La dirigenza dei Knicks ha confermato quanto accennato settimane fa: è stato il talento lettone a mettere alle strette la squadra di New York, a forzare la trade dettando le sue condizioni. "Voglio uno scambio entro una settimana, oppure me ne torno in Europa"
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Kristaps Porzingis è stato una scelta fortunata per i Knicks, la migliore dell’ultimo decennio a livello tecnico, ma di complessa gestione per tutto ciò che riguardava gli aspetti inerenti al rapporto con lui lontano dal parquet. Gli infortuni e l’incapacità cronica di raccogliere risultati poi hanno fatto il resto, mettendo in crisi il suo rapporto con la dirigenza tanto da optare per una rottura senza mezzi termini. Lo avevano accennato in molti nei giorni dopo l’addio e nelle scorse ore è arrivata la conferma diretta da parte di Steve Mills, presente assieme al GM Scott Perry a un incontro a New York con alcuni tifosi. Il discorso è inevitabilmente finito su Porzingis e sul suo tribolato addio alla Grande Mela, sottolineando come il giocatore lettone abbia scientemente messo alle corde la dirigenza pur di ottenere il risultato sperato: salutare i Knicks e ricominciare dopo l’infortunio da un’altra parte. Prima l’annuncio di voler essere scambiato e poi una data di scadenza messa come condizione da non derogare: una settimana per chiudere l’accordo, altrimenti Porzingis avrebbe fatto le valigie e sarebbe ritornato a casa – senza permettere a New York di ottenere qualcosa dalla sua cessione. “Quando è entrato nel nostro ufficio – nel mio, ero lì con Scott seduto al mio fianco – ha iniziato subito a dire, senza darci modo di parlare: ‘Non voglio più giocare con questa squadra, non voglio stare qui, non ho alcuna intenzione di firmare un nuovo contratto con i Knicks. Vi dò sette giorni per provare a cambiare le cose, a scambiarmi, altrimenti me ne torno in Europa’. Non avevamo altra scelta”. In quel frangente era già stato più volte evidenziato dal lettone che il rebuilding portato avanti a New York a suo avviso era deleterio, senza una chiara destinazione verso cui puntare e chiaramente figlio di improvvisazione e non di un piano preciso. “Per nostra fortuna era un’opzione che avevamo iniziato a vagliare da settembre e da mesi avevamo dei canali aperti per mettere in piedi una trade in poco tempo”. Un saluto quello tra Porzingis e i Knicks al quale hanno fatto seguito prima la denuncia di molestie da parte di una ragazza di New York nei suoi confronti e poi dalla rissa in un locale in Lettonia pochi giorni fa. Non un grande biglietto da visita per un giocatore a caccia di rinnovo: lo scorso gennaio in realtà aveva raccontato di voler firmare la sua qualyfing offer da 4.7 milioni di dollari (cifra ben al di sotto di quelle a cui poter ambire già dal prossimo 1 luglio) per poi dare la caccia al massimo contrattuale tra 12 mesi. Una decisione che potrebbe convenire a molti, ai Mavericks e forse anche a lui. L’unica certezza è che questo affare non riguarda più i Knicks, non per scelta loro.