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NBA: Houston stoppa Dallas e fa otto in fila, Detroit non smette di vincere

NBA

I Pistons non arrestano la loro corsa e battono anche Chicago, Toronto continua a vincere anche senza Kawhi Leonard. Successo in volata per Houston, con Chris Paul che stoppa il tiro decisivo sulla sirena. Vittorie casalinghe per Minnesota, Atlanta e Memphis

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Dallas Mavericks-Houston Rockets 93-94

Ogni tanto, anche se molto di rado, anche James Harden può godersi una serata non da protagonista, ma semplicemente da supporting cast, lasciando agli altri il compito di vincere al posto suo. Eric Gordon e Chris Paul hanno raccolto lo scettro e trascinato Houston all’ottavo successo consecutivo che rilancia sempre più le ambizioni dei Rockets terza forza a Ovest. Una vittoria più sofferta del previsto, arrivata grazie alla stoppata di CP3 su Jalen Brunson sulla sirena, quando Dallas ha avuto il pallone per provare a vincerla. Luka Doncic a quel punto ha spinto il contropiede, attirando su di sé ben tre avversari e scaricando il pallone sul compagno libero: Paul però è riuscito a ruotare in anticipo su di lui, stoppandone il tentativo e regalando a Houston il secondo successo stagionale contro Dallas. Alla sirena finale sono 26 punti di Eric Gordon e 20 del Barba (ben 16 al di sotto della sua media stagionale), che dopo 43 partite consecutive termina il match senza essere il miglior realizzatore della sua squadra – seconda striscia più lunga degli ultimi 30 anni, dietro soltanto a quella di 66 partite messa insieme da Michael Jordan con i Chicago Bulls nel 1988. Poco importa, basta aver vinto, mentre dall’altra parte a preoccupare è il ginocchio di Doncic – che ha subito un colpo nel quarto periodo, a margine di un match chiuso con 19 punti, 15 rimbalzi e nove assist. Sarebbe potuto essere il finale perfetto: canestro di Brunson, vittoria Mavericks, tripla doppia per il rookie sloveno. E invece è arrivata soltanto un’altra sconfitta.

Detroit Pistons-Chicago Bulls 131-108

Dopo aver sconfitto Chicago allo United Center due giorni fa, Detroit continua il suo momento d’oro vincendo contro i Bulls (che non hanno Zach LaVine) anche tra le mura amiche: si tratta del loro quinto successo in fila, il dodicesimo delle ultime 14 gare disputate. Dopo un primo quarto in equilibrio, nel secondo e nel terzo Blake Griffin e compagni fanno il vuoto: di 30-23 il parziale del secondo periodo, addirittura di 42-25 quelle del terzo, che porta i padroni di casa avanti di 23 punti (103-80 prima degli ultimi dodici minuti). Il migliore in casa Pistons è come spesso accade Blake Griffin, che chiude con 28 punti e 10/14 al tiro, così come ormai abituale è la doppia doppia di Andre Drummond (16 punti e 15 rimbalzi). Detto dei 21 con 5/8 da tre di Reggie Jackson (che a marzo sta tirando il 56.3% dall’arco, con 14/24), a proposito di tiri da tre punti una menzione la merita assolutamente Langston Galloway. Per il n°9 di coach Casey ci sono 21 punti dalla panchina con 6/6 dalla lunga distanza, statistica che tiene viva la striscia di triple da lui messe consecutivamente a segno (nell’arco di tre partite): a quota 12, è oggi la più lunga di tutta la lega (superato Klay Thompson che ne aveva segnate 10 in fila), con Terry Mills a detenere il primato di franchigia stabilito nel 1996-97 con 13. In casa Bulls ci sono 17 punti a testa di Lauri Markkanen e Otto Porter Jr., ma ancora meglio di loro fa Wayne Selden che ne segna 18 dalla panchina ma non può evitare il quarto ko nelle ultime cinque per la squadra dell’Illinois.

