James Harden o Giannis Antetokounmpo, “The Beard” o “The Greek Freak”: la corsa all’MVP del 2018-19 è una delle più combattute di sempre tra le stelle di Houston e Milwaukee. Le statistiche avanzate ci vengono incontro per farci un’idea
James Harden o Giannis Antetokounmpo, “The Beard” o “The Greek Freak”: la corsa all’MVP del 2018-19 è una delle più combattute di sempre tra le stelle di Houston e Milwaukee. Le statistiche avanzate ci vengono incontro per farci un’idea
John Schuhmann di NBA.com ha messo in ordine una lunga serie di statistiche per cercare di sbrogliare una matassa complicatissima come la scelta dell’MVP di quest’anno. Si comincia con le statistiche base: sommando punti + rimbalzi + assist + recuperi + stoppate, Harden è davanti a tutti in NBA con 53.1, con Antetokounmpo secondo a 48.6
Il numero di possessi di cui si fa carico Harden (il 39.6% della sua squadra) ha un solo precedente, quello di Russell Westbrook nell’anno del suo MVP (40% secco). L’efficienza, però, è dalla parte del Barba: i Rockets infatti hanno il secondo miglior attacco della lega con 114.5 punti segnati su 100 possessi; Westbrook guidava solo il 15° attacco NBA. Antetokounmpo invece usa “solo” il 31% dei possessi dei Bucks
Harden abbia a un numero gigantesco di possessi un’efficienza straordinaria: tra i giocatori con almeno il 25% di Usage Rate, il Barba è quinto con il 61.7% di percentuale effettiva. Lassù sopra tutti c’è però Antetokounmpo con il 64.4%, ed è anche quinto in generale tra quelli per percentuale reale con il 59.6% - statistica nel quale Harden si ferma sotto il 54%
Entrambi i giocatori sono inclini a perdere molti palloni: il rapporto assist-palle perse di Antetokounmpo (1.55) e di Harden (1.51) sono rispettivamente il 24° e il 26° tra i 35 giocatori con almeno il 25% di Usage
C’è una differenza sostanziale su come distribuiscono i loro assist. Giannis ha servito 242 passaggi vincenti per le triple dei compagni, 30 più di Harden (212). Il Barba, in compenso, ha assistito più del doppio tra layup e schiacciate dei compagni, battendo il greco 323-131 nel creare occasioni facili per i compagni
Per quanto riguarda il capitolo difesa, non c’è discussione: Antetokounmpo è al secondo posto per punti concessi su 100 possessi con lui in campo (100.5. pari con Joe Ingles); peggiora le percentuali dei suoi avversari del 6.3% (solo Derrick Favors fa meglio) ed è al secondo posto anche per Defensive Win Shares (12.5, sopra di lui solo Ingles)
Giannis è primo in assoluto per plus-minus “grezzo”, con i suoi Bucks che hanno battuto gli avversari di 627 punti con lui in campo. Su 100 possessi, il +12.7 del greco è terzo dietro solamente a Danny Green (+13.1) e Steph Curry (+13.1). Il rating offensivo di Harden è +5.4, ma quando esce dal campo i Rockets comunque reggono mantenendosi a +3.1, mentre i Bucks senza Giannis peggiorano di quasi 9 punti su 100 possessi
Se la stagione finisse così, i Bucks diventerebbero la terza squadra negli ultimi 23 anni a chiudere in top-3 sia per efficienza offensiva che difensiva, accodandosi a due versioni dei Golden State Warriors – quelle del 2014-15 e del 2016-17, entrambe poi campioni a fine stagione. Che sia di buon auspicio per Antetokounmpo?
Quindi insomma, chi vince l’MVP? È un dibattito affascinante come poche altre volte, visto che si contrappongono due profili diversissimi. Da una parte il miglior giocatore offensivo della NBA (e protagonista di una delle singole stagioni più assurde di sempre), dall’altra quello più completo sui due lati del campo. A fare la differenza potrebbe essere il record di squadra (che sorride ai Bucks, unici a quota 60 vittorie in questa regular season) e la “narrativa” di un giocatore come Antetokounmpo che è pronto a diventare il nuovo volto della lega per gli anni a venire. Il vantaggio, dunque, è per il 34 di Milwaukee, ma l’MVP in carica ha di certo realizzato una stagione che meriterebbe la conferma come Most Valuable Player in anni "normali"