In un’intervista rilasciata durante un evento organizzato dal Time, il commissioner NBA è tornato sul caso Cina e le frizioni con il governo e gli sponsor asiatici: “Le perdite economiche sono già sostanziose, la situazione potrebbe diventare ancora più drammatica”
La tensione tra la NBA e la Cina, risolta in parte a livello mediatico dopo il rientro di Lakers e Nets in patria, non è certo superata sul piano economico-relazionale. Uno scontro nato dal famigerato tweet di Daryl Morey che ha innescato un meccanismo perverso, fatto di smentite, accuse e revisione di accordi commerciali. Il risultato è che la Lega nell’ultima settimana ha dovuto far fronte a perdite economiche enormi; soltanto parte di quelle che continueranno ad arrivare nei prossimi mesi: “Il problema adesso non è sperare di riuscire a far fronte a perdite di svariati milioni di dollari, siamo già in una condizione del genere - racconta Adam Silver durante un’intervista all’evento Time 100 Summit - Le perdite sono già state sostanziose in questi giorni. Non ci sono previsioni, dobbiamo solo vedere cosa accadrà in futuro. Non so dove possiamo arrivare, considerando le premesse però recuperare il mercato cinese non è semplice come ci siamo detti a parole. Le conseguenze finanziarie che abbiamo subito e che potremmo continuare ad avere sono abbastanza drammatiche”. Quantificarle sarebbe irrispettoso, oltre che complicato vista la situazione in continuo divenire, ma le parole di Silver non lasciano dubbi sul fatto che i danni a livello economico sono già “sostanziali” (termine ripetuto più volte). Oltre a quello, è un altro il passaggio dell’intervista che ha fatto discutere, quando il commissioner NBA nel racconto dei fatti susseguitisi nei convulsi giorni cinesi ha accennato: “Durante la trattativa, ci è stato chiesto dal governo cinese di licenziare Morey; una condizione posta da entrambe le parti sedute al tavolo, quella amministrativa e quella legata agli sponsor. Noi abbiamo subito chiarito che non avremo agito in alcun modo in quella direzione. Non c’era possibilità alcuna di avanzare dei provvedimenti disciplinari nei confronti di Morey”. Una linea a cui la NBA ha tenuto fede in queste settimane, sperando di ricucire in altro modo i rapporti senza venir meno alle garanzie costituzionali previste dall’ordinamento statunitense.
I tifosi preparano le magliette a favore di Hong Kong
Il problema al momento però non è soltanto sul fronte cinese. La NBA infatti dovrà al contempo cercare di limitare i danni anche rispetto ai malumori interni venuti fuori a seguito delle affermazioni pubbliche fatte dallo stesso SIlver, oltre che da LeBron James e altri volti noti della Lega. Posizioni ambigue le loro a detta della parte più progressista del pubblico NBA, che non ha dubbi nello schierarsi a favore di Hong Kong (come fatto dalla quasi totalità del mondo occidentale). In ballo però, come ripetuto più volte, ci sono accordi commerciali da preservare e delle posizioni mediatiche da mantenere il più neutrali possibile. Per quello ripulire l’immagine NBA dalle scorie lasciate da questa lunga polemica sarà decisivo. Sugli spalti nel frattempo è pronta la protesta: sia a Los Angeles per il derby tra Lakers e Clippers, che a Toronto durante la sfida tra Raptors e Pelicans, ai tifosi verranno distribuite delle magliette (stampate grazie a una raccolta fondi su internet), con cui si chiede la fine della repressione cinese a Hong Kong. Una nuova situazione di tensione, che la NBA dovrà cercare di limitare senza impedire il diritto e la libertà di parola a nessuno. Durante la preseason sono stati rimossi più volte cartelli e richiami alla questione cinese: dovesse accadere di nuovo durante le partite di inizio stagione, anche quella potrebbe diventare una situazione molto complicata da gestire.