Il giocatore n°8 dei Nets ha deciso di cartolarizzare gli oltre 30 milioni che incasserà da Brooklyn nelle prossime tre stagioni: lui incassa subito, gli investitori portano a casa interessi nel medio periodo. Una decisione che potrebbe cambiare non poco l'intero mercato NBA
Una mossa senza precedenti in NBA, uno scenario nuovo che potrebbe cambiare la percezione e le decisioni fatte dai giocatori durante il mercato e condizionare le offerte delle franchigie. Spencer Dinwiddie ha comunicato nei giorni scorsi alla Lega che cartolarizzerà il suo contratto da 34.36 milioni di dollari complessivi, mettendolo a disposizione degli investitori che vorranno guadagnare nei prossimi anni dei dividenti puntando su di lui. In cambio il giocatore dei Brooklyn Nets incasserà un pagamento forfettario anticipato da parte di chi sceglierà di credere nel suo rendimento sul parquet. Non è ancora chiaro quanta parte del suo contratto verrà utilizzata per assicurare l’investimento di chi scommetterà sulle sue prestazioni, ma sembra che non verrà messo a disposizione l’intero importo sborsato dalla squadra di New York nelle prossime tre stagioni. In una cartolarizzazione infatti, il contraente decide di rinunciare a parte dei suoi guadagni futuri per ottenere in maniera immediata un ritorno economico (da poter subito investire, nella speranza di incassare una cifra superiore). Per intenderci: Dinwiddie mette a disposizione 30 milioni di dollari in un triennio di cui al momento ancora non dispone, decide di incassarne subito 26 (messi immediatamente sul piatto dagli investitori), ben consapevole di poterli gestire per guadagnare nell’immediato. L’obiettivo è quello di sfruttare al meglio una cifra considerevole che avrebbe a disposizione soltanto dopo tre anni. L’obbligazione Dinwiddie pagherà invece agli investitori il capitale e gli interessi, che saranno coperti dallo stipendio futuro del giocatore. Uno scambio che sembra avere un senso, soltanto al netto della valutazione di tutti i rischi.
Il problema principale: la valutazione della redditività dell’investimento
Una scelta che inevitabilmente espone a considerazioni economiche spicciole, legate alla prassi con cui i giocatori si confrontano nell’arco della loro carriera. Primo passaggio da chiarire: Dinwiddie ha una player option per il 2021, con la quale potrebbe incassare 12.3 milioni di dollari. Ma qualora decidesse di uscire da quell’accordo per firmarne uno più remunerativo ad esempio, sarebbe poi complicato valutare il tipo di impatto sugli investitori. Concedere una maggiore fetta di guadagno? Cartolarizzare anche la parte in eccesso? Tutte valutazioni che verranno fatte una volta resa operativa la scelta del n°8 di Brooklyn. Chi deciderà di puntare i proprio soldi in un affare del genere è preoccupato soprattutto dalle possibilità che ci sono che il contratto venga invalidato. Quello è il rischio più significativo. La NBA non dovrebbe chiudere nei prossimi anni, ma Dinwiddie potrebbe essere allontanato dalla squadra a causa della sua condotta. Come quantificare il rischio che un giocatore scelga il buyout e riduca il suo guadagno? Secondo gli analisti questo potrebbe incidere non poco sulla sottoscrizione dei contratti da parte dei giocatori, sulla valutazione delle decisioni prese. Un impatto nel modo in cui gli atleti valuteranno contratti e rischi: massimizzare i propri guadagni ad esempio può avere un ritorno utile per gli investitori, rendere più appetibile un giocatore anche a costo di rinunciare a competere per il titolo NBA ad esempio. Meglio qualche dollaro in più e un titolo in meno? Domande a cui sarà complicato trovare una risposta.