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Erdogan attacca Trump, la risposta di Kanter: “È come se Bin Laden parlasse di libertà”

lo scontro
©Getty

Il botta e risposta indiretto a distanza tra il presidente degli Stati Uniti e quello della Turchia è apparso come paradossale agli occhi di molti e in particolare a quelli del lungo dei Celtics - che ben conosce quanto Erdogan sia distante dal concetto di tutela dei diritti delle minoranze: "Lo sanno tutti che sei soltanto un dittatore lunatico", replica via Twitter

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Lo sport non sempre è al centro del dibattito (e dei pensieri) portati avanti da chi nella vita lo pratica come professionista. Enes Kanter ne è certamente uno degli esempi più illustri: costretto da tempo a vivere senza passaporto negli USA, lontano migliaia di chilometri dalla sua Turchia, finita sempre più sotto il controllo asfissiante e anti-democratico di Erdogan - il leader di governo che ha deciso di perseguire Kanter alla stregua dei terroristi che hanno “attentato” alla sua vita con il golpe fallito dell’estate 2016. Da quel momento in poi la vita del lungo dei Boston Celtics si è fatta molto più complicata, con la sua famiglia costretta a ripudiarlo pubblicamente per garantirsi un minimo di libertà in Turchia, mentre il padre è stato scarcerato soltanto dopo la protesta pubblica e grazie al risalto dato alla notizia. Una storia insomma più da “Il Manifesto” che da quotidiano sportivo: per questo motivo per rintracciare l’intervista rilasciata da Kanter a Massimiliano Coccia bisogna sfogliare le pagine del giornale diretto da Norma Rangeri. Parole schiette, sincere, da ascoltare con maggiore attenzione in un momento così delicato riguardo la questione dei diritti civili anche negli Stati Uniti: “Mentre parliamo, in piena pandemia, c'è il rischio che i dissidenti politici, i giornalisti, gli intellettuali reclusi possano esser lasciati morire per il coronavirus perché si è preferito liberare mafiosi e assassini dalle carceri invece che i dissidenti. A chi dovrà rendere conto il dittatore Erdogan se moriranno? Mia madre un giorno mi disse: “Se credi in un ideale non abbandonarlo mai, qualunque sia il prezzo”. È chiaro che per chi si schiera le carriere sono in salita, i contratti meno vantaggiosi, la libertà ha un prezzo e quel prezzo fa a botte con il nostro egoismo. Ma cambiare le vite di molti è la vittoria più bella. Immagina con quale animo riesco a disputare una partita di basket pensando a mio padre che potrebbe essere incarcerato per altri sette anni senza che io possa fare nulla perché sono lontano. Dopo ogni partita guardo una foto di mia madre, l'unica cosa che mi è rimasta della mia famiglia, una semplice foto, la guardo e le dico “Sto facendo quello che devo”. In quel momento sento il suo odore, la sua carezza, immagino il suo cibo cucinato sulla tavola e penso che Dio vuole che sia un esempio, che la mia lotta sia giocare per liberare il mio popolo”.

Il tweet di Erdogan sui diritti civili e la replica di Kanter

Un’intervista che arriva nel momento in cui Kanter è tornato ancora una volta a far parlare di sé sui social. L’ultimo battibecco a distanza con Erdogan è scaturito da un tweet tanto controverso quanto paradossale in questa fase così complicata per gli Stati Uniti - nel pieno di una crisi sanitaria, economica e sociale senza precedenti. A seguito della morte di George Floyd, la condanna dell’atteggiamento dei poliziotti statunitensi è stata unanime e al coro di chi chiede che vengano tutelati i diritti delle minoranze si è aggiunto anche Erdogan. In un tweet scritto in inglese per far arrivare in maniera più efficace il suo messaggio dritto al destinatario, il leader turco ha sottolineato come la sua nazione “si oppone sempre a tutti gli attacchi contro l’umanità. Non importa dove, con quale pretesto o sotto quale forma vengano commessi”. Parole più che condivisibili, se a pronunciarle non fosse un uomo che da anni ormai costringe il popolo turco e tutte le opposizioni a subire un trattamento tutt’altro che di favore. Tra loro, come già sottolineato, c’è anche Kanter, che ha replicato in maniera piccata: “Sentire Erdogan discutere di diritti civili, è come chiedere a Bin Laden di parlare di libertà. Tutto il mondo lo sa che sei un dittatore lunatico”. Colpito e affondato si direbbe, se la questione potesse risolversi con una partita a battaglia navale. Il lungo dei Celtics ha poi proseguito e condiviso anche un video che in poche decine di secondi racconta la brutalità delle azioni commesse dalla polizia turca. “Benvenuti nel PAESE DI ERDOGAN”, il lancio del tweet. La libertà, anche nel caso della Turchia, sta da un’altra parte. Ed è grazie alla battaglia portata avanti da uomini come Kanter che riusciamo ogni volta a rendercene conto. "Continua a usare la tua voce Enes", scrive il profilo ufficiale della NBPA. Fallo anche per noi, e grazie.