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NBA, la Cina smentisce Adam Silver: “Mai chiesto il licenziamento di Morey"

NBA

La risposta del governo cinese riapre ancora una volta la polemica con la NBA: “Non abbiamo mai detto di volere il licenziamento del GM di Houston”. E Irving commenta per la prima volta: “Le parole dell’incontro con Silver restano private”

Ogni giorno gli staff di comunicazione e i vari uffici stampa della NBA sperano che il discorso Cina si possa finalmente concludere. Purtroppo per loro però la polemica trova sempre nuova linfa, come accaduto dopo l’intervista rilasciata da Adam Silver a un evento organizzato dal TIME. Il commissioner NBA aveva sottolinea la sua linea intransigente di fronte al governo cinese che gli aveva chiesto di licenziare Daryl Morey. Parole subito smentite da Pechino, con il ministro degli esteri Geng Shuang che ha specificato: “Il governo cinese non ha mai posto una condizione del genere. La NBA ha lavorato già da molto tempo con la Cina e sa molto bene cosa bisogna dire e fare adesso”. Una frase velata, senza alcun tipo di riferimento o senso specifico, su cui i cronisti di mezzo mondo hanno posto le basi per le loro congetture. Una minaccia? Ennesima pressione da parte di un governo diventato ostile? Non sono ancora chiari quali potranno essere i risvolti della situazione, ma la tensione e l’incomunicabilità tra le parti bastano a tenere l’intera NBA sulle spine. I broadcaster cinesi non hanno ancora chiarito del tutto la loro posizione: trasmetteranno o no le due gare di apertura della stagione? E inoltre: Silver ritornerà sulla questione? La richiesta di Pechino doveva restare segreta, oppure è stata una sua invenzione per provare a ritrovare un po’ di consenso di fronte alla stampa occidentale? Domande a cui difficilmente il commissioner risponderà, sempre con la speranza che questa storia giunga prima o poi a conclusione.

Le proteste a Brooklyn e le parole di Irving

Nel frattempo al Barclays Center, a margine della sfida tra Nets e Raptors a parlare è stato Kyrie Irving - per la prima volta davanti ai microfoni dopo il silenzio stampa imposto in Cina a tutti i giocatori. “Voglio mantenere riservato quanto venuto fuori nell’incontro con Silver del 9 ottobre, è qualcosa di privato. Non so onestamente da chi siano arrivati i dettagli filtrati alla stampa, chi tra quelli lì dentro si sia dimostrato uno su cui non poter fare affidamento. Ci sono quattro capisaldi per i quali sono pronto a battermi: pace interiore, libertà, uguaglianza e pace nel mondo. Se qualcosa, qualsiasi cosa è in conflitto con questi miei principi, se sono turbato per questo, sicuramente avrò qualcosa da dire a riguardo. Ma le mie parole resteranno in quella stanza”. A Brooklyn nel frattempo sono arrivati un paio di gruppi di protesta che hanno esposto cartelli e maglie pro Hong Kong - prontamente rimosse dalla sicurezza, che tuttavia non ha intimato (come successo in altre circostanze) a quelle persone di andare via. “Capisco che la situazione tra la Cina e Hong Kong sia molto complicata - sottolinea Irving - ma ci sono già abbastanza oppressione e cose che non vanno in America dal mio punto di vista. Penso a quelle e non a farmi coinvolgere anche in altro”.