In Evidenza
Tutte le sezioni
Altro

Per continuare la fruizione del contenuto ruota il dispositivo in posizione verticale

NBA, LeBron James batte i Bulls e non abbandona le speranze playoff

NBA

I Lakers vincono a Chicago in rimonta grazie ai 36 punti e dieci rimbalzi del n°23, che a fine partita lancia un messaggio a compagni e avversari: "Stiamo giocando con le carte che abbiamo, ma fino a quando il mazziere non mescola tutto dobbiamo continuare a lottare"

RONALDO FA IL FENOMENO, DONCIC SENZA PAROLE

I RISULTATI DELLA NOTTE

GALLINARI OUT, CLIPPERS KO. GLI SPURS VINCONO ANCORA

VIDEO. TUTTI GLI HIGHLIGHTS

Condividi:

Era dal 18 dicembre che non segnava così tanto, ma questa volta nonostante il risultato recuperato per i capelli, resta sempre molto poco da festeggiare a LeBron James. Quella in dirittura d’arrivo ha tutte le potenzialità per essere la peggior stagione della sua carriera, almeno a livello di risultati di squadra raccolti. “Ovviamente mi sarebbe piaciuto arrivare a giocare la post-season – racconta il n°23 gialloviola, a margine di una gara da 36 punti con 15/23 al tiro, dieci rimbalzi e quattro assist – anche se rischio di non farne parte, i playoff restano la cosa che amo di più. Ma al momento devo giocare con le carte che mi sono state date e bisogna continuare ad andare avanti fino a quando il mazziere non mescola di nuovo le carte, in modo tale da avere poi un’altra mano a disposizione con cui poter fare qualcosa”. I Lakers al momento devono fare i conti con quello che resta dopo i tanti infortuni: 17 partite ancora da giocare e sei gare e mezza dia recuperare per raggiungere l’ottavo posto. Una distanza siderale da riempire anche per uno specialista come James: “Guarderò le partite in TV se non dovessimo farcela a conquistarli. Ormai dopo ogni gara le nostre possibilità di farcela sembrano ridursi sempre più e così tante squadre a Ovest stanno giocando alla grande. Per questo provi a migliorare come chi ti sta attorno, ma questa non sarà certo l’ultima volta che giocherò i playoff”. Tutto in fondo continua a ruotare attorno a lui, ne sia da esempio quanto successo nel finale di gara: con i Lakers sul +10 e LeBron il linea con un minutaggio complessivo nel match da 32 minuti, coach Walton gli ha chiesto di avvicinarsi a bordocampo e tenersi pronto durante il possesso dei Bulls. Se il pallone fosse entrato e lo svantaggio fosse sceso in singola cifra, a quel punto James sarebbe rientrato negli ultimi tre minuti di gara a chiudere i conti. “Era pronto a darci una mano: aveva capito che dipendeva da come si sarebbero conclusi un paio di possessi. Quando poi abbiamo visto che la squadra è riuscita a piazzare lo strappo e allungare, è tornato a sedersi in panchina assieme ai compagni”. Quello che resta in realtà è il fatto che dopo cinque mesi di regular season con questo successo i Lakers salgono a 31-36 in stagione: un record praticamente identico a quello di un anno fa, nonostante l'arrivo di LeBron: “Se fossimo stati senza infortuni, avrei detto che c’era qualcosa di sbagliato in tutto questo, ma le assenze ci hanno condizionato più di ogni altra cosa”, chiosa Walton, a caccia di una giustificazione che non sembra esserci.

Chicago Bulls-Los Angeles Lakers 107-123

E di canestri James ne ha dovuti fare tanti anche questa volta, dopo che i Lakers sembravano intenzionati a non interrompere la striscia di sconfitte che li ha fatti precipitare al 12° posto a Ovest. Chicago infatti fa la parte del leone nel primo quarto, volando sul +18 dopo 12 minuti, guidati da un quintetto tutto in doppia cifra, con i 20 punti di Robin Lopez e i 19 con nove rimbalzi di Otto Porter. I Lakers però tornano prepotentemente in corsa, soprattutto a inizio ripresa, quando il parziale da 43-24 nel terzo quarto annichilisce i padroni di casa, che non hanno più la forza né l’interesse di inseguire un avversario più forte e motivato. “È bastato che qualcosa facesse click nella nostra testa”, sottolinea Kyle Kuzma, al rientro dopo il problema alla caviglia e autore di 21 punti con 9/17 al tiro. Doppia doppia per Rondo e McGee e 24 punti con 7/11 dalla panchina per Caldwell-Pope fanno il resto, in un match che ha visto esordire per la seconda volta in maglia Lakers (terza partita in carriera in gialloviola) Andre Ingram; il rookie di 33 anni che la scorsa stagione fece sognare lo Staples Center con una partita da incorniciare al suo esordio. Stavolta no, arrivando soltanto due minuti scarsi sul parquet e zero punti a referto. Anche lo spazio per le belle storie ormai sembra ridotto ai minimi termini in casa Lakers.