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NBA, Tobias Harris: "Questi Sixers sono la squadra più forte in cui ho mai giocato"

NBA

L'ala dei Sixers non nasconde la sorpresa per la cessione a metà stagione: "Ho fatto tutto quello che potevo, eppure...". I Clippers ora sono un ricordo del passato, mentre lui si gode il ruolo da "connettore" tra le superstar di Philadelphia

HARRIS VA DAI CLIPPERS A PHILADELPHIA: COSA CAMBIA

Ai Clippers Tobias Harris stava viaggiando appena sotto i 21 punti a partita (20.9), aggiungendoci 7.9 rimbalzi e 2.7 assist, sfiorando il 50% dal campo e tirando il 43.4% da tre punti. Di lui si parlava come di un probabile All-Star per la partita di Charlotte ma poi, improvvisa, è arrivata la trade: i Clippers se ne liberano, spedendolo a Philadelphia. “Sono rimasto un po’ sorpreso – ammette in un’intervista rilasciata a The Athletic – ma fa parte del business. I Clippers vogliono andare in un’altra direzione, non mi resta che augurargli il meglio. Certo, una parte di me c’è rimasta un po’ male, pensando: ‘Ho fatto tutto quello che dovevo fare, eppure…’. Ma funziona così, gli affari sono affari, io so che in giro per la lega la gente apprezza quello che porto in campo, e i 76ers me lo hanno dimostrato”. Cambiata maglia, lui ha continuato a fare quello che faceva prima, al punto che nel paragonare le statistiche tra le 55 gare in maglia Clippers e quelle fin qui disputate coi Sixers le similitudini sono quasi impressionanti: 20.5 punti, 8 rimbalzi, 2.6 assist con quasi il 52% dal campo e il 40% da tre punti. “Col mio stile di gioco so di poter essere produttivo giocando al fianco di chiunque. Qui mi hanno accolto a braccia aperte – racconta – chiedendomi da subito di giocare in maniera aggressiva, senza timori reverenziali verso nessuno. Sono felice di essere qui, questi Sixers sono la squadra con più talento in cui ho mai giocato. C’è tantissimo talento, per cui è ovvio c’è da lavorare per far funzionare tutto al meglio”. Harris sembra essere stato chiamato a Philadelphia anche per questo, per fare un po’ da tramite tra tante superstar giovani e dalla personalità decisa, da Embiid a Butler, passando per Simmons. “Mi piace questo ruolo da connettore, il ruolo di chi è chiamato a tenere assieme i ragazzi. Sono al mio ottavo anno nella lega, ho visto personalità, compagni e situazioni delle più diverse, so comunicare con chiunque. Sento di essere arrivato qui per una ragione: aiutare questa squadra a vincere, arrivare al titolo o comunque diventare una forza costante nella lega. I miei compagni lo hanno capito e stanno rispettando il mio lavoro”.

Fiducia e incoraggiamenti: l'ambiente giusto

Harris – il cui contratto scade a fine anno – confida di aver già guardato a Philadelphia come a una sua possibile destinazione futura, quando ancora era a Los Angeles. Ora la realtà si è concretizzata con lo scambio a metà stagione e a fine anno la scelta in chiave futura si ripropone: i Sixers hanno fatto sapere di voler riconfermare sia lui che Jimmy Butler (altro contratto in scadenza), Harris sembra desideroso che ciò possa accadere: “Sarebbe egoista da parte mia venire qui senza mantenere un atteggiamento aperto che preveda la mia permanenza qui a lungo termine. Sono fatto così, sento di dover lealtà a qualsiasi sia la mia squadra in un determinato momento. Io voglio vincere, e questa organizzazione vuole vincere”. Lui si è già fatto apprezzare dai compagni, e anche questo tipo di riconoscimento nel mondo di Harris conta, eccome: “J.J. Redick stava attraversando un periodo difficile – racconta – e così quando l’ho visto in palestra ho fatto di tutto per provare a dargli fiducia. ‘Questa è la tua serata, perché quando si tratta di tirare sei il maestro assoluto’. Ecco, mi piace avere questo tipo di atteggiamento, perché vorrei che i miei compagni facessero lo stesso con me, se dovessero vedermi in difficoltà. È bello giocare tra la fiducia e gli incoraggiamenti dei propri compagni”. Se basterà per far strada ai playoff nella Eastern Conference a Philadelphia lo scopriranno soltanto nei prossimi mesi.