Dopo due anni (e due titoli) con Golden State, la scelta di cambiare aria, mettendosi in gioco e girovagando per la Lega fino a ritrovarsi di nuovo in finale NBA, di nuovo con gli Warriors nel suo destino: McCaw nei prossimi giorni dovrà fare ancora una volta i conti con il suo passato
Gara-1 Toronto-Golden State in diretta streaming su skysport.it questa notte alle 3.00 con il commento da Toronto di Flavio Tranquillo e Davide Pessina
Patrick McCaw, a differenza di molti altri giocatori dei Toronto Raptors, le Finals NBA le conosce bene. Le ha frequentate nei primi due anni della sua carriera, nonostante fosse ovviamente ai margini di una rotazione di campioni come quella degli Warriors che gli ha garantito un paio di titoli NBA in bacheca: “C’erano davvero tantissime emozioni differenti che rimbalzavano nella mia testa in quel momento, qualcosa che non riesco a spiegare. L’unica cosa che sono riuscito a fare è stata piangere perché so tutto quello che sono stato costretto ad affrontare e quanto è stato duro dover superare una stagione del genere. Avevo subito un infortunio che poteva scrivere la parola ‘fine’ alla mia carriera ma fortunatamente, grazie a Dio, non è accaduto nulla di tutto ciò”. A meno di 12 mesi di distanza il destino lo ha riportato di nuovo in uno spogliatoio alla vigilia di una finale NBA, ma per la prima volta nella sua carriera dall’altra parte della barricata rispetto agli Warriors. Lo attende infatti nelle prossime ore l’esordio da avversario contro Golden State, che ancora gli deve consegnare l’anello conquistato al termine di quella travagliata cavalcata: “Non penso che ci sarà una cerimonia in gara-3: probabilmente dopo le Finals o a margine delle partite. Oppure quando sarà tutto finito. Avevano discusso con i miei genitori sulla possibilità di farmelo recapitare, ma ne avevano parlato quando ero nel pieno delle trattative di mercato a caccia di una nuova squadra. Vedremo come andranno le cose”. Sarà interessante osservare anche quale sarà la reazione di compagni in gara-1 e del pubblico dopo i primi due episodi di fronte al ritorno dell’unico giocatore che nell’ultimo lustro ha detto no agli Warriors, che ha preferito fare le valigie e andare a caccia di soldi e opportunità al posto di restare a lungo in panchina con Golden State. Un addio misterioso, che richiedeva delle spiegazioni ulteriori.
McCaw: "Volevo andare a caccia di nuove possibilità"
McCaw è stato selezionato con la 38^ chiamata al Draft 2016, sceso sul parquet in 128 occasioni con Golden State raccogliendo quattro punti di media nel biennio 2016-18. Difficile pensare di trovare spazio alle spalle di Steph Curry, Klay Thompson e Shaun Livingston, soprattutto dopo il colpo alla schiena a seguito di un’orribile caduta sul parquet, dopo un tocco sospetto di Vince Carter. Quel 31 marzo 2018 poteva segnare la sua vita e invece si è rivelato per fortuna soltanto un incidente di passaggio: uno stop che gli ha dato tempo per pensare e capire che era giunto il momento di chiedere di più a sé stesso: “Potrei dire che è stata colpa del poco minutaggio che mi è stato concesso, ma in realtà credo che sia solo dovuto al mio lato emotivo da ragazzo. Volevo soltanto di più, non per forza più spazio sul parquet, ma semplicemente qualche opportunità. Non voglio giudicare male gli Warriors o la scelta che hanno fatto. Il mio punto di vista era molto più semplice, soprattutto quando vedo dei ragazzi della mia età competere in campo e riescono a performare. A quel punto mi dico: “Ok, sono come quel giocatore, anche io potrei fare esattamente quello che lui sta mettendo in mostra in campo”. Per quello ha scelto di rinunciare al biennale da quattro milioni offerto da Golden State per andare a caccia di una nuova squadra. “Avrei potuto decidere di tornare agli Warriors per un’altra stagione, ma già durante la passata preseason ero inflessibile sul non voler cambiare idea. Dopo il primo anno a Golden State mi dicevo: ‘Non mi va più’, ma era troppo tardi per cambiare idea. La scorsa estate invece ho preferito prendere un’altra stata”. Un giro che non avrebbe mai immaginato potesse concludersi proprio qui: di nuovo in finale, di nuovo a vedersela con Golden State e con i fantasmi del suo passato, con la speranza di poter finalmente spiccare il volo.