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NBA, chi voleva fermarsi, chi le porte chiuse: filtrano le volontà di alcune squadre

NBA
©Getty

L'insider NBA Adrian Wojnarowski fa trapelare alcune delle posizioni espresse dalle squadre prima dello stop definitivo imposto dalla lega: New York, Houston e Indiana tra le squadre meno propense a eliminare la presenza dei tifosi dalle arene

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La NBA si è fermata, lo sappiamo. Non si gioca e non si sa ancora per quanto non lo si potrà fare. Ma che cosa trapela dalle stanze dei bottoni NBA, in attesa della conference call che (alle 21.30 italiane) vedrà riuniti attorno a un tavolo virtuale il commissioner Adam Silver e i proprietari delle 30 squadre della NBA? A svelarci qualche retroscena provvede – come spesso accade –Adrian Wojnarowski.
All’inizio – ha raccontato su Twitter il popolare giornalista di ESPN - le posizioni era sostanzialmente due: alcuni proprietari erano convinti che continuare a giocare — nel caso anche se a porte chiuse – fosse la soluzione migliore; altri erano invece tentati dalla possibilità di prendersi un periodo di tempo per analizzare la situazione. Un modo per dire: “Fermiamoci, cerchiamo di capire che cosa sta accadendo intorno a noi, cominciamo a pensare a quale possa essere la decisione giusta da prendere".
Tre squadre tra quelle più propense a mantenere il campionato in vita – secondo quanto riportato da Wojnarowski – hanno esplicitamente detto di voler attendere un pronunciamento governativo prima di accettare l’idea di dover giocare senza tifosi: New York, Indiana e Houston, con i Rockets peraltro favorevoli a uno stop di 3-4 settimane (rinvio che renderebbe necessario lo svolgimento dei playoff in estate) e decisamente meno entusiasti – a quanto sembra – in merito alla possibilità di giocare di fronte a tribune deserte.
Tutte posizioni che, purtroppo, sono state superate dagli eventi. Non si tratta più di tribune piene o tribune vuote, si tratta di se — e quando — si tornerà a giocare.