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NCAA: la gioia di Francesco Badocchi e la delusione di Davide Moretti

NBA

Sentimenti e stati d'animo opposti per i protagonisti azzurri della finale NCAA: da un lato la gioia di Francesco Badocchi, beniamino del gruppo nonostante i pochi minuti in campo; dall'altra la commozione di Davide Moretti, arrivato a un passo da un'impresa storica

VIRGINIA CAMPIONE NCAA: NON BASTANO I 15 PUNTI DI MORETTI

“Pesa un po’, pesa davvero tanto questo trofeo”, racconta Francesco Badocchi, il primo italiano nella storia della NCAA a poter mettere le mani sul trofeo più ambito del basket collegiale. Pochi minuti in campo in una squadra di campioni come Virginia, ma l’azzurro è diventato sin da subito uno dei beniamini dello spogliatoio dei Cavaliers: “È un paradiso adesso, continuo a non crederci. Tutto quello che abbiamo fatto, aver raggiunto l’overtime e poi il successo in quel modo: un’esperienza surreale. Non ho mai dubitato delle qualità dei miei compagni, ho sempre avuto fiducia in loro e nei loro mezzi. Anche quando De’Andre ha segnato la tripla alla fine (quella che a 12 secondi dalla sirena ha permesso a Virginia di pareggiare e prendersi così un tempo supplementare e il definitivo successo) avevo fiducia in lui. Anche se non sono riuscito a scendere in campo in queste Final Four, sono veramente tra le nuvole. Un’emozione incredibile”. E non mancano le parole d'elogio per il connazionale che nell'altra metà campo ha combattuto per 41 minuti, segnato 15 punti, ma perso al termine di una meravigliosa battaglia: "Penso che abbia giocato una partita meravigliosa. I suoi due canestri alla fine sono stati decisivi per Texas Tech, ha segnato delle triple importanti, l’ho salutato sia prima che dopo la partita. Ovviamente non era del mio stesso umore".

Moretti: "Volevo dedicare il successo a mio padre, l'anno prossimo ci riprovo"

Impossibile invece per Davide Moretti – lo sconfitto d’onore – nascondere la delusione, pochi minuti dopo una partita che poteva diventare il successo più importante e prestigioso della sua giovane carriera. Parlare è complicato, la voce spesso si rompe e lo sguardo evita spesso di puntare la telecamera. Sempre modesto, soprattutto abbattuto da una sfida che lascia l’amaro in bocca: “Potevo fare molto meglio – sottolinea in spogliatoio – almeno otto alcuni punti di vista. Così come tutti i miei compagni di squadra. Non si tratta di me, si tratta della squadra: quello che pensavo oggi era non fare 15 punti, ma aiutare il mio gruppo a vincere”. Non esserci riuscito resta un macigno enorme da scrollare dalle proprie spalle: “Kyle Guy ha fatto la differenza. Ogni volta che pensavo che la mia difesa potesse aver funzionato, lui riusciva lo stesso a segnare. È un grande giocatore, uno dei migliori tiratori del torneo, non lo scopriamo certo oggi”. Una gioia rimandata, forse definitivamente persa per strada. Un traguardo che il ragazzo di Texas Tech aveva già deciso di dedicare a papà Paolo – ex giocatore e adesso allenatore a Pistoia: “Speravo potesse finire in un altro modo per dedicare il successo a mio padre. Ci proverò il prossimo anno”. La notizia è questa, Texas Tech resta comunque la scelta vincente nel presente e nel futuro di Moretti: “Mi sono fidato del coaching staff e del progetto di Texas: è una scelta che rifarei altre mille volte, non la rimpiangerò mai”.