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NBA Finals, la redenzione di Kyle Lowry e la grande gara-3 degli "altri" Raptors

NBA

Oltre ai 30 punti di Kawhi Leonard, i Toronto Raptors sono riusciti a vincere grazie a una grande prestazione di squadra, guidata da un Kyle Lowry ispiratissimo e dalle triple decisive di Green e VanVleet. "Ma sappiamo di non doverci abbattere quando le cose vanno male e non esaltarci quando vanno bene" ha puntualizzato il leader dei canadesi

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La vittoria dei Toronto Raptors può sembrare scontata viste le assenze di Kevin Durant, Klay Thompson e Kevon Looney tra i Golden State Warriors, ma vincere gara-3 non è stato per niente facile per i canadesi. Con la pressione di avere i favori del pronostico dalla propria parte e davanti a una squadra “disperata” per le tante defezioni, i Raptors hanno mantenuto la disciplina che avevano perso nel parziale di 18-0 di gara-2 e hanno giocato la loro pallacanestro: a inizio gara hanno imposto il ritmo segnando subito 36 punti, nel secondo hanno gestito la prima rimonta degli Warriors, nel terzo e soprattutto nell’ultimo quarto hanno chiuso i conti, vincendo tutte e quattro le frazioni di gara-3 (10 su 12 nelle tre partite delle serie). Una supremazia testimoniata soprattutto da un dato: l’attacco di Toronto ha segnato 1.59 punti per possesso dopo i canestri segnati da Golden State, di fatto rispondendo ogni singola volta ai tentativi di rimonta degli avversari con precisione chirurgica. Al centro di tutto questo c’è senza dubbio Kyle Lowry, che ha disputato la miglior partita della serie e una delle migliori di tutta la sua carriera, chiudendo con 23 punti (secondo dietro solamente ai 30 di Kawhi Leonard), 9 assist, 8/16 dal campo e 5/9 da tre con +14 di plus-minus. Decisamente tutt’altra storia rispetto al 6/20 combinato nelle due partite a Toronto: “Lowry stasera è stato più aggressivo, quando va in mezzo all’area, quando attacca il canestro, è un segno che è in serata” ha detto il suo allenatore Nick Nurse. “Prima della partita abbiamo parlato un attimo: niente di lungo, solo due parole. Sulla nostra lavagna in spogliatoio c'era una scritta, 'let it rip' (strappiamogli il cuore): gli ho chiesto se l'aveva scritto lui. Mi ha risposto di no, ma ha aggiunto: 'Però è quello che penso di fare’”.

La capacità di Lowry di gestire i ritmi

Nonostante lo scontro con un tifoso in prima fila che lo ha fatto imbestialire durante e dopo la gara, Lowry ha mantenuto la lucidità anche nel commentare la partita: “Ho tenuto il ritmo alto, senza far sì che la squadra si fermasse mai. Noi tutti abbiamo mantenuto una buona intensità difensiva, ci siamo parlati, abbiamo comunicato. Abbiamo rivisto tante volte il terzo quarto di gara-2 e abbiamo visto che se giochiamo a ritmo alto riusciamo a imporre la nostra pallacanestro. Stasera siamo stati bravi a restare sempre concentrati, perché sappiamo che soprattutto in casa loro possono fare un break in ogni momento”. Lo stesso Steph Curry, autore di una prestazione mostruosa da 47 punti, gli ha reso onore riconoscendogli i meriti: “È un giocatore intelligente e bravo a controllare il ritmo della partita, e nelle sere in cui segna poi diventa davvero difficile da gestire. Quando lui gioca bene, di solito i Raptors vincono. Dobbiamo essere più consapevoli di dov’è in campo, provare a tenerlo più sotto controllo”. Un attestato di stima niente male per un giocatore che, anche se ce ne si dimentica in fretta, sta giocando con il legamento del pollice sinistro rotto.

Attacco da 123 punti: mai nessuno ci era riuscito in era Kerr 

Lowry però non è stato l’unico supporto dato a Leonard: ogni singolo giocatore della rotazione di coach Nurse ha dato un contributo a suo modo decisivo, da Pascal Siakam eccellente nel primo tempo (14 dei suoi 18 punti sono arrivati nella prima frazione) alla solidità di Marc Gasol (17 con 7 rimbalzi e 4 assist) passando per i due eroi da tre punti, Danny Green e Fred VanVleet. I due infatti hanno realizzato 9 delle 17 triple di serata degli ospiti, un record pareggiato nella storia delle Finals per una squadra in trasferta, andando a segno in momenti cruciali della sfida come il terzo quarto (nel quale il contributo di Green ha aiutato a tenere a bada gli Warriors) e il canestro a 100 secondi dalla fine di VanVleet che ha definitivamente chiuso i giochi sul +13. A loro si aggiunge anche Serge Ibaka, che dopo tre quarti giocati ben al di sotto della sufficienza è stato gigantesco nell’ultima frazione, realizzando 4 dei suoi 6 punti finali e soprattutto rifilando 4 delle sue 6 stoppate nella metà campo difensiva. In questo modo i Raptors sono riusciti a segnare 123 punti, il massimo mai concesso in casa alle Finals da una squadra di Steve Kerr, che peraltro non perdevano alla Oracle a livello di finale dalla celeberrima gara-7 dei playoff 2016 contro i Cleveland Cavaliers. Segno che questi Raptors se la possono giocare fino in fondo, che ci siano Durant e Thompson oppure no: “Abbiamo aggiunto un paio di pezzi importanti al nostro puzzle, da Kawhi a Marc, e ovviamente anche Danny: siamo un gruppo di veterani, sappiamo di non doverci abbattere quando le cose vanno male e non esaltarci quando vanno bene” ha puntualizzato Lowry. “Il nostro obiettivo è sempre stato arrivare a giocare a giugno".