Miami Heat-Toronto Raptors 104-125

Non c’è Kawhi Leonard nei Raptors, Patrick McCaw parte nei primi cinque al suo posto ma gli altri 4 giocatori del quintetto di coach Nurse sono già in doppia cifra alla fine del primo tempo, con 12 punti a testa di Pascal Siakam e Danny Green e 10 per Kyle Lowry e Serge Ibaka. Sopra di 5 al termine del primo quarto, i canadesi allungano con una seconda frazione da 36 punti contro i 27 degli Heat, che hanno solo Bam Adebayo — in quintetto nel ruolo di centro al posto di Hassan Whiteside — in doppia cifra con 10 punti e 5/7 dal campo. A far la differenza nel primo tempo sono le percentuali al tiro dell’attacco di Toronto, che la difesa di Miami non riesce proprio a limitare: i Raptors vanno all’intervallo davanti nel punteggio 68-54 tirando il 58.5% dal campo e il 57% da tre punti, con un ottimo 12/21 (4 le triple già a bersaglio per Danny Green). Nel terzo quarto arrivano altri 8 punti di Siakam che cede il testimone a Lowry in apertura dell’ultimo quarto, e alla fine sono proprio loro due i principali protagonisti della vittoria di Toronto, il primo con 20 punti e 8/12 al tiro e il secondo con 24, 10 assist e 7 rimbalzi. I Raptors mandano otto giocatori in doppia cifra, mentre Miami domina per punti nel pitturato (60-34) ma difensivamente non ha risposte contro i canadesi: sono 32 i loro assist su 42 canestri segnati, con il 56.8 dal campo e il 52.5% da tre punti. Il top scorer per coach Spoelstra è Bam Adebayo, a quota 19 con 8/11 al tiro, mentre 15 a testa ne portano in dote Dwyane Wade e Dion Waiters. Non bastano, Toronto sbanca facilmente la Triple A Arena e continua a inseguire Milwaukee per il primo posto a Est.

Atlanta Hawks-New Orleans Pelicans 128-116

Tra le grandi prestazioni di Trae Young e John Collins, è facile dimenticarsi che c’è un altro giovane estremamente interessante negli Atlanta Hawks. Ma da stanotte se ne ricorderanno soprattutto i New Orleans Pelicans, che hanno visto Kevin Huerter andare on fire. Il rookie dai capelli rossi degli Hawks ha realizzato 17 dei suoi 27 punti nel solo secondo quarto, maltrattando il debuttante Dairis Bertans (ex Olimpia Milano) e trascinando gli Hawks al successo. La super prestazione di Huerter ha aiutato a sopperire alla brutta serata al tiro di Young, autore di 10 punti con 2/14 dal campo pur distribuendo cinque dei suoi dieci assist nel solo ultimo quarto, meritandosi gli elogi del suo coach per la maturità nel riconoscere che non era serata. È andato meglio invece Collins con 24 punti, 10 rimbalzi e 4 stoppate per interrompere una striscia di tre sconfitte consecutive, pur affrontando un avversario privo di uno dei suoi due migliori giocatori in Jrue Holiday e con Anthony Davis sempre a mezzo servizio (15 punti in 21 minuti). A guidare i Pelicans sono stati allora i 23 a testa di Julius Randle e Frank Jackson, mentre Elfrid Payton ha chiuso con una tripla doppia da 15 punti, 10 rimbalzi e 10 assist.

Memphis Grizzlies-Orlando Magic 105-97

Mike Conley quando vuole sa ancora essere un All-Star. E a farne le spese sono stati gli Orlando Magic, inconcludenti nel momento topico della stagione. Bisognava accelerare per andare a prendere i playoff e invece sono arrivate tre sconfitte nelle ultime quattro gare. L’ultima per mano di Conley, che segna 14 dei suoi 26 punti totali nel quarto periodo e realizzando il canestro che a 15 secondi dalla sirena cambia definitivamente il corso del match. A lui si aggiunge anche Avery Bradley, autore di 21 punti e decisivo nel terzo successo consecutivo raccolto da Memphis – non succedeva dalla metà di novembre, un’era geologica fa. “Stiamo lavorando per capire come far funzionare al meglio le cose”, sottolinea Conley, consapevole che a furia di vincere i suoi Grizzlies sono passati avanti anche ai Mavericks. Non una buona scelta in vista della lottery.

Minnesota Timberwolves-New York Knicks 103-92

In una serata in cui mancavano per infortunio sia Karl-Anthony Towns che Andrew Wiggins (prima partita in cui non c’erano entrambi dal 16 aprile 2014) e in cui Derrick Rose è stato tenuto in campo solo per otto minuti, i Minnesota Timberwolves hanno trovato risorse inattese in quelli che solitamente sono solo comprimari. Guidati dal massimo stagionale da 25 punti di Taj Gibson, dalla doppia doppia da 20 punti e 10 assist di Jeff Teague e dal massimo in carriera da 18 di Keita Bates-Diop, i T’Wolves hanno avuto la meglio contro la peggior squadra della NBA cogliendo la sesta vittoria consecutiva in casa. Agli ospiti non sono serviti i 26 punti di Damyean Dotson e i 15 di Allonzo Trier dalla panchina, pagando le 19 palle perse che hanno portato a 27 punti degli avversari.