Cinque vittorie in fila e primato nella Western Conference: in questo inizio di stagione i Los Angeles Lakers stanno facendo la differenza soprattutto in difesa, la migliore di tutta la NBA. Merito di un LeBron James finalmente coinvolto e della rinascita di Dwight Howard
È ancora molto presto, essendo passate solamente due settimane di regular season, ma i Los Angeles Lakers possono rallegrarsi di una cosa: le fondamenta per una difesa solida sono state gettate sin da subito. La quinta vittoria consecutiva dei gialloviola contro San Antonio li ha catapultati in vetta alla Western Conference, secondo miglior record di tutta la NBA dietro solamente agli imbattuti Philadelphia 76ers. E se è vero che c’è voluta una tripla allo scadere di Danny Green (e un blocco irregolare di Dwight Howard, ammesso anche dalla NBA) per avere ragione dei Dallas Mavericks, la sensazione che questo record dei Lakers non sia un caso è chiara. E tutto comincia da un LeBron James apparso più coinvolto in difesa rispetto alle ultime (opache) stagioni: “Finalmente sono guarito e ho ritrovato i miei cambi di direzione veloci” ha detto James dopo l’ultimo successo sui San Antonio Spurs. “Ho recuperato sia la forza che la velocità, a differenza dell’anno scorso in cui ho giocato con un problema all’inguine anche dopo essere tornato [dall’infortunio di Natale]. Avevo difficoltà a muovermi come sono capace di fare. E poi mi piace la sfida: sia coach Vogel che Anthony Davis mi hanno sfidato a fare meglio, e lo stesso ho fatto io con me stesso. La testa c’è sempre stata, ma dopo aver lavorato duro in estate ho di nuovo le mie gambe e la mia capacità di reazione”.
L’entusiasmo di James, finalmente coinvolto in difesa
Secondo quanto riportato da ESPN Stats & Info, James sta effettivamente contestando il 70% dei tiri contro di lui (lo scorso anno si è fermato al 54%), anche se la percentuale degli avversari è rimasta sempre bassa al 38% — anche perché spesso prende in consegna l’esterno meno pericoloso, sfruttando la libertà di ruotare e giocare sulle linee di passaggio. A ulteriore testimonianza del rinnovato impegno difensivo ci sono anche i quattro sfondamenti già presi in sei partite, già a metà strada rispetto agli otto di un anno fa — ma raccolti in 55 partite. “Il suo impegno in difesa è contagioso: è il nostro leader anche in quella metà campo e la sua prolificità è stata una grande sorpresa per noi” ha detto coach Vogel. “Con quel tipo di lavoro e quel tipo di impegno, gli altri non possono fare altro che seguirlo — e si vede”. I numeri finora — da prendere sempre con le molle visto il campione statistico ridotto — sono ampiamente dalla parte dei Lakers: con 96.3 punti concessi su 100 possessi i gialloviola hanno la miglior difesa della lega, stoppando più di chiunque altro (8.2 a partita) e concedendo pochi punti in area (41.7) con un solido numero di rubate (8.8, settimi in NBA). Il 40.2% al tiro degli avversari è la seconda miglior percentuale della lega (solo Toronto fa meglio con 40.1%) lasciando poche triple agli avversari (solo 31 di media) e con pessime percentuali (30%).
I miglioramenti del roster e il soprannome di Howard per la panchina
Aiuta anche il fatto di avere diversi buoni difensori in più rispetto al passato, tra cui un Anthony Davis già leader NBA per stoppate (quattro anche contro gli Spurs, 3 di media a partita) e un Dwight Howard sorprendente per costanza e presenza in area. “Il mio non è un ruolo, ma uno scopo” ha detto Howard dopo una prestazione da 14 punti, 13 rimbalzi e 2 stoppate. “Il mio scopo è scendere in campo ogni sera e difendere forte, cercando di stoppare ogni tipo e di farmi trovare in area, rubando palloni e recuperando quelli vaganti. Qualsiasi cosa io possa fare per essere utile alla squadra”. Per ora Howard sta mantenendo fede alle parole con prestazioni al di sopra di ogni sospetto (+25 di Net Rating con lui in campo, il secondo migliore dei Lakers si ferma a +13), rivelandosi un membro importante di una panchina per cui ha già trovato un soprannome: “Ovviamente LeBron e AD sono i leader, tutto comincia da loro” ha detto con grande rispetto dei ruoli. “Noi della second unit siamo i ‘Bad News Bears’, i portatori di cattive notizie — non in maniera negativa, ma solo cattive notizie per gli avversari. Con il nostro modo di difendere rendiamo difficile la vita ai nostri avversari, che poi devono tornare a fare i conti con i titolari”. Fino ad ora, è una ricetta che sta funzionando alla grande.