A 16 anni dal suo ultimo ritiro il mito di Michael Jordan non accenna a tramontare. Lo ha dimostrato invitando un quintetto di fenomeni NBA, Maya Moore, artisti hip hop e influencer culturali nella capitale francese, centro di riferimento europeo per far conoscere la sua leggenda anche alle nuove generazioni
PARIGI – Un quintetto di fenomeni capitanati dal più grande di tutti i tempi, “the Greatest Of All Time”, come spesso viene chiamato (GOAT), Michael Jordan. Nel weekend Parigi ha accolto l’attuale proprietario degli Charlotte Hornets, un uomo che – messa alle spalle quel tipo di carriera sui parquet NBA ormai più di 15 anni fa – ha continuato a riscuotere successi su successi anche fuori dal campo, se è vero come è vero che il suo patrimonio personale è stimato appena sotto i 2 miliardi di dollari. Gran parte del suo fatturato proviene dal suo Brand Jordan, lanciato inizialmente sotto l’ombrello Nike e che oggi (pur restando all’interno dell’universo della multinazionale con sede a Beaverton, in Oregon) vive di vita propria e che a Parigi ha presentato al completo tutta la sua squadra, compresa anche di qualche novità. Si diceva del quintetto di fenomeni: attorno a Jordan sono sbarcati nella capitale francese Russell Westbrook (assiduo frequentatore delle passerelle cittadine durante la fashion week parigina), Carmelo Anthony, Kemba Walker, Blake Griffin e uno dei nuovi arrivi, la stellina dei Celtics Jayson Tatum (più anche Maya Moore, a rappresentare la componente femminile del brand). Tutti ospitati per due giorni in una bellissima villa nel V arrondissement, ribattezzata per l’occasione House of Jumpman, dove sono andati in scena tavole rotonde, concerti, interviste e tanto altro a margine delle presentazioni delle nuove collezioni di Brand Jordan, compresa anche la parte lifestyle della seconda collaborazione con il Paris Saint Germain di Neymar e Mbappe (nata nel settembre 2018). Uno splendido giardino esterno – con canestro a puntare verso il cielo, su un campo da basket a forma ricurva somigliante quasi a una rampa da skate – e poi una serie di stanze dedicate ognuna a un tema specifico. C’è quella consacrata a Russell Westbrook, che presenta la collezione ispirata al motto della sua vita e della sua carriera, quel Why Not ormai conosciuto da tutti, con i pezzi più estroversi e creativi (scarpe con inserti pelouche, azzardati accostamenti di colori, etc.), quella dedicata al Paris Saint Germain, una per la componente più fashion del brand (23 Engineered) e poi una che celebra il torneo di streetball più famoso al mondo fuori dai confini USA, quel Quai54 da anni organizzato in associazione a Brand Jordan che proprio nel weekend ha celebrato la sua 15^ edizione.
Michael Jordan, un successo che continua anche fuori dal campo
Le apparizioni parigine di “His Airness” Michael Jordan hanno ovviamente catalizzato l’attenzione di tutti. La prima venerdì sera, quando l’ex 23 dei Bulls ha preceduto sul palco tutta la sua squadra per raccontare con poche parole il successo e la continua evoluzione della sua linea, che continua a mettere sotto contratto nuovi giocatori (Jayson Tatum e il rookie da Gonzaga Rui Hachimura, appena scelto dagli Washington Wizards). Parigi – soprattutto a partire dalla scorsa stagione, quando si è inaugurata la collaborazione con il PSG, dando il via a un interessante crossover tra basket e calcio che all’interno del brand non escludono di replicare con altri club in giro per il mondo – non è una città scelta a caso, racconta Jordan, ma “una sintesi perfetta di cultura, stile e innovazione” che sono anche i tratti distintivi di Brand Jordan. Il giorno successivo, poi, MJ replica una fugace apparizione alla House of Jumpman in mattinata, quando sono invitati dieci giovani promesse del basket francese selezionati dalla locale federazione ignari – e quindi poi comprensibilmente emozionati – dell’apparizione tutta per loro del più grande giocatore di sempre.