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Playoff NBA, Durant e una notte magica. "È l’arma totale, contro di lui non c'è risposta"

NBA

Le parole di Steve Kerr fotografano al meglio la serata da career high di Kevin Durant. "Non so se è stata la mia miglior partita di sempre: quando sto bene sento di poter giocare sempre così"

DURANT NE FA 50, CLIPPERS ELIMINATI 4-2

Dopo aver aggiornato – due giorni dopo averlo stabilito a quota 45 – il suo massimo in carriera ai playoff con 50 punti, Kevin Durant si presenta in conferenza stampa (indossando un cappellino che onora Colin Kaepernick) e cerca di far apparire la sua incredibile prestazione offensiva come qualcosa di normale, almeno per lui. “Non so se si tratti della mia miglior gara offensiva di sempre, ho sbagliato qualche buon tiro, avrei potuto finire con un totale più alto, ma è vero che mi sentivo alla grande: è stata una serata divertente”, ammette. “Se sto bene – insiste il n°35 degli Warriors - la mia sensazione è di poter fare partite del genere quasi sempre. Quando sono davvero in serata credo si veda soprattutto se riesco a giocare alla grande anche in difesa, come è successo stasera”. Una serata infatti davvero speciale, con 38 dei suoi 50 punti realizzati già nel primo tempo, a uno del record di tutti i tempi per una gara di playoff realizzati da Sleepy Floyd il 10 maggio 1987 (39), eguagliando i 38 di Charles Barkley del 4 maggio 1994, e che lo rendono solo il quarto giocatore negli ultimi 30 anni (dopo Russell Westbrook nel 2018, Kobe Bryant nel 2001 e Michael Jordan nel 1990) capace di segnare almeno 45 punti in due gare di playoff consecutive (Jordan ha allungato la striscia a tre). Dopo la fisica difesa di Patrick Beverley a inizio serie, Durant aveva reagito – anche verbalmente – quasi stizzito dalla mancanza di rispetto nei suoi confronti: “Sapete chi sono vero? Io sono Kevin Durant”, aveva detto, promettendo di poter segnare in testa a tutti per il resto della serie. Lo ha fatto, e dopo gara-6 lo spiega così: “Continuo a lavorare sul mio gioco, giorno dopo giorno, e cerco di restare il più possibile concentrato mentalmente: sono uno studente del gioco. Io gioco la mia pallacanestro, cerco di farlo sempre all’interno del nostro concetto di squadra, ma allo stesso tempo sempre aggressivo. Poi spesso mi abbandono al flusso della gara e dopo tre anni assieme con Steph e Klay abbiamo sviluppato un ottimo equilibrio: ognuno di noi sa sacrificare se necessario un po’ dei suoi tiri per l’altro, soprattutto quando qualcuno è particolarmente ispirato”. Contro i Clippers nella gara decisiva della serie nessuno è stato più ispirato di Durant, che è diventato il quarto giocatore dei Warriors di sempre capace di segnare 50 punti in una gara di playoff, raggiungendo sempre Sleepy Floyd, Rick Barry e Wilt Chamberlain. 

Lou Williams: “A volte incontri un giocatore speciale, e non puoi far nulla”

A rendergli onore arrivano le parole anche degli avversari. A partire da quel Patrick Beverley che lo ha sfidato a viso aperto, non tirandosi mai indietro, fin dall’inizio della serie. “Se potevamo fare qualcosa di più per fermarlo? Ma avete visto la partita?”, chiede incredulo. “Non è che ci siamo fatti da parte e gli abbiamo detto di segnarcene 50 in faccia. È un giocatore pazzesco, in serate così puoi provare a far di tutto ma non funziona”, si limita a dire, mentre Lou Williams aggiunge parole di ammirazione davvero sincere per l’avversario di serata: “A volte incontri giocatori speciali e contro campioni così non importa quello che fai, non importa come giochi contro di lui. È Kevin Durant – come ha detto Pat – e stasera ha dimostrato ancora una volta chi è e chi giustamente crede di essere. Quando ha detto ‘Sapete chi sono? Io sono Kevin Durant’ aveva ragione, e lo ha fatto vedere a tutti. Giù il cappello davanti a un giocatore del genere”. Parole al miele anche da parte di Steve Kerr: “Ci ha caricato sulle sue spalle nelle ultime due gare. Stasera è stata una delle più grandi prestazioni che mi sia capitato di vedere, e ne ho viste di belle, sono stato in campo con giocatori di un certo tipo. È l’arma totale, perché non si può difendere contro Kevin Durant. Sapeva che avevamo bisogno di lui, e la risposta nelle ultime due gare è stata incredibile”.