La matricola di Atlanta segna 32 punti e manda a bersaglio sulla sirena il canestro della vittoria che condanna i Sixers, mentre la point guard degli Hornets guida la rimonta da -18 segnando 18 dei suoi 36 punti nel quarto quarto. Miami passa a Washington, Portland batte Detroit, vittorie esterne per Utah e Minnesota
C'E' CHI VUOLE TRAE YOUNG ROOKIE DELL'ANNO
Atlanta Hawks-Philadelphia 76ers 129-127
Dopo aver interrotto a cinque la striscia degli Utah Jazz, Trae Young e gli Atlanta Hawks fanno saltare per aria anche quella di sei vittorie consecutive dei Philadelphia 76ers, battuti alla sirena da un canestro in floater del loro sensazionale rookie. Young porta i padroni di casa sul +2 già sul 125-123 con una tripla dalla lunga distanza, ma la gestione dell’ultimo pallone a 3.5 secondi dalla fine – con l’uno contro uno vincente contro Jimmy Butler – è l’azione che fa di lui l’eroe della serata, chiusa con 32 punti, 11 assist e 6 rimbalzi. È la sua quinta partita con almeno 30 punti e 10 assist, un dato che per le rispettive stagioni da matricola nella NBA pareggia quello di Steph Curry e Michael Jordan, al secondo posto di sempre dietro l’inarrivabile Oscar Robertson (24 gara a 30&10 per lui). A rendere onore alla grande partita di Young arrivano anche le parole di coach Brett Brown (“È stato unico stasera, i suoi ultimi due canestri hanno deciso la partita”), mentre Jimmy Butler è il primo a fare autocritica per i Sixers: “Siccome pensiamo di essere forti, siamo convinti di poter scendere in campo, far quello che vogliamo e vincere. Ecco cosa ci ha fatto perdere stasera. Non possiamo giocare con questo atteggiamento se vogliamo arrivare dove vogliamo arrivare”. Butler ha chiuso con 25 punti, due in più li ha messi a referto Joel Embiid insieme a 12 rimbalzi e 21 li ha aggiunti Ben Simmons, mentre per i padroni di casa oltre ai 32 di Young ci sono i 23 di Taurean Prince e i 17 con 7/11 al tiro di Dewayne Dedmond. Gli Hawks sembrano controllare la gara già alla fine del primo tempo, chiuso con 74 punti realizzati (massimo stagionale eguagliato, il totale più alto concesso agli avversari dai 76ers), e poi allungando sul +12 nel terzo quarto, prima di incassare un 10-0 di parziale che riporta la gara in equilibrio e regala il finale da sogno a Trae Young.
Charlotte Hornets-Boston Celtics 124-117
Sotto di 18 punti (112-94) con poco più di 8 minuti da giocare, la gara sembra ormai persa per gli Charlotte Hornets: Kemba Walker, però, ha altre idee. La point guard nativa del Bronx si scatena nel quarto quarto e con 18 dei suoi 36 punti finali mette la sua firma sul parziale di 30-5 con cui Charlotte chiude la gara andando a guadagnarsi un’importante vittoria per mantenere ancora vive le speranze di playoff. Per la squadra del North Carolina si tratta della decima vittoria in rimonta da almeno 10 punti di svantaggio, e la più grande della stagione: “La partita era chiusa all’inizio del terzo quarto, poi abbiamo sollevato il piede dall’acceleratore ed ecco quello che succede”, il commento di Kyrie Irving, autore di 31 punti con 7 rimbalzi e 6 assist ma battuto nel duello diretto con Kemba Walker, capace di sfiorare la tripla doppia con 36 punti, 11 rimbalzi e 9 assist. Per Charlotte ci sono anche i 20 punti (massimo in carriera) del rookie Miles Bridges e i 13 a testa di Marvin Williams e Malik Monk, mentre Boston – senza Al Horford e Gordon Hayward – trova 29 punti con 10/13 al tiro dalla panchina da Jaylen Brown ma non riesce a evitare la terza sconfitta in fila.
Portland Trail Blazers-Detroit Pistons 117-112
I Blazers centrano la loro terza vittoria in fila (che li avvicina a mezza gara di distanza dal terzo posto degli Houston Rockets a Ovest) grazie alla solita prestazione a 360° gradi di Damian Lillard, autore di 28 punti, 9 assist e 6 rimbalzi, ma i canestri decisivi del quarto quarto arrivano da Al-Farouq Aminu, che negli ultimi dodici minuti firma 9 dei suoi 22 punti di serata. Dopo essere andati sotto anche di 11 punti, i Detroit Pistons si svegliano grazie a un super quarto quarto di Reggie Jackson, che segna 12 dei suoi 24 punti e porta gli ospiti avanti di 3 all’inizio dell’ultima frazione. Il vantaggio sale anche +6 prima della rimonta di Portland, che vanifica i 27 punti di Blake Griffin e anche i 13 con 5 assist dalla panchina di Luke Kennard.
