Un tremendo infortunio nel febbraio 2007 sembrava dover mettere fine alla sua carriera NBA. Invece Shaun Livingston annuncia il suo addio ai parquet della lega a 34 anni dopo 15 stagioni e 3 titoli NBA vinti, tutti con i Golden State Warriors
Un post sul suo account Instagram: così Shaun Livingston – tre volte campione NBA, sempre con la maglia dei Golden State Warriors, la squadra che a luglio lo aveva tagliato – ha annunciato la decisione di porre fine alla sua carriera NBA, una carriera iniziata nel lontano 2005 ma che, per via di uno dei più brutti infortuni mai occorsi a un giocatore NBA, sarebbe potuta non iniziare mai. “Dopo 15 anni nella lega mi ritengo allo stesso tempo felice, triste, fortunato e grato. Mi è difficilissimo riassumere in una didascalia tutte le emozioni vissute nel cercare di realizzare un sogno e nel riuscirci”, scrive, a corollario del post che accompagna una foto dei suoi inizi di carriera, con la maglia di Peoria HS e con quella da All-Star liceale. “Chiunque sia chiamato a farcela contro ogni previsione capisce lo sforzo mentale ed emotivo necessario a motivarsi in una guerra tutta in salita, sforzo ancora maggiore se si è chiamati a ispirare anche altre persone. ‘L’infortunio’ [Livingston lo scrive tra virgolette, come a riconoscere l’importanza dell’evento nel corso della sua carriera, ndr] mi ha dato una chance di dimostrare a me e al mondo intero che nessuno di noi è definito dalle circostanze. Di tutti gli anni passati nella lega la cosa di cui sono più orgoglioso è il fatto che il mio carattere, i miei valori e la mia fede sono state messe a dura prova eppure non ho mai mollato”, il messaggio di ispirazione che lascia a tanti ragazzini che magari sono chiamati a credere nel loro sogno anche quando sembra impossibile. Poi Livingston passa ai ringraziamenti: “Ai miei genitori, che mi dicevano di ‘andare a catturare il pallone’: GRAZIE. A mio nonno che mi ha sempre insegnato che c’è molto di più della pallacanestro nella vita: GRAZIE. Ai miei zii che mi hanno aiutato, crescendomi come se fossi uno di loro: GRAZIE. A mia moglie e ai miei bambini… il futuro sarà ancora MIGLIORE del nostro passato e non riuscirei neppure a iniziare il nuovo capitolo della mia vita senza sapere di avervi al mio fianco. A tutti i miei compagni, allenatori, TRAINER, allo staff, il mio viaggio è stato una collezione di esperienze e a quelli di voi che mi hanno aiutato nel cammino voglio solo dire GRAZIE! A tutti i tifosi e a chiunque mi ha ispirato, supportato, a chi ha fatto il tifo per me o anche solo a chi mi ha dedicato una buona parola: GRAZIE. ‘Il regalo più bello che si può fare è mettersi al servizio degli altri’”, è il suo messaggio finale, seguito però da un hashtag che quasi apre ai festeggiamenti del caso: #raiseaglass, in alto i calici. E Shaun Livingston un ideale brindisi se lo merita davvero, per una carriera straordinaria che dopo le promesse in maglia Clippers e il tremendo infortunio lo ha visto per anni ai margini della lega (tra Miami e Oklahoma City) prima di prendersi tutte le gustose rivincite di una carriera terminata da campione. In campo e fuori.