Il principale innesto del mercato estivo di Golden State ha un compito chiaro: sostituire Klay Thompson, in attesa del suo recupero. Un ritorno sul parquet che potrebbe segnare anche la fine dell'esperienza dell'ex Nets agli Warriors: "È un business, conosco bene queste logiche"
Golden State ci ha messo meno di quattro ore a trovare il nuovo All-Star da aggiungere al roster dopo la partenza di Kevin Durant. Sign-and-trade con i Nets per arrivare a firmare D’Angelo Russell; un talento fatto e finito, anche se non quello che permette nell’immediato di sostituire l'ormai ex n°35 Warriors. Dal punto di vista della seconda scelta al Draft 2015 invece, pochi dubbi: un contratto garantito, arrivato immediatamente dopo l’inizio della free agency, con Brooklyn che nel frattempo aveva già riempito il cap e lasciato intendere che per lui non ci sarebbe stato spazio. A quel punto il quadriennale da 117 milioni di dollari era il massimo a cui l’ex Nets poteva ambire e non ha esitato ad accettare. Dopo le disavventure con i Lakers, Russell ha imparato sulla sua pelle quanto possa essere pericoloso in NBA rimandare la firma di un contratto pesante: il rischio di perdere milioni di dollari è sempre in agguato. Minnesota avrebbe infatti probabilmente offerto la stessa cifra, ma prima sarebbe stata costretta a liberare spazio, mentre i Lakers, in attesa del responso da parte di Kawhi Leonard, avevano deciso di prendere tempo. Golden State non ha esitato: questo spesso vale molto più delle ragioni tecniche e ambientali. “Come ho già detto, è tutta questione di business – racconta a margine della conferenza stampa di presentazione - Tu puoi metterti in condizione di andare in una nuova squadra con la speranza di restare lì a lungo e magari l’anno dopo lo scenario è nuovamente cambiato. È solo questione economica, è quello che ho capito in questi anni. A prescindere dalla situazione nella quale mi ritrovo, ho imparato a vedere anche quel tipo di implicazioni: per questo non faccio previsioni”. Insomma, sembra chiaro anche a lui che agli Warriors presto potrebbe non esserci posto per tre guardie di primo livello. E lui, nonostante l’età sia dalla sua parte, resta la terza scelta per Golden State, che ha già sacrificato pezzi pregiati per metterlo sotto contratto e non sarebbe disposta a fare ulteriori sacrifici. A prescindere dal risultato.
Curry-Thompson-Russell, 100 milioni in tre la prossima stagione
Anche perché, a proposito di cifre, dando un occhio alla costruzione a livello salariale del roster degli Warriors si nota subito che c’è qualcosa che non quadra: Steph Curry (40.2 milioni di dollari), Klay Thompson (32.7) e D’Angelo Russell (27.2), raccolgono complessivamente con i loro tre contratti più di 100 milioni di dollari totali nella prossima stagione. Non il modo più equilibrato per mettere insieme il roster di una contender, in effetti: dovesse magicamente funzionare sul parquet però, l’esperimento potrebbe protrarsi anche nel tempo, ma nessuno esclude l’idea che, di fronte a un’offerta conveniente che permetta di arrivare a un’ala, gli Warriors non esiteranno a scambiare nuovamente Russell. In fondo, la ragione alla base di questa scelta è un’altra: l’infortunio al ginocchio sinistro di Thompson in gara-6 contro Toronto lo costringerà a saltare i primi mesi di regular season. Almeno fino a febbraio quindi, Russell dovrà dare una bella mano a Curry e vestire i panni dello Splash Brother di riserva – una coppia esaltante in attacco, ma che potrebbe avere un bel po’ di problemi a protezione del ferro. “Avere in contemporanea sul parquet due giocatori in grado di tirare e costruire il tiro per i compagni è un lusso non da poco – racconta l’ex Nets - una combinazione pericolosa per qualsiasi difesa. Avere al proprio fianco un giocatore che può attirare su di sé così tante attenzioni, faciliterà di certo il mio compito sul parquet”. Tutto questo almeno fino al ritorno sul parquet di Thompson: da lì in poi, la chimica in campo sarà tutta da inventare. O in alternativa bisognerà ricorrere di nuovo al mercato.