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NBA, Dwight Howard e i Lakers del 2012 con Kobe Bryant: “C’era troppo individualismo”

PAROLE
©Getty

Dovevano essere la risposta dell’Ovest ai Big Three di Miami e si rivelarono invece un flop durato soltanto pochi mesi prima della dismissione del roster: i Lakers 2012-13 sono stati una delle esperienze più difficili della carriera di Howard, tornato a parlare di ciò che non ha funzionato in quella complicata stagione

Dwight Howard ha già trovato il modo nei mesi scorsi di farsi perdonare dai tifosi Lakers, protagonista prima della sospensione della regular season in uscita dalla panchina. Efficace sotto canestro, produttivo e all’occorrenza decisivo: un ruolo che non riuscì a ricoprire nella stagione 2012-13, quando sbarcò a Los Angeles con ben altre ambizioni e si ritrovò invece sin da subito in difficoltà nonostante l’eccellente compagnia dei vari Kobe Bryant, Pau Gasol e Steve Nash. Un periodo di cui Howard è tornato a parlare in diretta su Instagram con Jared Dudley: “Sono in grande difficoltà e davvero mi rendo conto di non poter parlare a nome di Kobe, per quello dirò quella che è la mia versione - sottolinea, senza voler calcare troppo la mano - In quella stagione che ho disputato qui ai Lakers, c’erano troppo individualismo nello spogliatoio che non ci ha permesso di essere la squadra che speravamo di diventare”. Una squadra da 45-37 di record in regular season, eliminata al primo turno playoff dai San Antonio Spurs senza riuscire in alcun modo a opporsi alla squadra di Gregg Popovich: una stagione fallimentare viste le premesse e lo spessore dei giocatori schierati sul parquet. Il Black Mamba qualche anno dopo, tornando sull’argomento dopo una partita da avversario con l’ex compagno, sottolineò come il problema di Howard fosse che lui era “soft”, poco deciso sia in campo che in allenamento: “Se ripenso a quei giorni, so soltanto che ho cercato in tutti i modi di essere la miglior versione di me stesso - sia come giocatore che come uomo. Pensavo: “Sono giovane, imparerò”, o almeno così mi sentivo all’epoca. È stato davvero difficile trovare un modo di comunicare tra me e Kobe, eravamo in due momenti diversi delle nostra carriera e non siamo riusciti a trovare il modo di sintonizzarci sulla stessa lunghezza d’onda”.