Washington Wizards-Miami Heat 108-113
Se i Miami Heat riusciranno a proteggere il loro ottavo posto dalla rincorsa degli Orlando Magic, un bel po’ del merito sarà anche di Dwyane Wade — che quando gioca come stanotte non sembra proprio uno vicino al suo ritiro. La leggenda degli Heat ha segnato 11 dei suoi 20 punti nell’ultimo quarto, aiutando i suoi a tenere a bada gli Wizards — con i tifosi sugli spalti che gli cantavano “M-V-P” e “Let’s Go Heat” — e a chiudere un ciclo di partite molto difficili con un record di 4-1. Miami infatti ha giocato cinque gare negli ultimi sette giorni di cui le ultime quattro in trasferta, ma è riuscita a uscirne in maniera egregia e mantiene una gara piena di vantaggio su Orlando. Insieme ai 19 punti di Dion Waiters e i 18 di Josh Richardson, la squadra di coach Spoelstra ha avuto anche la doppia doppia da 16+11 di Bam Adebayo, facendo la differenza con un parziale di 7-0 che ha dato loro dieci lunghezze da amministrare negli ultimi tre minuti. I padroni di casa, guidati dai 25 di Jeff Green, hanno avuto la chance per pareggiarla con una tripla di Satoransky, ma il ceco non ha trovato il fondo della retina a 26 secondi dalla fine dando la vittoria agli Heat.
Chicago Bulls-Utah Jazz 83-114
Dopo la sconfitta sul campo degli Atlanta Hawks, gli Utah Jazz non si sono fatti sorprendere e hanno preso in mano la partita da subito, chiudendo il primo tempo avanti di 34 lunghezze e finendo con +31, a soli tre punti dal loro margine di vittoria più ampio in stagione. Guidati dai 21 punti con 14 rimbalzi di un dominante Rudy Gobert (9/11 dal campo e 4 stoppate), la squadra di coach Snyder ha vinto la sesta partita nelle ultime sette grazie anche ai 16 di Donovan Mitchell e i 13 a testa di Joe Ingles e Derrick Favors, continuando la rincorsa al fattore campo per il primo turno di playoff a ovest. Per i Bulls, ormai privi di obiettivi di classifica, i 18 punti con 10 rimbalzi di Lauri Markkanen sono sporcati dalle percentuali (6/20), mentre i vari Otto Porter e Zach LaVine non hanno preso parte alla gara per vari infortuni, così come Wendell Carter e Chandler Hutchinson sono stati fermati per il resto della stagione. “Non vorrei trovare scuse, ma davvero ci mancano dei corpi in questo momento” ha commentato Markkanen sulla situazione dei suoi.
Memphis Grizzlies-Minnesota Timberwolves 99-112
Nel calendario NBA può capitare che la squadra di casa sia la più stanca tra le due. È il caso dei Memphis Grizzlies, che dopo aver perso al supplementare a Orlando è tornata in Tennessee nella notte per affrontare poi i Minnesota Timberwolves, che li attendevano in città già da un giorno. Normale allora che i Grizzlies siano crollati nel secondo tempo, concedendo un parziale di 19-4 da cui non sono più riusciti a riprendersi, anche perché Karl-Anthony Towns ha firmato un’altra prestazione mostruosa da 33 punti e 23 rimbalzi nel tentativo di conquistare una nomination per il terzo quintetto NBA, viatico fondamentale per avere un contratto al “super-max”. Insieme a KAT ci sono i 22 punti di Andrew Wiggins e i 17 di Josh Okogie in un quintetto tutto in doppia cifra, mentre ai Grizzlies non sono bastati i 23 di Mike Conley e la doppia doppia da 20+14 di Jonas Valanciunas. Con questa vittoria i T’Wolves interrompono una striscia di cinque sconfitte consecutive, la peggiore della loro stagione.
Sacramento Kings-Phoenix Suns 112-103
Nonostante non sia coincisa con una qualificazione ai playoff, la stagione dei Sacramento Kings rimane comunque un grande successo. Il merito sta anche nell’esplosione di Buddy Hield, che si è ormai affermato come uno dei migliori tiratori della lega — nonché, dopo stanotte, il recordman di franchigia per triple segnate in una stagione. Con le sette triple realizzate contro Phoenix, la guardia da Oklahoma ha toccato quota 245, superando le 240 di Peja Stojakovic (suo attuale assistente general manager) nel 2003/04. “Peja è stato uno dei più grandi motivi del mio successo quest’anno” ha ammesso Hield dopo la partita, vinta nel finale dai Kings grazie a 7 dei 25 punti di Harrison Barnes e dalle doppie doppie di Nemanja Bjelica (13+17) e Marvin Bagley (16+11), rimontando il 19-0 di parziale con cui Phoenix aveva cominciato la gara. I Suns non sono riusciti a difendere il vantaggio accumulato nonostante i 32 di Devin Booker e i 19+11 di Deandre Ayton, rifacendosi sotto nel finale ma venendo ricacciati indietro dai canestri di Barnes.