Gli Warriors perdono in modo rocambolesco (e polemico) nel finale all'OT contro Minnesota, nonostante i 37 punti e le 11 triple di Curry. Ne approfittano i Nuggets, che si prendono il successo sui Thunder e l'aggancio al primo posto a Ovest. Vittorie playoff per Portland e Utah, i Lakers condannano Charlotte
RABBIA WARRIORS: "TROPPI ERRORI DEGLI ARBITRI"
Minnesota Timberwolves-Golden State Warriors 131-130 OT
Una partita incredibile, conclusa in un modo che farà sicuramente discutere a lungo. Impossibile dunque non iniziare da lì con il racconto, dopo 48 minuti che hanno avuto bisogno di un overtime per raccontarci quale delle due squadre meritava di vincere. Succede tutto negli ultimi cinque secondi, anche se gli Warriors per rifarsi sotto hanno bisogno delle triple n°9 e 10 della gara di un ispirato Steph Curry. Dopo quelle Golden State si ritrova così a -3 a cinque secondi dalla sirena: rimessa per Kevin Durant che dalla punta dell’arco segna una tripla pazzesca con fallo. La panchina esulta, ma gli arbitri sono di un altro avviso: il tocco sul braccio di KD è arrivato prima del movimento di tiro. Fallo semplice e si riparte con una rimessa laterale identica alla precedente. Gli Warriors allora cambiano bersaglio: palla a Curry che dall’angolo trova l’undicesima tripla di una serata da 37 punti e cinque assist, lasciando di stucco il pubblico di Minneapolis e mezzo secondo sul cronometro. Il n°30 di Golden State punta il dito verso gli arbitri, quasi a far presente che questa non si può “annullare” come la tripla precedente. La parità però dura poco, il tempo che i T’wolves provino a battere la rimessa cercando Karl-Anthony Towns sotto canestro. Il pallone sfila via lontano, ma Durant -23 punti, 12 rimbalzi e sette assist per lui - allunga un po’ le braccia sull’avversario: fallo Minnesota e due liberi per il lungo della squadra di casa. Il primo va dentro, il secondo viene sbagliato di proposito per far andare il cronometro a zero e salire a 24 il numero di sconfitte stagionali di Golden State. La temperatura nello spogliatoio dei campioni in carica a fine partita invece è già alle stelle, in un corale attacco contro le decisioni arbitrali prese che condannano gli Warriors al scivolare al secondo posto della Western Conference.
Oklahoma City Thunder-Denver Nuggets 105-115
E del passo falso degli Warriors ne approfittano i Nuggets, che vincono una partita pesantissima contro OKC e si riprendono il primo posto a Ovest. Merito del solito duo decisivo per le sorti di Denver: Jamal Murray, che chiude con 27 punti, e Nikola Jokic che ne aggiunge 23 con 16 rimbalzi. La squadra del Colorado vince così contro un avversario a caccia di una vittoria a tutti i costi, tanto da recuperare in extremis e lanciare subito sul parquet il claudicante Paul George – problemi alla spalla per lui – che mette comunque a referto 25 punti e nove rimbalzi, che si sommano ai 27 punti in aria di tripla doppia di Russell Westbrook (nove rimbalzi e nove assist). Per OKC è il sesto ko nelle ultime otto partite, a conferma del momento di enorme difficoltà dei Thunder scivolati all’ottavo posto a Ovest mentre i Nuggets agganciano in vetta gli Warriors. Ragione per cui tra un paio di settimane potremmo di nuovo ritrovare queste squadre una contro l’altra.
Atlanta Hawks-Portland Trail Blazers 98-118
Damian Lillard sta davvero facendo del suo meglio per tenere a galla e in corsa i Blazers, che hanno perso un bel po’ di pezzi per strada nelle ultime settimane. CJ McCollum è ancora fuori – e nessuno parla di tempi di recupero – mentre la stagione di Jusuf Nurkic si è già conclusa nel finale di gara contro Brooklyn. Viste le assenze, il n°0 di Portland ha deciso di caricarsi i compagni sulle spalle, autore di 36 punti e sette assist in 32 minuti di altissimo livello contro Atlanta. Ai suoi canestri si aggiungono quelli di un Aminu da 17 punti e 11 rimbalzi e i 14 di Ener Kanter; ritrovatosi titolare in una squadra dalle importanti ambizioni playoff. I Blazers infatti, dopo aver messo in fila sei successi – striscia stagionale più lunga – sono al terzo posto a Ovest, con i Rockets che continuano a tallonarli molto da vicino. Una posizione invidiabile, se non fosse per un roster rimaneggiato “che non deve essere un alibi”. Dall’altra parte sono 26 i punti di Trae Young, che parte forte e ne segna 18 nel solo primo quarto. Gli stessi messi a referto da Lillard in un testa a testa che dopo un quarto d’ora diventa tutto appannaggio dell’All-Star di Portland. Agli Hawks invece toccherà aspettare ancora un po’ prima di diventare competitivi a quel livello.
Utah Jazz-Washington Wizards 128-124
Un problema all’occhio lo ha costretto a restare per quasi tutto il primo quarto negli spogliatoi, ma una volta tornato sul parquet per Donovan Mitchell la visione del campo appariva più limpida e definita del solito. Il n°45 dei Jazz segna 35 punti una volta tornato sul parquet, piazzando tutte le giocate più importanti e decisive nel successo sofferto contro Washington. Dopo i 14 punti nel solo secondo quarto, era chiaro a tutti che il problema all’occhio era già stato dimenticato: “Ci vedevo abbastanza per mettere a fuoco il canestro: mi è bastato per andare a segno in diverse occasioni”. Al suo fianco, 18 punti e dieci assist di Joe Ingles, 13 punti e 17 rimbalzi di Rudy Gobert e 18 punti di Jae Crowder. Uno sforzo di gruppo che porta i Jazz al quinto posto a Ovest, consolidando una posizione che potrebbe garantire anche un calendario agevole in prospettiva semifinali di Conference. Dall’altra parte il miglior realizzatore è Bradley Beal (non una novità), che ne segna 34 con oltre il 50% al tiro dal campo. Ai suoi si aggiungono i 28 e 13 rimbalzi di Bobby Portis e gli 11+12 di Thomas Bryant. Non che cambi qualcosa: la stagione degli Wizards in fondo è finita già da un pezzo.
Los Angeles Lakers-Charlotte Hornets 129-115
LeBron James ha chiaramente un conto aperto con gli Hornets, che sotto la proprietà di Michael Jordan hanno sempre faticato a fare risultato contro le varie squadre del n°23 dei Lakers. Il primo a farne le spese è stato Kemba Walker, che da quando ha messo piede nelle Lega nel 2011 ha raccolto un record curioso (e impressionante) contro James: 28 incroci e altrettante sconfitte. Compresa la gara dello Staples Center, che non contava nulla o quasi per i Lakers, ma che i gialloviola sono riusciti lo stesso a portare a casa grazie ai 27 punti e nove assist di LeBron. Un ostacolo insormontabile anche questa volta per Charlotte, che subisce così uno stop che potrebbe rivelarsi fatale per le ambizioni playoff degli Hornets che restano a due gare di distanza dall’ottavo posto occupato al momento da Miami. Walker chiude con 24 e sei assist: troppo poco per pensare di avere la meglio contro la sua bestia nera. Se ne riparlerà il prossimo anno, forse indossando una maglia diversa.