Durant potrebbe rimandare ancora il suo ritorno sul parquet, Looney ha già alzato bandiera bianca, mentre Thompson cerca un recupero lampo per esserci già nella prima sfida della serie alla Oracle Arena: gli Warriors nel frattempo si preparano al peggio, immaginando una rotazione tutta da rivoluzionare affidandosi a dei nuovi protagonisti
A metà quarto periodo di gara-2 a Toronto, in un momento di enorme difficoltà per i bi-campioni in carica nonostante la doppia cifra di vantaggio, l’unico giocatore tra i titolari rimasto integro e a disposizione di coach Kerr era Draymond Green. Tra la disidratazione nel primo tempo di Steph Curry, il colpo alla testa subito poco prima dell'intervallo lungo da Andre Iguodala e soprattutto gli infortuni di Klay Thompson, Kevon Looney e del lungo degente Kevin Durant, Golden State ha dovuto raschiare il fondo del barile, cercando in panchina e tra le seconde linee forze, energie e soprattutto canestri decisivi per restare a galla. E in vista della prima sfida della Oracle Arena lo staff tecnico degli Warriors dovrà nuovamente fare i salti mortali per incastrare i tasselli, rivoluzionare il minutaggio di molti e tappare i buchi in una situazione chiaramente d’emergenza. Looney ha terminato la sua stagione, Durant potrebbe riposare ancora per un’altra partita e Thompson cercherà in tutti i modi di esserci, ma potrebbe guardare per la prima volta i compagni dalla panchina dopo 120 gare in fila ai playoff disputate sempre da titolare. Nell’era Kerr insomma c’è sempre stato, anche per questo in casa Warriors fanno fatica a immaginare un quintetto e soprattutto una rotazione senza la sua presenza d’impatto in entrambe le metà campo. Il principale candidato a prenderne eventualmente il posto è Quinn Cook, che nelle semifinali contro gli Houston Rockets è sceso in campo soltanto per 18 secondi complessivi prima dell’infortunio di Kevin Durant in gara-5. Finito ai margini quindi, ma in attesa di una possibilità che ai playoff arriva sempre, per tutti. In gara-2 a Toronto Cook si è fatto trovare pronto e ha piazzato le giocate forse più importanti della sua carriera: nove punti, tre triple decisive nel secondo tempo per segnare la rimonta e il successo degli Warriors. Un giocatore in grado di realizzare canestri pesanti: un merito non da poco, soprattutto se Golden State dovrà stringere i denti e inventarsi qualcosa di diverso contro la difesa dei Raptors.
Quinn Cook per l’attacco, Alfonzo McKinnie per la difesa
La contemporanea assenza di Durant e Thompson dal parquet ha spesso portato gli Warriors ad avere grosse difficoltà offensive in quanto a produzione e resa nel corso di tutta la stagione. Cook sotto questo aspetto potrebbe essere una buona soluzione, anche senza replicare il vitale 3/5 dalla lunga distanza dell’ultima sfida contro i Raptors. Il n°4 è un tiratore da 42% in carriera dalla lunga distanza e non ha mai avuto paura nel prendersi responsabilità in attacco. Parametrate su 36 minuti, il numero dei suoi tentativi complessivi dall’arco tocca i 6.6 in questi playoff – praticamente gli stessi di Thompson e leggermente superiori rispetto a KD. In attacco insomma, al netto della qualità inevitabilmente più bassa, Golden State sa di poter fare affidamento su Cook. Il problema che lo ha costretto a un minutaggio ridotto però è sempre stato legato alla sua resa in difesa; un mix tutt’altro che ideale dato dalla sua ridotta fisicità e in generale dalla cattiva propensione. Con lui sul parquet sarà difficile “nascondere” Curry sul lato debole e lontano dai migliori realizzatori avversari, costringendo il n°30 a sporcarsi molto di più le mani nella propria metà campo rispetto ai primi due episodi della seri. Pensando alla protezione del ferro quindi, Steve Kerr potrebbe decidere di optare per Alfonzo McKinnie - utilizzato all’occorrenza anche su Leonard nei momenti in cui Thompson e Iguodala erano si sono ritrovati contemporaneamente in panchina. Entrambi, insieme Shaun Livingston, saranno chiamati di certo a un minutaggio superiore rispetto al solito, ad affrontare delicati momenti di partita in cui di solito restavano in panchina a osservare i compagni.
Più spazio e responsabilità a DeMarcus Cousins sotto canestro
La speranza è comunque legata al recupero di Thompson, anche soltanto a mezzo servizio per riempire in parte la voragine che una sua assenza aprirebbe. Sotto canestro invece Looney ha retto egregiamente in quintetto nelle ultime settimane – completando con caratteristiche diverse lo schieramento con cui Golden State ha chiuso le partite senza avere a disposizione Durant. Adesso però coach Kerr non potrà più contare su di lui, rinfrancato dal pieno recupero di un DeMarcus Cousins; subito d’impatto nella prima gara da titolare in carriera in una finale NBA. Se si parla di attacco, il n°0 di Golden State è in grado di produrne sia come terminale offensivo, che vestendo i panni del passatore – come dimostrato in maniera efficace nel 20-0 di parziale che ha permesso ai bi-campioni in carica di prendersi il successo in gara-2 a Toronto. Tanti possessi offensivi potrebbero dunque finire nelle sue mani, anche mixando la sua presenza a quintetti della second-unit con cui di solito Durant e Thompson erano soliti giocare a inizio secondo e quarto periodo. Dovessero davvero mancare entrambi, il salto di qualità (e di responsabilità) chiesto all’ex giocatore dei Kings sarebbe importante: contro i Raptors la sua doppia doppia condita con sei assist è stata provvidenziale. In gara-3 però toccherebbe eventualmente fare un ulteriore passo in avanti, quello decisivo per dimostrare di essere all’altezza di un titolo NBA.