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NBA, a New York è #hoopocalypse: chiusi tutti i playground cittadini

coronavirus
©Getty
US basketball dunker Justin Darlington of the Court Kingz streetball basketball fundraiser team performs at the 23 de Enero neighbourhood in Caracas on November 15, 2018. (Photo by Federico PARRA / AFP)        (Photo credit should read FEDERICO PARRA/AFP via Getty Images)

Dove i campi sono recintati dalle classiche reti metalliche, lucchetti e catene impediscono l'accesso; in altri sono stati addirittura smontati i canestri. Una sorte toccata anche ai playground più conosciuti, dal Rucker Park a "The Cage", ma le autorità cittadine sono inflessibili: "Non l'avremmo fatto se non fosse assolutamente necessario"

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Nomi che sono diventati comuni e conosciuti in tutto il mondo, anche a chi — magari — nella Grande Mela non ci ha mai messo piede. Rucker Park, West 4th (aka The Cage), Dyckman, e molti altri ancora. Sono i playground di New York City, quelli che fin dagli anni ’60 hanno prodotto e ospitato alcuni tra i nomi più leggendari del basket, di strada e non solo. Perché su questi campi sono passati anche i professionisti, da Julius Erving a Kobe Bryant, da Connie Hawkins a Kevin Durant. E oggi sono tutti chiusi: giocare a basket sui playground, a New York, all’epoca del coronavirus, è proibito. Lucchetti alle entrate — per quelli che solitamente hanno attorno al campo la classica rete metallica; altrimenti ferri rimossi, per impedire ai giocatori di darsi appuntamento sotto canestro. La rimozione dei ferri è il destino toccato a 140 campetti newyorchesi, circa il 20% del numero totale, disseminato nei cinque boroughs — Manhattan, Queens, Brooklyn, Bronx e Staten Island — della  città a cui ambiziosamente piace farsi chiamare “la capitale del mondo”. Dove il Covid-19 ha colpito duro, forse (anche) per la struttura stessa della città, sovraffollata, sempre e a ogni ora, uno dei luoghi di maggior densità urbana al mondo. Al Brooklyn Bridge Park — dove i Nets avevano presentato il loro nuovo logo ai tempi dello sbarco in the city e dove ogni estate organizzano un allenamento aperto ai tifosi — i ferri resistono ma il campo è chiuso da lucchetti e catene. “New York si definisce orgogliosamente una città di basket: non avremmo mai rimosso i canestri dai campi se non fosse assolutamente necessario”, fa sapere in un comunicato il dipartimento dei parchi cittadino, che sovrintende a ogni playground pubblico. E sui social l’impossibilità di poter giocare a basket all’aperto ha subito trovato un nome: #hoopocalypse, con tanto di hashtag. L’apocalisse dei canestri: una sintesi perfetta - perfetta e desolante. A cui però qualcuno ancora non si rassegna: come Larry Moreno - soprannominato "The Dominican Mamba" - che si gode i suoi "15 minuti di fama" warholiana con un video che (in barba ai divieti) ha fatto il giro del web. Vedere per credere.

Le sfide sui playground: un'immagine d'archivio per colpa del coronavirus - ©Getty