Una serata magica, che ora in casa Celtics sono chiamati a replicare con più costanza, per poter tornare protagonisti nel finale di stagione.