L’agente di Anthony Davis, Rich Paul, ha dichiarato che il suo assistito non ha intenzione di rifirmare con i Boston Celtics nel caso in cui scambiassero per lui: "Possono farlo, ma nel 2020 entreremmo in free agency, glielo ho già detto. Se succede, poi non date la colpa a me"
I PELICANS FANNO IL PREZZO: ECCO COSA SERVE PER PRENDERE DAVIS
La NBA, si dice sempre, è un business. E in quanto business, tutti i protagonisti tendono a fare il loro gioco. È il caso soprattutto di Rich Paul, diventato negli ultimi anni uno dei più importanti, influenti e temuti agenti dei giocatori NBA. Da LeBron James fino a John Wall, gli All-Star entrati nella sua scuderia sono sempre di più, e anche per questo Sports Illustrated gli ha dedicato la cover story del suo ultimo numero. Tra gli assistiti più in vista di Paul c’è inevitabilmente Anthony Davis, il giocatore attorno al quale gira buona parte del mercato degli scambi attualmente in NBA, e Paul non ha mancato di parlarne apertamente nel pezzo firmato da S.L. Price. Scartando di fatto una delle pretendenti più agguerrite a Anthony Davis, vale a dire i Boston Celtics: "Possono scambiare per prenderlo, ma rimarrà solamente un anno" dice l’agente nell'articolo. "Se i Celtics scambieranno per Anthony Davis, andremo là e rispetteremo i nostri obblighi contrattuali, quindi entreremo in free agency nel 2020. L’ho già detto a loro chiaro e tondo. Perciò, nel caso in cui deciderà di andarsene e loro si ritroveranno ad aver sprecato i loro asset, poi non date la colpa a Rich Paul".
Perché Rich Paul non vuole Davis ai Boston Celtics
Il tentativo dell’agente è chiaro: evitare un “Kawhi Leonard 2”, ovverosia che una squadra decida di investire su un giocatore in scadenza di contratto anche senza la certezza di poterlo rifirmare. Una situazione che ai Toronto Raptors è andata benissimo, arrivando fino a una sola vittoria dal titolo NBA (e con altre due chance per riuscirci) e che potrebbe invogliare altre squadre a farlo (seguendo anche le orme degli Oklahoma City Thunder con Paul George, ad esempio) ma che Paul non vorrebbe per il suo assistito. Il quale, tra l’altro, ha già reso abbondantemente noto che le due squadre nelle quali vorrebbe andare sono i Los Angeles Lakers e i New York Knicks, sebbene sulle sue tracce ci siano — tra le tante altre — anche squadre della stessa città come Clippers e Brooklyn Nets. I Celtics, in ogni caso, non rientrano tra queste, anche se avrebbero i pezzi più interessanti (soprattutto Jayson Tatum e Jaylen Brown) per convincere i New Orleans Pelicans a cedere il lungo. Un’eventualità di cui Paul deve essere al corrente, visti i tentativi fatti anche nella scorsa deadline di dissuadere i biancoverdi a fare offerte per Davis (vi ricordate le parole del padre di AD sul modo in cui i Celtics avevano trattato Isaiah Thomas, o i dubbi nati dal camp di Davis che Kyrie Irving rimanesse a Boston?). Questa però è l’unica arma in mano a Paul in questo momento: Boston e New Orleans possono comunque chiudere uno scambio e lui non può fare niente per impedirlo, come lui stesso ha ammesso nell’articolo. Altrettanto chiaramente, però, ha fatto sapere di non essere interessato a un futuro a lungo termine per il suo assistito: è il gioco delle parti, ed è quello che rende a suo modo interessante il mercato della NBA.